La promessa dell’Albania: un piano per fermare i rifiuti che in estate sporcano le coste croate

Da anni venti e sciroccate spingono tonnellate di immondizia verso la Dalmazia: più volte Zagabria ha protestato formalmente con Tirana

Andrea Marsanich
Rifiuti sulle spiagge italiane monitorate da Legambiente per l'indagine "Beach litter". ANSA/UFFICIO STAMPA - NO SALES EDITORIAL USE ONLY
Rifiuti sulle spiagge italiane monitorate da Legambiente per l'indagine "Beach litter". ANSA/UFFICIO STAMPA - NO SALES EDITORIAL USE ONLY

TIRANA Sul finire dell'estate e in autunno chilometri quadrati di rifiuti si mettono puntualmente in moto dall'Albania e - per il gioco delle correnti marine e dopo le sciroccate – finiscono più a nord, deturpando spiagge, porti, marina e insenature della Dalmazia meridionale e centrale. Il problema si trascina da ormai una decina di anni e ha visto Zagabria rivolgersi più volte a Tirana, chiedendo al governo albanese di regolamentare la gestione dei rifiuti così da evitare l’invasione delle proprie coste data anche da migliaia di tonnellate di plastica.

Qualcosa ora dovrebbe cambiare in meglio. Lo ha promesso la ministra albanese del Turismo, Mirela Kumbaro, che dal suo insediamento (datato settembre 2021) ha compiuto i primi passi per cercare di ovviare almeno in parte a un problema capace in passato di far salire più volte la tensione lungo l'asse Zagabria – Tirana. Contattata dall'agenzia stampa croata Hina, Kumbaro ha riferito che come esponente del governo si è adoperata per attuare il Piano nazionale di gestione dei rifiuti e per cercare di sollecitare l’opinione pubblica sulla necessità di un approccio diverso al tema dei rifiuti. «Qualcosa si sta muovendo – ha detto la ministra – ci sono stati e ci sono investimenti importanti nella costruzione e nel rinnovamento delle discariche. Negli ultimi anni, il miglioramento del tenore di vita dei 2,8 milioni di cittadini albanesi ha portato a un aumento esponenziale del volume della spazzatura prodotta. Sta a noi contrastare un fenomeno che finora ha provocato seri problemi non solo agli albanesi, ma anche ai montenegrini e ai croati, con i rifiuti che hanno sporcato i loro litorali», ha dichiarato la ministra. Parole che si richiamano a uno scenario che ha visto per esempio una marea di rifiuti riversarsi alcuni anni fa su una delle spiagge croate più note e apprezzate dai turisti, quella di Sakarun, sull'Isola Lunga: lungo i suoi 800 metri si incollò una montagna di rifiuti le cui foto uscirono dai confini nazionali, e ci vollero parecchi giorni per liberare il litorale. Senza dimenticare Ragusa (Dubrovnik), dove metri cubi di immondizia occuparono per giorni il porticciolo.

I rifiuti dell'Albania sono il peggior incubo per gli abitanti del Raguseo, della penisola di Sabbioncello e delle isole del Sud e del Centro della Dalmazia. Proprio per questo motivo, l'europarlamentare croato Karlo Ressler (Hdz, centrodestra), come membro della Commissione per la stabilità e l'adesione dell' Albania, aveva chiesto lo scorso febbraio alla Commissione europea di individuare il modo per intervenire, attraverso i programmi di salvaguardia ambientale e i negoziati di preadesione fra Tirana e Bruxelles. Ressler aveva osservato che una delle aree più colpite dalla deriva dei rifiuti albanesi è quella del delta del fiume Narenta (Neretva), tutelata dall'Unesco fin dal 1992.

«Il nostro obiettivo è di proteggere da plastica e altri rifiti le coste albanesi – ha sottolineato ora la ministra albanese Kumbaro – visitate negli ultimi anni da tanti turisti stranieri. Abbiamo intensificato i controlli e le misure preventive, dando luogo a operazioni di pulizia dei letti dei fiumi. Inoltre i sacchetti di plastica sono vietati in Albania dallo scorso primo giugno. Ce la faremo». In Croazia, e specialmente in Dalmazia, lo sperano.

Riproduzione riservata © Il Piccolo