La quarantena non spaventa i turisti sloveni in Croazia
BELGRADO Doveva essere un esodo dalle dimensioni bibliche, un grande ritorno in tutta fretta in auto stipate di bagagli, per evitare di essere relegati in isolamento fiduciario per espiare le ferie al mare. Invece, traffico regolare – addirittura inferiore rispetto a quello dell’anno scorso – e scarsissimi disagi alle frontiere. Esodo verso casa – quello degli sloveni in vacanza in Croazia – che non si è materializzato prima delle 23.59 di lunedì, ultimo secondo utile prima dell’entrata in vigore dell’obbligo di quarantena, deciso da Lubiana per chi rientra dalla Croazia, finita nella lista delle zone a rischio a causa dell’aumento dei contagi tra Zagabria e Spalato. «Probabilmente – ha spiegato il ministro degli Interni sloveno, Ales Hojs – non c’è stata pressione eccessiva ai valichi di frontiera» tra Croazia e Slovenia «perché abbiamo iniziato per tempo ad annunciare la possibilità per la Croazia di essere inserita nella lista rossa a partire dal weekend».
Molti – 60mila secondo stime slovene, circa 20mila al giorno - sarebbero così rimpatriati già prima e durante il fine settimana, alla spicciolata, senza rappresentare un problema di “smaltimento” alle frontiere, mentre altri ancora avrebbero accorciato le ferie e sarebbero tornati in patria anche durante tutta la scorsa settimana. Moltissimi invece quelli che, non avendo bambini in casa – prossimi al ritorno a scuola – avrebbero deciso di rimanere comunque sulle coste dalmate, a godersi gli ultimi scampoli d’estate. Pur sapendo, ha suggerito Hojs, che al rientro a casa li attendono due settimane di quarantena.
Quanti sono i potenziali candidati all’isolamento? Zagabria aveva stimato nei giorni scorsi la presenza di ben 150mila sloveni in ferie nel Paese nelle ultime settimane, ma potrebbe essersi trattato di un numero “gonfiato”, ha suggerito Lubiana, parlando – sempre attraverso Hojs, di un 45-50mila rimasti a prendere il sole in Dalmazia. Quando torneranno – pure ieri non si sono registrati problemi e disagi eccessivi ai confini e traffico generalmente scorrevole, secondo i servizi traffico sloveno e croato - subiranno lo stesso destino degli oltre 2mila residenti in Slovenia in arrivo da Serbia e Bosnia e da altri Paesi balcanici confinati dal cordone sanitario, che negli ultimi giorni hanno ricevuto un ordine di isolamento fiduciario alla frontiera slovena. La procedura è relativamente veloce, che dura tra i 12 e i 14 minuti, hanno precisato le autorità della Slovenia. Slovenia dove ieri sono stati annunciati altri 21 nuovi contagi e nessun decesso, un quadro che fa ben sperare.
Rimane invece «preoccupante», come ha affermato il portavoce del governo sloveno Jelko Kacin, la situazione epidemiologica in Croazia, che ieri ha registrato altri 219 nuovi casi di infezione e due decessi per Covid e dove si stanno predisponendo nuove misure restrittive, in particolare nelle aree più interessate dall’aumento dei contagi «in vista dell’inizio dell’anno scolastico», ha spiegato l’epidemiologo Branko Kolaric.
Sono stati invece 106 i nuovi contagi (+4 decessi) in Serbia, altro Paese dove è prossima la riapertura – tra le polemiche – delle scuole. Sempre grave la situazione in Romania, il Paese balcanico più colpito dalla nuova ondata di contagi, con altri 1.060 casi confermati ieri e addirittura 58 morti nelle ultime 24 ore, il numero – tragico – più alto dall’inizio dell’epidemia. —
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