La proroga per l’A4 vale ventuno anni
TRIESTE. Un passo avanti verso la trasformazione di Autovie venete in società “in house”, il passaggio necessario per ottenere la proroga della concessione sulla A4 Trieste-Venezia fino al 31 dicembre 2038, un prolungamento di ventuno anni rispetto alla scadenza del 2017. Oggi a Roma, al ministero dei Trasporti di Graziano Delrio, governo, Friuli Venezia Giulia e Veneto sigleranno il protocollo d’intesa che rende possibile il percorso, l’unico che consente di evitare le gare che l’Unione europea, altrimenti, imporrebbe. Lo stesso accadrà per Autobrennero (in questo caso la proroga arriva fino al 2045).
Il testo dell’accordo, 12 articoli, cita in premessa i lavori avviati per la terza corsia in A4 e ne sottolinea la strategicità, ma non dimentica che gli investimenti non potranno comunque imporre incrementi tariffari dei pedaggi superiori al tasso di inflazione. All’articolo 2 si entra nel merito: la concessione autostradale dopo il 2017 potrà essere affidata solo a una società interamente partecipata dalle amministrazioni pubbliche territoriali aderenti al protocollo (con le due Regioni anche Province e Comuni). Una società «nuova o esistente», si legge. A conferma che, per Autovie, le soluzioni sono due: liquidare i soci privati o creare una newco in capo alla Regione, con il conseguente obbligo però di versare ad Autovie il cosiddetto diritto di subentro, un indennizzo miliardario.
Entrambe le vie, come noto, sono molto onerose. Il valore della liquidazione di banche e assicurazioni (azionisti come Intesa, Generali, Unicredit, Bcc, Allianz e FriulAdria valgono il 13% di un pacchetto azionario di cui la Regione Fvg, attraverso Friulia, detiene il 74,5% delle quote, con il Veneto al 4,8%) si collocherebbe tra i 130 e i 150 milioni di euro. Ancor più pesante dal punto di vista economico la strada della newco. Il diritto di subentro finalizzato alla liquidazione della società, al pagamento di ogni pendenza e alla distribuzione del fondo cassa ai soci ha importi miliardari. Documenti ministeriali del 2013 fissavano l’eventuale indennizzo da riconoscere ad Autovie in 2,3 miliardi all’interno di un quadro che, sommando tutte le concessioni in scadenza, peserebbe sulle casse pubbliche per quasi 8 miliardi. Questione da risolvere entro il marzo 2017 (nel protocollo non compaiono termini più stringenti, ma si precisa che alla data dell’affidamento la compagine societaria dovrà risultare «interamente pubblica»).
La firma di oggi di Debora Serracchiani, presenti nella capitale anche l’assessore alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro e il presidente e ad di Autovie Maurizio Castagna, rende intanto possibile avviare le procedure. All’articolo 3 del protocollo si prevede infatti che, secondo le indicazioni della direttiva Ue 23/2014 (che fa appunto rientrare Autovie tra le società “in house”, quelle per le quali non si impone l’aggiudicazione di una concessione via gara), il ministero dei Trasporti, una volta che la partecipata sarà diventata pubblica, stipulerà con la stessa un atto convenzionale che disciplini la concessione sino a tutto il 2038. A quel punto l’affidataria, osservando il principio dell’investitore privato, e quindi ispirandosi a un’economia di mercato, sarà tenuta a garantire tra l’altro il completamento della terza corsia e il contenimento degli aumenti tariffari. Decorso un anno dalla data di sottoscrizione della convenzione, si precisa ulteriormente, in caso di azione inefficace da parte della concessionaria, il ministero avrà la facoltà di pubblicare un nuovo bando per un diverso affidamento. All’articolo 11 c’è pure la clausola ambientale, che detta regole sulla sicurezza, sulla diminuzione dell’inquinamento atmosferico e acustico e sulla promozione di modalità alternative a quella stradale.
Contenuti analoghi per Autobrennero. Anche il Trentino Alto Adige è pronto alla firma di un protocollo di intesa propedeutico al rinnovo della concessione sulla A22 fino al 2045. Previa liquidazione di Serenissima partecipazioni, Banco popolare, Cassa del Trentino e Infracis.
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