La Provincia di Trieste finanzia la lotta ai cinghiali

Nuovo bando per l’erogazione di contributi a chi pulisce la boscaglia. Raddoppiano le domande per i danni alle automobili
Una coppia di cinghiali in un prato
Una coppia di cinghiali in un prato

TRIESTE. Via cespugli, rovi ed erbacce. La Provincia, per fronteggiare l’emergenza cinghiali, stavolta va alla radice del problema: ripulire la boscaglia delle periferie urbane e del Carso, le “graie” per dirla alla triestina, ovvero i luoghi di permanenza abituale degli animali. L’ente pubblicherà a breve un nuovo bando per concedere contributi ai residenti che intendono intervenire nei terreni di proprietà. «Un modo per dissuadere la specie e tenerla il più lontano possibile dai centri abitati» spiega il vicepresidente Igor Dolenc.

L’iniziativa sarà accompagnata da una campagna informativa diretta ai cittadini per prevenire un’ulteriore incremento dei capi nel territorio. Sono indicazioni di buon senso: il divieto di dare cibo, asportare e depositare correttamente l’immondizia nei bottini, preoccuparsi della manutenzione di giardini e aree circostanti, oltre alla possibilità di rivolgersi alla Polizia ambientale della Provincia in caso di emergenze. Tanto più dinnanzi alle crescenti difficoltà riscontrate per tenere a bada la proliferazione, che comporta seri danni a raccolti e recinti, oltre al rischio di incidenti.

D’altronde il piano regionale di abbattimento resta per buona parte sulla carta: tra il 2014-2015 i cacciatori autorizzati avevano eliminato 509 esemplari sui 792 previsti: il 64% appena, stando ai dati della Provincia. Mentre nelle annate precedenti l’attività venatoria si chiudeva con il 78% nel 2013-2014 e il 96% nel 2012-2013. I motivi sono vari: i cinghiali si sono abituati agli orari in cui sentono gli spari e si tengono alla larga dai punti di appostamento e, forse, il numero di cacciatori disponibili è insufficiente. «Dobbiamo prendere atto che i risultati sono scarsi – rileva Dolenc – i cacciatori fanno del loro meglio, ma faticano a raggiungere le quote sperate perché il comportamento degli animali è cambiato e il metodo del prelievo da selezione non funziona più. È quindi necessario rivedere assolutamente la normativa del settore, con la possibilità di deroghe su orari, periodi in cui agire e fasce d’età degli esemplari che si possono abbattere. È una materia complessa in cui ci si scontra con tradizioni, cultura e abitudini delle persone. Nel frattempo cerchiamo di fare quello che ci compete».

Tra cui, come noto, gli indennizzi ai privati che hanno subìto danni. Esiste un fondo ad hoc che copre l’80% della somma: 17 le domande ammesse ai contributi pubblici sulle 18 pervenute nel 2013, per un totale di 30.149,37 euro. Venti, invece, le richieste del 2014; 19 hanno ricevuto il dovuto per complessivi 37.564 euro. In questi mesi, stando ai dati provvisori, si sono fatti avanti 7 cittadini. Sono più che raddoppiate, invece, le domande per la costruzione di reti e dissuasori: dalle 9 del 2013 si è passati alle 20 del 2014. Così i danni alle automobili (coperti per il 50%): dalle 11 del 2013 si arriva alle 22 del 2014 per quasi 20 mila euro. Mentre nel 2015 risultano già 18 incidenti. I risarcimenti sono soggetti al regime “de minimis”: «Una singola persona – chiarisce Dolenc – nell’arco di tre anni non può ricevere più di 15 mila euro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo