La Procura di Trieste avvia un’inchiesta sull’appalto di Cattinara

Il tormentato iter d’appalto finisce in un fascicolo d’indagine affidato ai carabinieri. Nel mirino l’intera procedura, dalla gara iniziale alla risoluzione del contratto
Lasorte Trieste 25/03/19 - Ospedale di Cattinara, Lavori
Lasorte Trieste 25/03/19 - Ospedale di Cattinara, Lavori

TRIESTE La Procura della Repubblica di Trieste ha aperto un fascicolo sull’appalto di Cattinara. Lo stop ai lavori per il rifacimento dell’ospedale giuliano finisce dunque nel mirino degli inquirenti a sette mesi di distanza dall’avvio di un contenzioso cominciato nel dicembre scorso.

I carabinieri sono alla ricerca di possibili risvolti penali nella vicenda che vede l’Azienda sanitaria universitaria integrata e l’Ati capitanata dall’impresa Clea duellare dall’anno scorso sull’affidabilità delle polizze fideiussorie e sulla qualità della progettazione esecutiva, consegnata dai costruttori ma mai ritenuta adeguata dalla stazione appaltante per dare il via alle opere.

La Procura vuole vederci chiaro su origini e sviluppi del tormentato iter. Non è dato a sapere se ci siano persone iscritte sul registro degli indagati e tanto meno quali siano le ipotesi di reato al vaglio. Dal poco che trapela al momento, la magistratura ha cominciato a verificare le cose dall’inizio e dunque dalla correttezza della gara d’appalto e del successivo affidamento all’Ati Clea, che aveva visto prevalere le proprie ragioni nella causa amministrativa intentata dalla società Rizzani de Eccher a causa delle coperture assicurative ritenute irregolari da parte degli esclusi.

È facile immaginare che gli inquirenti stiano vagliando possibili turbative della gara d’appalto, eventuali abusi di potere e ogni forma di intreccio fra politica e affari, con uno sguardo puntato anche sull’ultima fase di contatti con esponenti politici di maggioranza e opposizione tentati da Clea per scongiurare lo stop definitivo poi deciso dall’Azienda sanitaria triestina.

Si ignora se le indagini siano partite da un esposto, che l’Ati Clea assicura tuttavia di non aver mai depositato, pur avendo più volte manifestato pubblicamente la volontà di percorrere anche la strada delle aule penali oltre a quella del giudizio civile. La Procura non pare al momento pronta ad assumere decisioni, ma alcune risultanze delle indagini starebbero per essere depositate. Spetterà al procuratore Carlo Mastelloni valutare a quel punto se e come proseguire, magari allargando il campo dell’inchiesta.

I carabinieri hanno già sentito svariate persone informate sui fatti, a cominciare probabilmente dai direttori generali della sanità triestina che si sono occupati direttamente del problema. A cominciare da Nicola Delli Quadri, sotto la cui gestione si è conclusa la gara d’appalto, si è firmato l’affidamento e si è deciso lo svuotamento degli ultimi cinque piani della torre medica. La regia è passata poi ad Adriano Marcolongo, che nel dicembre scorso ha fatto partire la prima diffida nei confronti dell’Ati e che poco dopo è stato designato alla guida del Cro di Aviano. Oggi il processo è guidato infine da Antonio Poggiana, che ha condotto il confronto con i costruttori sulla progettazione esecutiva, stabilendo l’impossibilità di andare avanti e decidendo la risoluzione del contratto. Poggiana dovrà prossimamente occuparsi pure dei contenziosi legali che ne deriveranno e del nuovo affidamento dei lavori. In Consiglio regionale circolano inoltre con insistenza voci di alcuni esponenti politici di ambo gli schieramenti sentiti dall’autorità giudiziaria.

Solo il tempo dirà se le indagini individueranno elementi di prova su eventuali responsabilità o se si concluderanno con un’archiviazione, lasciando la partita interamente alla giustizia civile, cui spetterà dirimere non soltanto il contenzioso fra l’AsuiTs e l’Ati Clea, ma probabilmente anche quello fra l’AsuiTs e le assicurazioni che hanno fornito le fideiussioni ma che al momento risultano sparite nel nulla.


 

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