La ragazza suicida in casa: il dolore di una città intera

Lo stretto riserbo della famiglia che ha già tolto la pagina facebook della figlia La psicologa Maddalena Berlino: «Pieni di tutto ma dentro c’è un vuoto»
Di Laura Tonero

Quel gesto disperato di una ragazzina normale, che viveva in una famiglia normale e che conduceva una vita normale scandita dai ritmi della scuola e dagli appuntamenti con le amiche, ha lasciato la città senza respiro per il dolore. La notizia della quindicenne che nella solitudine della sua camera da letto si è tolta la vita con un colpo di pistola, ha suscitato in città un senso di angoscia e di compassione per la ragazza ma pure per quella madre e quel padre che si trovano ora a gestire un dolore per il quale non si può mai essere preparati.

Il dramma di averla trovata ieri mattina senza vita. E ora quello di affrontare una vita senza di lei e con la mente piena di interrogativi. La famiglia, circondata da alcuni parenti, si è chiusa in uno stretto riserbo. La pagina Facebook della ragazza nella quale aveva inserito foto e riflessioni è stata oscurata. Quella della ragazza viene descritta da tutti come una famiglia perbene, presente, affettuosa. E allora perché è successo? Cosa è scattato nella mente di una così giovane studentessa? Ogni genitore oggi se lo chiede, perché quello che è successo in quella villa in Costiera è un fatto che inquieta. Quella giovane era una delle tante ragazze che con zaino e scarpe di ginnastica occupano i banchi delle scuole treistine.

«Dove esistono famiglie presenti, a volte troppo presenti, - osserva la psicologa Maddalena Berlino - ai figli possono non venir consegnati gli strumenti per affrontare da soli i problemi, frustrazioni e difficoltà». E per un adolescente, un primo amore non ricambiato o un senso di inadeguatezza, possono diventare ostacoli insormontabili. La quindicenne che viveva in Costiera non aveva problemi scolastici. «Ma anche un brutto voto - spiega la psicologa - va vissuto non come un insuccesso ma come un fatto da elaborare, da affrontare». «Dare tutto, come genitori, non vuol dire dare il meglio - continua la Berlino - perché a volte non permette all’adolescente di prendere in consegna degli strumenti per elaborare i disagi». C’è poi la capacità di chiedere aiuto. Alla quindicenne che lunedì notte ha deciso di abbandonare la vita, così come alla bambina di 12 anni che tre mesi fa si è gettata dalla finestra in via Cologna, è mancata, forse, questa capacità di comunicare il malessere. «I genitori non devono avere il monopolio della confidenza - suggerisce Berlino - a volte la persona più adeguata per dare aiuto può trovarsi nella scuola, tra gli amici».

Ma come può maturare in una quindicenne una simile determinazione? Tanto forte da tenerla sveglia la notte per riuscire a sottrarre la pistola al padre e premere il grilletto? «Le fragilità dei nostri ragazzi - valuta la psicologa - è lo specchio di quella che mina la nostra società e il nostro vivere. Quella stessa fragilità diventa elemento forte e determinante per compiere un gesto di quella natura».

Un gesto che ha raggelato Trieste e che «fa riflettere - spiega la Berlino - su come i ragazzi che sembrano “pieni” di tutto, invece abbiano dietro un vuoto incredibile. E a volte, di fronte al pensiero di un gesto estremo, non trovino alcun appiglio per non farlo».

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