La Regione cala la scure sui 162 “incaricati speciali”
TRIESTE. Non solo direttori e vicedirettori centrali. Da lunedì scorso, in attesa dell’ultimo tassello, quello del direttore generale, la macchina regionale si è messa in moto anche con l’esercito dei direttori di servizio. Qualcosa cambia nella loro collocazione, ma non il numero: rimangono 86. Nessun taglio dunque, contrariamente a quanto avvenuto per le direzioni centrali (passate da 12 a 9) e per le vicedirezioni (da 13 a 4). Ma la megadieta nell’agenda dell’assessore alla Funzione pubblica Paolo Panontin riguarda soprattutto le Posizioni organizzative, le cosiddetto Po. A fine anno, da quota 162, verranno azzerate.
Le novità su servizi e Po sono conseguenza della reintroduzione a Palazzo del direttore generale, il coordinatore delle direzioni centrali, una figura di collegamento tra la politica e la burocrazia. Secondo quanto si legge nella delibera “Articolazione e declaratoria delle funzioni delle strutture organizzative direzionali della presidenza della Regione, delle direzioni centrali e degli enti regionali”, approvata in giunta una settimana fa, alle dirette dipendenze del prossimo Andrea Viero (il dg dell’era Illy, la giunta Tondo aveva poi soppresso quel ruolo) opereranno il servizio programmazione, pianificazione strategica, controllo di gestione e statistica e il servizio audit, con sede a Gorizia e attenzione rivolta all’utilizzo dei fondi comunitari.
Nel riassetto della macchina, con Panontin che stima un risparmio di 587mila euro all’anno (tenuto anche conto dei 180mila euro di indennità da riservare al futuro dg), accanto all’introduzione di nuove strutture direzionali (per esempio in capo alla Protezione civile), alcune richieste da normative introdotte dal governo Monti, non sono mancati alcuni accorpamenti. Il risultato finale è comunque di 86 posizioni (tutte con contratto fino al 31 dicembre 2014, il governo regionale ha in programma una verifica a quella data), nulla di diverso da prima. La giunta ha provveduto ad affidare via delibera i nuovi incarichi – complessivamente una dozzina, tra gli altri a Giuseppe Sassonia, che passa dalla direzione dell’Erdisu di Trieste al servizio lavoro e pari opportunità, e a Claudio Kovatsch, dalla direzione Funzione pubblica all’Erdisu Udine e, dal primo gennaio, all’Ardiss –, mentre negli altri casi, trattandosi di conferme, non è stato necessario un passaggio formale in esecutivo.
La vera rivoluzione riguarda le Po. Da contratto, gli enti locali possano istituire posizioni di lavoro che richiedono, con assunzione diretta di responsabilità e conseguente “bonus” (da 5.200 a 16mila euro annui lordi), lo svolgimento da parte di personale collocato in categoria D di funzioni di direzione di unità organizzative di particolare complessità caratterizzate da elevato grado di autonomia gestionale. Introdotte come soluzione temporanea, anziché, come ripetutamente annunciato, trasformarsi in mansioni da vicedirigenti, le posizioni organizzative sono diventate di fatto uno strumento fisso. Erano 156 a inizio 2012 (con un costo complessivo di 1,54 milioni di euro), sono lievitate a 158 quando a metà anno scorso l’assessore Andrea Garlatti, prima di passare la mano, le prorogò. A oggi se ne contano 162. Ma, stavolta pare davvero, le Po hanno le ore contate. Almeno così come sono concepite oggi: un salto di categoria piuttosto ben pagato, con fondi attinti dal bilancio e non dalla voce personale. «Le Po sono troppe – premette Panontin –. Più o meno tutte sono in scadenza a fine anno; da qui ad allora presenterò in giunta un nuovo regolamento che disciplina gli incarichi di posizione organizzativa e, a dicembre, procederemo ad azzerare tutto». Con quale obiettivo? «Di procedere, proprio sulla base di un regolamento rivisitato, a nomine basate su criteri oggettivi e non su indicazioni ad personam». Quanto ai numeri, senza peraltro entrare nel dettaglio, ancora Panontin assicura «che scenderemo rispetto a quelli attuali». Sarà inevitabilmente il direttore generale a gestire anche questa partita d’intesa con la giunta.
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