La protesta a Trieste contro i tagli ai consultori: oltre 1.200 firme in 24 ore

Alla mobilitazione pubblica della rete “Non Una di Meno” si è affiancata una petizione online, subito molto partecipata

Andrea Veliscek
Foto Bruni
Foto Bruni

TRIESTE In tanti ai piedi del Municipio di Trieste contro i tagli ai consultori cittadini. È successo ieri sera in piazza Unità, dove si è fatta sentire la voce della rete femminista “Non Una di Meno”, che ha organizzato l’iniziativa raccogliendo la partecipazione di altre associazioni e di alcuni rappresentanti del centrosinistra. A innescare la protesta è, appunto, il piano Asugi sul dimezzamento dei consultori triestini: addio a quelli di San Giacomo e San Giovanni, avanti solo con quelli di Valmaura e di Roiano, accorpando qui il personale.

La protesta contro la chiusura dei consultori a Trieste

Nonostante l’impossibilità di poter utilizzare appieno la piazza e in particolare l’impianto audio per la concomitanza della cena promozionale della Rolex all’esterno dei Duchi (si legga nelle pagine più avanti, simbolico a questo proposito uno degli striscioni che recitava “Meno Rolex, più sanità!”, ndr) la manifestazione fin dai primi momenti ha registrato una notevole affluenza, stimata fra le 200 e le 300 unità, tra cui esponenti politici come Tiziana Cimolino dei Verdi (medico, componente del neostituito Comitato per i consultori familiari) e Serena Orel del Psi, “anime” della galassia No pass e di altri partiti dell’opposizione. La piazza è stata così teatro di una serie di interventi di portavoce e rappresentanti, fra slogan, cartelloni, manifesti e pure isole informative in cui sono state “ricreate” le attività principali dei consultori: l’area materna-infantile, l’area ginecologica di contraccezione e interruzione della gravidanza, l’area per l’aiuto alla famiglia, l’area per la sessualità di genere e l’area contro la violenza.

«Tutte e tutti noi che li frequentiamo sappiamo che il personale è già insufficiente e che quindi le liste d’attesa sono lunghissime», le ragioni di “Non Una di Meno”: «Tuttavia rimangono uno dei pochi servizi pubblici ad accesso diretto, cui ci si può rivolgere senza passare per la trafila e a volte l’incomprensione del/la medico/a di base. Sono uno dei pochi servizi di prossimità e perciò devono rimanere territoriali, vicini alle case delle persone che li frequentano. Nei consultori si fa prevenzione: screening per il papilloma virus e insegnamento dell’autoesame al seno.

Il riferimento è all'iniziativa organizzata in piazza Unità sempre la sera del 28: nella tensostruttura alle spalle dei manifestanti si è tenuta una cena di gala per appassionati degli orologi di marca. Foto Bruni
Il riferimento è all'iniziativa organizzata in piazza Unità sempre la sera del 28: nella tensostruttura alle spalle dei manifestanti si è tenuta una cena di gala per appassionati degli orologi di marca. Foto Bruni

Possiamo partecipare ai percorsi nascita, avere supporto per l’allattamento. Possiamo avere sostegno psicologico, info sulla sessualità e supporto relazionale, a prescindere da orientamento e identità di genere». Cimolino ha ricordato inoltre l’importanza delle strutture, ognuna dotata di «propria unicità. Quella di San Giacomo, proprio per la sua posizione centrale e vicina alle scuole, particolarmente indicata e visitata dai cittadini più giovani. Quella di San Giovanni, in un rione ad alta densità abitativa, particolarmente utilizzato per i servizi alle famiglie, alle donne e all’infanzia». Il comitato, grazie alla campagna lanciata sul web a sostegno del movimento contro la chiusura dei consultori, ha raccolto in un’unica giornata oltre 1.200 firme riscontrando «una risposta forte e importante da parte della popolazione». Evocativo un collage di due foto: una degli anni ’70 in cui i cittadini, per lo più donne, si battevano per l’apertura dei consultori, e una odierna, raffigurante le proteste contro la loro chiusur

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