La protesta rosa in Croazia: «Trattate male in ospedale»

ZAGABRIA Negli ospedali croati le donne sono sottoposte a «trattamenti violenti o dolorosi». È la denuncia avanzata da oltre 400 cittadine croate che hanno inviato altrettante lettere al ministero della Sanità, lamentando operazioni come aborti e raschiamenti effettuate senza anestesia, o altri trattamenti realizzati «prima, dopo o durante la gravidanza» in modo poco ortodosso.
A dare il via a quello che è diventato un movimento su scala nazionale è stata, la settimana scorsa, la testimonianza della deputata Ivana Nincević Lesardić. Nel corso di un dibattito parlamentare dedicato alla mozione di sfiducia contro il ministro della Sanità Milan Kujundžić (mozione poi respinta dall’aula), l’esponente di Most ha condiviso una propria vicenda personale: «Mi sono recata (in ospedale, nda) come qualunque altro cittadino che paga la propria assicurazione sanitaria e con la più totale fiducia. Mi hanno legato braccia e gambe e hanno iniziato il raschiamento senza anestesia... Quelli sono stati i trenta minuti più dolorosi della mia vita», ha detto in Aula Nincević Lesardić parlando dell’intervento subito all’ospedale di Spalato, dove si era recata qualche mese fa dopo aver subito un aborto spontaneo. «Un trattamento da XV secolo», ha aggiunto la deputata interpellando proprio il ministro della Sanità Milan Kujundžic.
Quest’ultimo ha inizialmente negato che casi del genere possano esistere, mentre da Spalato il responsabile di Ginecologia Deni Karelović assicurava che «a ogni paziente viene somministrata un’anestesia locale o totale». Nonostante le prime smentite, però, le affermazioni della deputata di Most hanno aperto un vaso di Pandora. Su iniziativa dell’associazione di genitori “Roda - Parenti in azione”, in pochi giorni centinaia di testimonianze simili sono emerse ponendo la questione della qualità dei servizi di ginecologia in Croazia. L’ong della cicogna (questo il significato letterale di “roda”), che si batte da quasi vent’anni per «una gravidanza, una maternità e un’infanzia dignitose», ha infatti lanciato la campagna “Rompiamo il silenzio” (#PrekinimoSutnju2018) alla quale hanno appunto risposto oltre 400 donne. Tutte denunciano trattamenti dolorosi o violenti, ma anche pratiche non in linea con le regole (come il fatto che i check-up durante la gravidanza siano a volte a pagamento, nonostante la loro gratuità per legge).
Croatian Women Deluge Health Minister With Hospital Complaints https://t.co/xI0K2Yh7zU #BreaktheSilence2018 #PrekinimoSutnju2018 #Croatia
— RYB Women Croatia (@RYB_HR) 16 ottobre 2018
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