La Procura indaga sulla Comunità di Valle
/ POLA Dalle indagini della polizia si passa al fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura. Svolta sull’ammanco di circa 60.000 euro dalle casse della Comunità degli italiani di Valle, la cui attività rimane bloccata fino a che il disavanzo non sarà appianato.
L’Unione italiana le ha lanciato una ciambella di salvataggio sotto forma di prestito; è stata avviata inoltre una gara di solidarietà tra individui ed enti della Comunità nazionale italiana. Se i conti non saranno risanati, infatti, la comunità di Valle sarà definitivamente chiusa dalla legge. Per la ristrutturazione della sua sede, vale a dire il prestigioso Castel Bembo di epoca medievale, lo Stato italiano ha erogato poco meno di 2 milioni di euro, uno degli investimenti più cospicui eseguiti a favore degli italiani rimasti. È la stessa Procura regionale a informare sull’avvio dell’inchiesta tramite la propria pagina web. Due gli indagati: la prima è una cittadina croata 45 enne, ex presidente della Comunità (si sa che si tratta di Rosanna Berné), accusata di abuso prolungato di poteri d’ufficio, contraffazione di documenti ufficiali, mancato versamento della paga e un reato nella sfera della contabilità. L’altro è suo fratello, un cittadino croato 35 enne cui vengono contestati reati di complicità nell’abuso di poteri d’ufficio e di falsificazione di documenti ufficiali. Esiste il fondato sospetto, sintetizzando il comunicato della Procura regionale, che da aprile 2010 a febbraio 2014 Rosanna Berné, in qualità di presidente della Comunità di Valle, avrebbe permesso vantaggi patrimoniali indebiti alla società commerciale fondata dal fratello. In primo luogo assegnandole in usufrutto gratuito degli spazi all’interno di Castel Bembo e poi pagandole fatture per servizi e prestazioni mai effettuati. Il danno in questo caso sarebbe stato di circa 35.000 euro.
Poi, tra il 2013 e il 2015, si sarebbe fatta versare circa 21.000 euro, dal conto bancario della comunità al proprio. Nel gennaio 2014 avrebbe fatto versare l’importo di 1.100 euro a una persona giuridica italiana a titolo di servizi in realtà mai prestati. Nell’elenco delle presunte malefatte c’è anche la contraffazione di fogli di viaggi d’ufficio mai effettuati onde poter incassare denaro contante. La vicenda da tempo è al centro di varie valutazioni e dibattito in sede di Unione italiana e non mancano le richieste di un’indagine interna per il sospetto che sotto ci fosse lo zampino di altre persone. Nell’attesa della conclusione delle indagini della Procura, sarà sicuramente sollevato un polverone da parte di chi da anni contesta le modalità di fruizione dei finanziamenti a favore dell’Unione Italiana. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo