La rabbia dei “camalli” blocca l’attività in porto a Trieste. È sciopero a oltranza
TRIESTE Fumogeni, blocchi dei mezzi pesanti, slogan urlati anche contro le istituzioni, accusate in alcuni casi di non fare abbastanza per tutelare il porto. Quella di ieri è stata una giornata ad alto tasso di adrenalina al varco quattro dello scalo di Trieste, teatro della protesta inscenata dai lavoratori del porto che per ore ne ha paralizzato l’attività. Convitato di pietra l’ex senatore azzurro, indicato più volte dai manifestanti come il responsabile dell’attacco costato l’allontanamento di Zeno D’Agostino. E non sono mancate parole forti nemmeno contro la Regione, dopo la lettura da parte dell’assessore regionale Pierpaolo Roberti di una lettera ai lavoratori firmata dal governatore Massimiliano Fedriga.
Erano anni che i “camalli” triestini non scendevano in piazza. Ieri per loro è stata la giornata della rabbia dopo la sentenza choc dell’Anac. I portuali del capoluogo regionale insieme ai colleghi di Monfalcone, ma anche agli amministrativi, agli operatori Adriafer, degli autoporti di Fernetti e Cervignano e ad alcuni spedizionieri, hanno iniziato a radunarsi pochi minuti prima delle 12 davanti al varco quattro ai piedi della Grande viabilità, dichiarando lo scalo chiuso e agitando fumogeni. La Polizia locale ha posizionato anche i birilli a chiudere la strada. Stefano Puzzer del Coordinamento lavoratori portuali a ora di pranzo non nascondeva la preoccupazione. «Non possiamo pensare che vengano cancellati cinque anni di accordi (D’Agostino era commissario nel 2015, ndr) grazie ai quali sono stati creati più di 400 posti di lavoro. È la prima volta di un sindacato come il nostro in piazza a favore di un ente pubblico. Oggi non rappresentiamo solo i lavoratori, ma tutta la città. Resteremo qua fino a quando D’Agostino non verrà nominato presidente di nuovo».
Davide è uno dei “vecchi” del porto. «Forse ai tempi di Boniciolli presidente avevamo manifestato un sentimento così forte. Sicuramente non lo abbiamo fatto per Marina Monassi». Proprio il nome della dirigente nominata presidente prima di D’Agostino è sulla bocca di molti e più di qualcuno punto il dito verso i big di Forza Italia: «Come mai non si è esposto nessuno di loro? Probabilmente avremmo dovuto andare a manifestare dove abita il senatore Giulio Camber».
Poco dopo le 13 arriva anche l’assessore Roberti per dare lettura di una lettera scritta da Fedriga nella quale veniva garantito il massimo impegno ad arrivare a una rapida soluzione e l’allineamento di tutte le forze politiche. L’effetto però non è stato quello sperato: «Io da qua non mi muovo fino a quando non arriva la nomina di D’Agostino», ha urlato un portuale, subito seguito da altri. «Ho perso amici e colleghi qua dentro - ha sottolineato Massimo - e a nessuno interessa niente. Se vogliono dimostrare la vicinanza con la nostra lotta devono venire qua con noi altrimenti le loro parole non valgono niente». Altri hanno aggiunto con rabbia: «Sono vent’anni che ascoltiamo promesse, o vediamo carte firmate o da qua non ci muoviamo». Ce n’è anche per Dipiazza. «Nel 2008 il sindaco aveva detto che sarebbe venuto a trovarci. In 12 anni non ha trovato la strada?». Parlando con gli operatori D’Agostino viene visto come l’uomo della provvidenza: «Dopo 40 anni ha sistemato il Porto - ha aggiunto Luca -, quando altri non hanno mosso un dito. Non ci fidiamo più della politica e abbiamo bisogno di vedere fatti. In Adriafer lavoravano in 12 e ora sono in 200».
Nel pomeriggio la convocazione in Prefettura dove alla presenza dei rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Usb e del Comitato lavoratori portuali il prefetto Valerio Valenti ha contattato il capo di gabinetto del ministero delle Infrastrutture e il presidente facente funzioni di Anac Francesco Merloni. Da quest’ultimo è arrivata una delle indicazioni più attese: la conferma della validità di tutti gli atti firmati da D’Agostino. Alle 18 la proclamazione dello sciopero a oltranza, almeno fino alle 14 di oggi quando proprio D’Agostino, ieri fuori città, incontrerà i lavoratori. «Vogliamo chiarezza sul futuro del Porto - ha aggiunto Sasha Colautti dell’Unione sindacale di base - è chiaro che l’atto emerso dall’incontro in Prefettura tranquillizza sotto molti aspetti. Noi sappiamo che oggi sotto attacco c’è il porto da dove passa il futuro di Trieste e domani valuteremo ulteriori forme di proteste». —
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