La Regione “blinda” i dipendenti Coop
La Regione è pronta a fare la sua parte per i cento esuberi stimati nel piano antifallimento per le Cooperative Operaie. Cassa integrazione e assegni di disoccupazione i due strumenti che la giunta Serracchiani intende mettere a disposizione. Salvagente già attivato in numerosi casi di crisi industriale e commerciale. «Noi ci siamo», rassicura il vicepresidente e assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello, in prima linea in questi drammatici mesi.
Dopo l’operazione messa a segno dall’amministratore giudiziario Maurizio Consoli per i rimborsi a soci e fornitori, ora si apre dunque un’altra delicata partita. Sulla quale i sindacati alzano subito la voce: «Quel numero va ridotto», dicono in coro Cgil, Cisl e Uil. Nonostante le garanzie politiche, la vicenda si annuncia intricata fin dall’inizio. E certamente confusa, in questa fase. Sulle cifre, innanzitutto. Perché se è ormai chiaro che su 650 dipendenti sono circa 100, quindi il 15%, sul giro d’aria, poco o nulla si sa su chi sarà effettivamente oggetto di cassa integrazione o altro. E quanti, tra quelli rimanenti, saranno traghettati verso il prepensionamento? O riassunti da altre aziende, o dagli stessi dipendenti intenzionati ad acquistare punti vendita?
La Regione non ha risposte. Non può averle, non in questo momento. «Adesso non è ancora possibile sapere quanti negozi chiuderanno e quanti saranno venduti», ragiona Bolzonello. «Vedremo come andrà l’assemblea dei soci, innanzitutto (il 7 maggio, ndr), quanti supermercati andranno a gara. Altro non è prevedibile – ammette l’assessore – ma dal canto nostro ci daremo da fare sulle azioni inerenti al personale, cioè con le politiche passive del lavoro». Intende cassa integrazione e sussidi. Di più non si sa. Ma la giunta regionale, che ha avuto un ruolo di non poco conto nell’intero caso, non può che accogliere positivamente la proposta di concordato presentata da Consoli e accolta dal Tribunale di Trieste. «Una notizia da salutare con soddisfazione», commenta Bolzonello. E aggiunge: «Apre più di uno spiraglio alla soluzione di una vicenda che molti temevano potesse avere un diverso esito». Con il commissario «abbiamo avuto un rapporto di costruttiva e corretta collaborazione, limitando al massimo il danno a prestatori sociali, fornitori, creditori e dipendenti. Il tutto entro i termini che ci eravamo prefissati, ovvero presentazione del piano entro marzo, prime liquidazioni entro giugno».
La Regione ha fatto da ponte, e pure da stimolo, con le grandi catene che si sono affacciate recentemente. Ma è sul tema degli esuberi che la giunta, ancora, aggiunge un’ulteriore sottolineatura. Stavolta con l’assessore al Lavoro Loredana Panariti che conferma «l’impegno per favorire la prosecuzione dell’attività e la tutela dei posti, individuando il miglior percorso possibile di sostegno al reddito».
Un fronte che chiama in causa i sindacati. «Aspettiamo un piano industriale da chi subentra. Su quello discuteremo, con l’obiettivo di abbassare il numero», interviene Franco Belci, leader della Cgil Fvg. «Va comunque detto che il risultato ottenuto finora da Consoli è buono. Se guardiamo a cosa succede in Friuli, con Coopca, dove forse nessuno prenderà niente, qui le cose si stanno mettendo meglio». Il segretario della Cisl Fvg, Giovanni Fania, invoca l’utilizzo di ammortizzatori sociali «perché non possiamo permetterci di perdere manodopera». In ogni caso, avverte, «la parte più delicata sarà quella degli impiegati, visto che ogni volta che subentra un’azienda, questa si porta dietro il proprio apparato organizzativo. E così potrebbe fare Coop Nordest. Ma – evidenzia – il punto più importante adesso è garantire i soci e tenere aperti più negozi possibile». Anche Giacinto Menis, segretario regionale della Uil, invita intanto a guardare al bicchiere mezzo pieno. «C’è un passo avanti rispetto alle pessime notizie che avevamo fino a poco tempo fa – osserva – ma non siamo ancora tranquilli, visto che si parla di esuberi consistenti, pur ridotti se si considerano le previsioni iniziali. Le istituzioni attuino tutti gli strumenti possibili – insiste – perché dobbiamo contenere al massimo il costo sociale di questo brutto caso. Si parla di 100 persone, un numero importante. Alcuni si gestirebbero con il prepensionamento, ma sono tanti per essere trattati con misure totalmente indolori».
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