La pubblicità “gay” di Coca-Cola indigna il partito di Orbán

In Ungheria è scoppiata una vera rivolta nei confronti del colosso, colpevole di aver lanciato una campagna pubblicitaria usando come modelli coppie dello stesso sesso

budapest. Giovani lesbiche e gay in primo piano per pubblicizzare una bevanda gassata e promuovere la tolleranza? No, grazie. Almeno in Ungheria, dove è scoppiata una vera rivolta nei confronti del colosso Coca-Cola, colpevole di aver lanciato una campagna pubblicitaria usando come modelli coppie dello stesso sesso. I manifesti sono stati diffusi in coincidenza con l’apertura, oggi, dello Sziget Festival, celebre happening che si batte anche contro la discriminazione a causa «dell’identità sessuale». «L’amore è amore, zero calorie, zero pregiudizi», il motto della campagna con poster e foto diffusi via social e pubblicizzati in luoghi molto frequentati, come fermate dell’autobus e della metro (foto index.hu).. Dopo l’apparizione dei primi cartelloni pubblicitari, a muoversi con grande tempismo è stato Istvan Boldog, un alto esponente del Fidesz di Viktor Orbán ed ex capogruppo del partito del premier stesso, che via Facebook ha annunciato che boicotterà tutti i prodotti del gigante di Atlanta «fino a quando non saranno rimossi i poster provocatori. E chiedo a tutti di fare lo stesso», ha fatto appello Boldog. Ma anche altri hanno fatto sentire la loro voce. Come i promotori - tra cui gruppi religiosi locali - di una petizione online per la rimozione della «pubblicità gay» dagli spazi pubblici, che ha raccolto finora quasi 33 mila sottoscrizioni. «Chi pensa che la lobby omosessuale si fermi al confine ungherese sbaglia, c’è un ben identificabile circolo finanziato dall’estero che senza pause lavora per rovesciare le norme sul gender all’interno della società», ha attaccato anche il portale filogovernativo PestiSracok.

Sotto accusa per aver permesso l’affissione dei manifesti incriminati, la compagnia di trasporti pubblici di Budapest è stata costretta a difendersi, spiegando di non avere voce in capitolo sui poster pubblicitari affissi nelle stazioni. Intanto la Coca-Cola non fa marcia indietro, anche perché opera in un Paese tutt’altro che oscurantista, in testa nell’Est e al 19.o posto in Europa nella difesa dei diritti Lgbt – le unioni civili per gli Lgbt sono legali dal 2009 - secondo l’organizzazione Ilga Europe (Italia 35.a), ma dove nondimeno un 44% di persone ha ammesso che proverebbe vergogna se avesse un membro della famiglia gay. «Crediamo che tutti siano uguali, a prescindere da nazionalità, religione, sesso, età, background etnico», ha spiegato la multinazionale. Aggiungendo che «le coppie etero e omo hanno lo stesso diritto di amare nel modo in cui preferiscono». —

St.G.

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