La Regione congela il Parco del mare

Tondo e Savino: in Finanziaria non c’è un euro. Dipiazza e Paoletti: ci basta un minimo segnale
Parco del mare: ultima chiamata dal fronte triestino. E doccia gelata dal versante regionale. Già, a raffreddare le speranze del duo Dipiazza-Paoletti arriva quella “mamma Regione” che per il progetto, nelle intenzioni dei promotori, avrebbe dovuto rivestire il ruolo di primo sostenitore. Dal punto di vista finanziario, soprattutto in una prospettiva pluriennale, chiaramente. Ma nell’immediato, con un chip utile allo start up dell’operazione.


E invece, le parole del presidente Renzo Tondo valgono come una mazzata senza possibilità di ritorno: «Il nostro problema è che l’amministrazione regionale precedente (quella guidata da Riccardo Illy,
ndr) ha fissato una serie di paletti che in Finanziaria non ci consentono di spostare e destinare un euro in più in termini di impegno». A chiarire ulteriormente la situazione, ci pensa chi con numeri e bilanci ci convive quotidianamente: l’assessore regionale alle finanze, la triestina d’area camberiana Sandra Savino. «Per ora, per il Parco del mare non possiamo fare nulla. Speriamo sia possibile in fase di assestamento di bilancio. Ma adesso in questa Finanziaria non possiamo attivare i cosiddetti limiti d’impegno, per investimenti». Nessuna certezza, dunque. Né nel breve periodo, né tantomeno in merito all’auspicato sostegno pluriennale.


LE SPERANZE
Davanti a una finanziaria regionale 2010 che si preannuncia tirata come mai prima, insomma, e davanti al «realismo» di Tondo, che in questi giorni mostra alla fila di questuanti le tasche vuote, il sindaco Roberto Dipiazza e il presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti paiono però intenzionati a non mollare. Fino all’ultimo. Insisteranno ancora, con una controproposta da ultima spiaggia: quel milione e 700mila euro per vent’anni dal 2010 - richiesto nella missione di Tolmezzo a casa Tondo col senatore Giulio Camber in una tiepida sera di fine settembre - si accorci pure a 15 anni, e inizi pure nel 2011, o persino nel 2012. Basta che nella Finanziaria che il Consiglio regionale varerà prima di Natale ci sia spazio per un chip immediato di qualche centinaio di migliaia di euro, e venga inserita un’apposita norma con la quale la Regione si impegna a erogare quel contributo pluriennale nei bilanci che verranno. Un atto di buona volontà e una promessa, dunque: se l’amministrazione Tondo negherà pure questo - cosa che al momento sembra essere una certezza - il Parco del mare non partirà ora. Né, forse, mai.


IL SINDACO
Dipiazza - in aggiunta ai contatti con l’assessore Savino - ha telefonato al suo collega di partito e governatore della Regione proprio qualche giorno fa. Argomento: il Parco del mare. «Tondo - racconta infatti il sindaco confermando la posizione del numero uno della giunta regionale - mi ha confermato che questo è un momento piuttosto difficile, io gli ho ribadito che i soldi che ci darebbe la Regione, la Regione li recupererebbe in gettito fiscale». Sull’unghia Trieste si accontenterebbe così «soltanto di un chip», con la garanzia di una successiva copertura finanziaria. «Basterebbe un minimo indirizzo politico, basterebbe quell’impegno - si sbilancia in cifre Dipiazza - perché per partire non ci mancano i denari. Ci sono i sette milioni di euro della Camera di Commercio. Poi c’è la ventina di milioni che la Fondazione CRTrieste ha considerato suppergiù per il recupero dell’ex Magazzino vini, che come si sa farà parte dell’opera. Qualcosa potrebbe metterci lo stesso Comune, tre milioni magari. Possiamo contare in buona sostanza su trenta milioni, con cui potremmo intanto commissionare la progettazione (il guru americano Peter Chermayeff già aspetta, ndr) e predisporre siti e infrastrutture. E con i venti milioni della Regione, togliamoci l’interesse sui mutui che andremmo a contrarre, ci faremmo l’acquario sull’area dell’ex Bianchi tra vasche e impianti». «Personalmente non sono preoccupato - chiude il sindaco - resto convinto che il Parco del mare lo facciamo. Siamo capitati in un momento davvero duro, lo riconosco, ma basta un chip e accendiamo la macchina».


LA SFIDA
Dice le stesse cose, ma con meno ottimismo, il primogenitore dell’idea. Più che sui numeri, Paoletti spara infatti, pur restando sibillino, sugli equilibri territoriali. «Volete sapere che fine farà il Parco del mare? La fine che vorranno, politicamente, fargli fare, perché basta che la Regione faccia la sua parte anche per Trieste», sbuffa il presidente della Camera di Commercio. «Se davvero, in Regione, hanno grosse difficoltà - prosegue Paoletti - andrebbero bene addirittura centomila euro soltanto, sempre che poi inseriscano nella finanziaria la norma per l’impegno di spesa negli anni successivi. Una spesa che poi rientra, visto che per quel milione e 700mila euro in uscita, l’amministrazione regionale tra i nove decimi di Iva e l’Irap ne ricava due milioni e 600mila. Mentre altrove vengono riconosciuti dei contributi a fondo perduto, qui è in bilico un’opera cantierabile da ieri, che si potrebbe inaugurare nella primavera 2013». Un chip oggi e il piano pluriennale domani, dunque. «Con questa proposta - è la sfida del numero uno camerale - le scuse di bilancio scompaiono, è una questione di volontà politica».


GLI EQUILIBRI
L’ultima parola - sempre che la Finanziaria 2010 non sia blindatissima già prima del dibattito conclusivo in aula - spetterà comunque a dicembre al Consiglio regionale. Dove i triestini, al di là delle casacche di partito, comunque non fanno maggioranza. Nelle ultime ore, su quella che è la fiche sulla quale è stato deciso di giocare quasi tutto - a parte il Polo di Cattinara - hanno discusso anche i consiglieri giuliani del Pdl, Piero Camber, Piero Tononi, Maurizio Bucci e Bruno Marini. In un recente confronto del gruppone regionale del Popolo della libertà con lo stesso Tondo, il Parco del mare non ha suscitato risposte, compresso tra mille pretese territoriali e il tempo a disposizione. «L’investimento di cui parla Paoletti - precisa Camber - sta in piedi, poiché si stima un gettito di Iva da un milione con 500mila visitatori, che è poi la stima annuale più prudente. Con la quota ritenuta percorribile di 900mila biglietti all’anno, l’Iva sale a un milione e 900mila euro. Il nostro auspicio quindi è che ci sia sì un chip, non bassissimo comunque, ma anche e soprattutto l’impegno pluriennale. Ciò che serve poi è la rapida sottoscrizione di un accordo di programma tra gli enti, a iniziare da Comune, Fondazione CRTrieste e Camera di Commercio coinvolgendo in qualche maniera il futuro gestore (e ad aspettare qui è la Costa Edutainment dell’Acquario di Genova, ndr) perché sennò tutti quanti continuano a guardarsi per capire chi, per primo, deve tirare fuori le risorse per pagare il primo gradino, cioè la progettazione. Che non costa centomila euro ma molto di più».

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