La prescrizione salva Crisci dal reato di contraffazione

Il giudice Trotta ha accolto la tesi del difensore avvocato Lazzeri L’episodio incriminato è stato fatto risalire al giugno di otto anni fa
Di Franco Femia

Il reato è prescritto e l’ex presidente della Provincia Gianfranco Crisci esce indenne dal processo che lo vedeva imputato di falso e di contraffazione di documento bancario. Il giudice monocratico Matteo Trotta ha ritenuto che la data in cui sarebbe stato commesso il reato andava fatta risalire al giugno 2004 e non all’ottobre 2005 come indicato dal capo di imputazione. Da qui la sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Una tesi che era stata fatta propria dal difensore di Crisci, l’avvocato Paolo Lazzeri, che nella sua arringa aveva sollevato proprio l’incongruenza delle date. E se, in in via principale aveva chiesto l’assoluzione, aveva sostenuto pure come i reati fossero prescritti. Per quanto riguarda il falso della firma apposta in calce al documento già durante la fase dibattimentale era emerso che non era stato Gianfranco Crisci a firmarlo: lo aveva scagionato un perizia calligrafica tanto che anche il pubblico ministero ne aveva chiesto l’assoluzione. Peraltro nel corso del processo era stato il fratello di Gianfranco, Roberto, a dichiarare di aver compilato e firmato il documento.

Al termine del processo soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Lazzeri perché ha visto premiata la sua tesi difensiva opposta a quella del pm che, per la contraffazione, aveva chiesto la condanna di Crisci a 8 mesi di reclusione,

La vicenda approdata al tribunale era nata dopo una serie di accertamenti tributari effettuati dalla Guardia di finanza al Pastificio isontino di cui Gianfranco Crisci era uno dei soci. Da quest’indagine era emerso un pagamento bancario di 60 mila euro nei confronti della banca di Credito cooperativo di Manzano. Pagamento che, secondo il capo di imputazione, non sarebbe mai avvenuto e che il documento bancario sarebbe stato contraffatto.

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