La Procura di Giza: Regeni torturato a morte Ma la polizia egiziana: è stato un incidente

Versioni contraddittorie fra la magistratura (che parla di bruciature e segni di tortura) e la polizia egiziana che opta per l'incidente. Collaborava con Il Manifesto sotto pseudonimo: "Temeva per sè".  Un attivista dei diritti umani: «Alla camera mortuaria mi hanno mostrato solo il viso»
Giulio Regeni
Giulio Regeni

TRIESTE E’ stato trovato morto Giulio Regeni, il 28enne friulano scomparso nei giorni scorsi al Cairo. Il suo corpo è stato trovato in un fosso alla periferia della città, sulla strada per Alessandria, mercoledì 3 febbraio. Sul corpo del ragazzo, ha detto giovedì 4 febbraio all'Associated Press il procuratore di Giza incaricato delle indagini, Hosam Nassar, ci sono segni di bruciature di sigaretta, tortura, ferite da coltello e tracce di quella che sarebbe stata una "morte lenta". Un'altra fonte della procura egiziane riferisce anche di contusioni vicino agli occhi, come fossero il risultato di un pugno, e di ferite su tutto il corpo di Regeni.

Un'ipotesi diversa è stata invece diffusa dalla polizia: secondo il direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza, il generale Khaled Shalabi, citato dal sito egiziano "Youm7", «non c'è alcun sospetto crimine dietro la morte del giovane italiano Giulio Regeni, e «le indagini preliminari parlano di un incidente stradale».

Regeni, secondo alcune fonti, avrebbe espresso preoccupazione per la sua incolumità , avendo avuto contatti con l'opposizione egiziana nelle ricerce per la sua tesi di dottorato.

Il giovane «collaborava con Il Manifesto» e utilizzava uno pseudonimo «perché temeva per la sua incolumità». Lo riferisce la redazione de Il Manifesto, precisando che il giovane si occupava in Egitto in particolare dei sindacati del Paese.

L'annuncio della tragica fine di Regeni è arrivato nella serata di mercoledì con una nota ufficiale:  "Il governo italiano ha appreso del tragico epilogo della vicenda di Giulio Regeni al Cairo. In attesa di conferme ufficiali da parte delle autorità egiziane, il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, esprime il profondo cordoglio personale e del governo ai familiari che si trovano al Cairo e che sono stati informati di questa notizia. Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha sospeso la sua visita in corso nella capitale egiziana". La Guidi è corsa dai genitori dello studente: il ministro si è fermata a lungo nel luogo dove si trovano.

Con il passare dei minuti anche le minime incertezze e i verbi usati al condizionale spariscono. Il corpo trovato in un fosso alla periferia della capitale egiziana è propio quello di Giulio: lo riferisce inizialmente una fonte informata nella capitale egiziana. Secondo quanto scrive il sito del quotidiano "Al Watan", sul cadavere del giovane italiano vi sarebbero dei «segni di tortura». Il giornale egiziano riporta la notizia, riferita a un fatto avvenuto mercoledì, del ritrovamento del «corpo di un giovane uomo di 30 anni, totalmente nudo nella parte inferiore, con tracce di tortura e ferite su tutto il corpo», nella zona di Hazem Hassan della Città del 6 Ottobre.

Un avvocato per la difesa dei diritti umani egiziano, Mohamed Sobhy, la notte scorsa ha riferito sulla sua pagina Facebook che il corpo di Giulio Regeni si trovava nell'obitorio di Zeinhom, nel centro del Cairo, e c'era «un'impressionante dispositivo della Sicurezza nazionale». "In qualità di attivista per i diritti umani e avvocato incaricato dai suoi amici di ritrovare il ragazzo, dopo un diverbio con la polizia mi hanno consentito di vedere solo il viso, lo stesso delle foto del giovane che mi sono state fornite dai suoi amici", ha aggiunto Sobhi, sottolineando di non aver visto interamente il corpo.

 Il governo italiano ha richiesto alle autorità egiziane il massimo impegno per l’accertamento della verità e dello svolgimento dei fatti, anche con l’avvio immediato di un’indagine congiunta con la partecipazione di esperti italiani. Al momento, però, sulle cause della morte prevale la confusione, con ricostruzioni contraddittorie.

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Regeni, 28 anni, originario di Fiumicello, ex del liceo Petrarca di Trieste, era scomparso la sera di lunedì 25 gennaio ma non se ne era saputo nulla fino a domenica, quando la notizia era stata annunciata dall'Ambasciata italiana del Cairo e dalla Farnesina. La vicenda era stata seguita fin da subito «con la massima attenzione e preoccupazione».

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Giulio Regeni

Il giorno della sua scomparsa era il quinto anniversario della Rivoluzione che depose l'allora presidente Hosni Mubarak, aprendo la strada alla conquista del potere da parte dei Fratelli Musulmani, poi estromessi e messi fuorilegge dai militari dell'attuale presidente Al Sisi dopo un anno e mezzo.

Nei giorni scorsi era emerso da fonti egiziane, che nell'ora in cui si sono perse le sue tracce, intorno alle 8 di sera, nel quartiere di Dokki dove viveva la situazione era calma e non c'erano manifestazioni di protesta. L'ipotesi di un arresto, magari per errore, è stata esclusa ieri da fonti egiziane ben informate: « Regeni non è detenuto da alcun organo dell'Interno, forze dell'ordine, Sicurezza nazionale, Servizi di indagine» inclusi, aveva riferito all'Ansa la fonte della sicurezza egiziana al Cairo.

Nella giornata di mercoledì il "caso" di Regeni è arrivato fino all'attenzione del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, il quale aveva assicurato all'Italia la sua «personale attenzione»nel corso di un incontro al Cairo con il ministro dello Sviluppo economico italiano Federica Guidi.

Regeni peraltro, è stato detto dalle fonti, «non era un attivista». Era uno studente della prestigiosa università britannica di Cambridge, presso la quale stava facendo il dottorato al «Centre for Development Studies» con una ricerca in Economia che lo aveva spinto al Cairo, dove stava studiando la lingua araba.

Scarne le informazioni sugli ultimi minuti, poco prima delle 20 di quel lunedì, in cui Regeni era sicuramente vivo, come riportato da alcuni testimoni: il giovane stava andando a trovare amici per un compleanno (circostanza confermata da un suo amico, Omar Aassad). Si stava spostando a piedi tra il quartiere di El Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, e il centro che è su quella destra, diretto dalla stazione della metropolitana di Bohoot a quella di Bab Al Louq, circa cinque chilometri in linea d'aria più a ovest, nei pressi di piazza Tahrir. Poi il ragazzo è svanito, fino al ritrovamento del suo cadavere.

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