La Procura archivia l’esposto contro Altran

Il Gip Miele sull’ipotesi di corruzione nella transazione tra Comune e Fincantieri: «Non è stato trovato alcun riscontro». La vicenda partita dalla segnalazione di Cisint
Il sindaco di Monfalcone Silvia Altran
Il sindaco di Monfalcone Silvia Altran

MONFALCONE «L’ipotesi criminosa» formulata «non ha trovato alcun riscontro», né nelle «dichiarazioni» delle persone coinvolte né nelle «risultanze delle intercettazioni». Per questo motivo è stato archiviato dalla Procura della Repubblica di Gorizia, su decreto del Giudice per le indagini preliminari Rossella Miele, l’esposto che Anna Maria Cisint - all’epoca dei fatti consigliere comunale di opposizione a Monfalcone - aveva presentato dopo l’avvenuta transazione tra Comune e Fincantieri, in ordine alla rinuncia di costituzione di parte civile nei processi per le morti da asbesto. Rinuncia che, da contropartita, aveva registrato la somma di 140mila euro, impegnata dall’ente nella realizzazione del Cirma, Centro interdipartimentale per la ricerca multidisciplinare sull’amianto.

 

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Esce dunque a testa alta dalla vicenda che nel luglio 2015, sul piano politico, le era molto costata, attirandosi anche i rimbrotti dei colleghi dem, il sindaco uscente Silvia Altran. E con lei l’azienda navalmeccanica. Per il gip Miele «all’esito delle indagini espletate», non sono emersi «elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Di qui l’archiviazione del procedimento e la restituzione degli atti al pubblico ministero. Ad avviare le indagini preliminari era stato lo stesso procuratore capo Massimo Lia, coi sostituti Laura Collini e Ilaria Iozzi, chiamati a verificare la veridicità delle accuse (mosse contro Altran) di cui agli articoli 319 e 321 del codice penale, cioè corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, nonché nei confronti di Fincantieri per l’illecito amministrativo di cui all’articolo 25 comma 2 del decreto legislativo 8 giugno 2001 numero 231, relativo a “Concussione e corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità”.

Nell’attività protrattasi per diversi mesi la Procura, oltre ad ascoltare varie persone informate sui fatti, aveva anche acquisito tabulati del traffico telefonico, disposto intercettazioni e ottenuto dall’Inps i dettagli delle assunzioni di lavoratori svolte da Fincantieri nell’ultimo anno. Anche in quest’ultimo caso, come scritto dai pm, non era stato possibile «ricavare elementi di per sè dirimenti». Sicché la Procura aveva chiesto l’archiviazione.

 

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La vicenda finita oggi in una bolla di sapone era partita da un esposto di Cisint, sottoscritto anche da altri cittadini. Stando agli atti il consigliere d’opposizione aveva «dichiarato che, per quanto a sua conoscenza, la scelta effettuata dal Comune, in persona del sindaco Altran, di revocare la costituzione di parte civile del processo Amianto-bis a fronte del versamento da parte di Fincantieri di una somma molto esigua, fosse in realtà frutto di un accordo criminoso, ovvero di un pactum sceleris, concluso tra Comune e Fincantieri». Sempre secondo la “versione” offerta «Altran avrebbe indotto la sua giunta ad adottare la delibera con cui veniva disposta la revoca della costituzione di parte civile ottenendo in cambio da Fincantieri l’offerta di un numero indeterminato di posti di lavoro di cui poter disporre, e ciò anche in vista delle prossime elezioni amministrative». Cisint «precisava di essere venuta a conoscenza della sussistenza di questo accordo per averlo appreso nel mese di ottobre 2015» da un «suo amico» che nel «parcheggio del cimitero di Monfalcone avrebbe raccontato di aver ricevuto tale rivelazione» da una terza persona legata all’azienda.

 

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Chiamato in seguito a riferire a chi di dovere, l’«amico» ha tuttavia «negato fermamente di aver mai avuto» con tale persona «colloqui negli ultimi uno o due anni e che, in ogni caso, nessuna confidenza era mai stata fatta da lui alla Cisint circa eventuali rivelazioni», pur confermando il ritrovo al parcheggio. Sentito, anche il “terzo” ha negato incontri recenti o chiamate, nonché l’esistenza di un accordo corruttivo. E il successivo esame dei tabulati delle utenze telefoniche dei due soggetti «ha riscontrato la loro versione», scrive sempre la Procura nella richiesta di archiviazione.

Da queste e altre testimonianze acquisite i pm hanno ritenuto «infondata la notizia di reato» e inidonei gli elementi acquisiti per sostenere l’accusa in un eventuale giudizio. L’archiviazione è stata depositata in cancelleria il 30 agosto scorso, ma è stata resa nota solo ieri dal sindaco, che ha dichiarato di aver ricevuto personalmente gli atti venerdì scorso. Un esito per lei importante in chiusura di campagna elettorale.

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