La quarantena blocca le aste dei beni Coop, slitta ancora il saldo dei rimborsi ai soci

Rinviata la vendita degli ultimi immobili. Il raggiungimento del “tetto” promesso dal concordato continua a restare un rebus
Lasorte Trieste 10/10/19 - Via Malcanton, Albo Pretorio, Coda Sportello Coop
Lasorte Trieste 10/10/19 - Via Malcanton, Albo Pretorio, Coda Sportello Coop

TRIESTE. «Senza le aste, non ci sono vendite. Se non si vende, non ci sono i rimborsi. Per procedura, quando viene venduto un immobile, arriva una convocazione da parte dell’avvocato Consoli per la presidente del Comitato. Le restrizioni della quarantena e la riduzione delle attività in Tribunale, hanno compromesso al momento qualsiasi rimborso». Il triste annuncio è apparso l’altro giorno sulla pagina Facebook del Comitato tutela soci Coop di Trieste, Istria e Friuli, presieduto da Caterina Caiaffa.

Il Comitato, a causa dell’emergenza coronavirus, è stato costretto a sospendere dal 24 febbraio il servizio informativo dello sportello di via Malcaton 3 (sotto il Municipio) messo a disposizione dall’amministrazione comunale. E così è costretto a usare i social per informare la platea dei 17 mila soci delle ormai defunte Cooperative operaie che attendono di vedersi ancora riconoscere una parte dei loro risparmi contenuti nei libretti (che in tutto valevano 103 milioni di euro) congelati nell’autunno del 2014 dal Tribunale di Trieste con il colosso del consumo sull’orlo del crac.

Non è un buon periodo insomma per gli ex soci della Coop operaie. L’emergenza Covid sta per svuotare temporaneamente il fondo regionale da 5,5 milioni di euro (si legga a lato, ndr) e rinvia appunto “sine die” l’atto finale dei rimborsi giudiziali, atto previsto entro aprile con la vendita all’asta degli ultimi otto immobili rimasti. Ma le aste giudiziarie, previste tra fine febbraio e marzo, sono stata congelate fino al 3 maggio (giorno di ripresa dell’attività del Tribunale). Poi dovranno essere di nuovo calendarizzate. Non è detto, però, vista la situazione attuale del mercato immobiliare, che vadano facilmente a buon fine. E quindi tutto ritorna in alto mare. L’obiettivo di ottenere entro aprile l’81,4 % promesso dal concordato (attualmente i riparti sono fermi al 75%) resta un miraggio.

E non è neppure detto che venga venduto tutto in un’unica soluzione. «Se vengono venduti tutti, il rimborso sarà un saldo finale. Se si vende una parte, verrà dato un altro acconto e si aspetterà di vendere tutto per la chiusura del concordato al saldo finale», spiega il Comitato. C’è quindi da armarsi di santa pazienza e aspettare. «II concordato stabilito dal Tribunale prevede il rimborso di circa l`81% e Consoli ha il mandato del recupero della somma necessaria. Si parla di rinvio e non di sospensione. Quindi a maggio, quando è prevista la ripresa dell'attività dei tribunali, ripartiranno le aste e il resto dell’iter», insiste i l Comitato tutela soci.

Da piazzare, come detto, ci sono gli ultimi otto immobili di proprietà Coop operaie, due a Trieste e al sei in provincia di Pordenone. L’obiettivo iniziale era quello di chiudere la partita entro aprile. Ma poi, a metterci lo zampino, è arrivato appunto a metà febbraio il coronavirus. E così è sfumata l’ipotesi di qualsiasi riparto per scalare in tempi rapidi la famosa quota dell’81,4%. «Solo all’esito delle aste per tali immobili, fissate per la fine di febbraio, potremo provvedere all’erogazione di tali riparti», aveva spiegato l’11 febbraio l’avvocato Maurizio Consoli nel suo ruolo di liquidatore giudiziale.

I tempi tecnici avrebbero previsto non più di un paio di mesi per la compravendita e l’erogazione dei soldi agli ex soci in attesa da anni. In molti si aspettavano già alla fine di gennaio una piccola tranche. Che non è mai arrivata. «Il rimborso importante avverrà solo dopo le aste e andrà così ad aggiungersi a quanto recuperato finora», spiegava Consoli giustificando il mancato mini-riparto di inizio anno. «In effetti in cassa abbiamo già del denaro - aveva ammesso Consoli - ma si tratta di una cifra che, suddivisa per tutti i creditori, diventa talmente bassa da non giustificare il costo dei bonifici. Per questo aspettiamo l’esito delle aste degli otto immobili ancora invenduti. Proprio per avere a disposizione una cifra più sostanziosa da erogare». Una cifra che non c’è ancora e arriverà forse più avanti. Virus permettendo.

 

Riproduzione riservata © Il Piccolo