La portacontainer Al Filk bloccata da 4 mesi al porto di Monfalcone: aiuti all’equipaggio

Stella Maris, don Flavio, Capitaneria e l’imprenditore Cattaruzza in prima linea per i marittimi. Il fermo della nave per gravi irregolarità

Tiziana Carpinelli
La Al Filk all’accosto 3. Katia Bonaventura
La Al Filk all’accosto 3. Katia Bonaventura

MONFALCONE Al giro di boa dei quattro mesi di ormeggio all’accosto 3, che scatteranno precisamente sabato, le condizioni di stress cui l’equipaggio della portacontainer Al Filk, 4.388 tonnellate di stazza lorda, battente bandiera della Tanzania, sono destinate ad acuirsi. Tant’è che da settimane una solida catena della solidarietà, che ha coinvolto Guardia costiera, le due associazioni Stella Maris di Monfalcone e Trieste, il parroco don Flavio Zanetti e pure, in prima persona, Alberto Cattaruzza, presidente e ad di Ocean, si sta prodigando per fornire cibo e generi di prima necessità ai marittimi di nazionalità egiziana, turca, libica e filippina.

Nave bloccata in porto a Monfalcone da 40 giorni: all’ormeggio per gravi irregolarità

La nave, anno di nascita 1999, è dall’8 febbraio «detenuta» in banchina a Portorosega. E anche quando sarà in grado di salpare, una volta riottenuti i requisiti necessari alla ripresa della navigazione e sanati i gravi deficit riscontrati dalla Direzione marittima di Trieste (che alla prima ispezione aveva dovuto perfino sospenderla, per via delle pesanti irregolarità), dovrà comunque dirigersi per obbligo verso un cantiere dove effettuare lavori straordinari, come il careneggio, incompiuto da anni.

A rendere ancor più serio il quadro s’è inserito di recente, oltre all’esistente fermo amministrativo, anche un sequestro penale della Procura, che inevitabilmente allungherà i tempi.

Frattanto l’armatore turco non ha evidentemente ottemperato alle prescrizioni, perché la nave resta ancorata. Una parte dell’iniziale equipaggio articolato su una quindicina di addetti è stata avvicendata. L’altra resta al suo posto (o perderebbe il salario, per termini contrattuali), ma le condizioni, per gli 11 rimasti, sono quel che sono e il gasolio è garantito per meno di 10 giorni. La Capitaneria monitora la situazione, pronta a intervenire all’esaurimento del carburante: senza, la nave resterebbe in condizioni proibitive.

Già a Pasqua tutto il personale aveva promosso una colletta per portare un consistente quantitativo di alimenti a bordo, in modo da ovviare ai disagi dei marittimi. E si sono registrate tre visite del comandante Giuseppe Siragusa per sincerarsi delle loro condizioni. Tanta solidarietà, insomma, in una situazione un po’ lasciata andare dall’armatore. Anche Stella Maris e il parroco inviano viveri. La portacontainer, a suo tempo «detenuta in condizioni sub-standard», ossia priva dei requisiti minimi di qualità, sotto il profilo della sicurezza, della prevenzione dell’inquinamento e dello stato di vita e lavoro, rilevate dai professionisti del Psc della Direzione marittima, è stata allocata in un punto dove reca meno disturbo.

I concessionari contribuiscono alla gestione della situazione ma vi fossero state pure le crociere le ricadute sarebbero state ben più gravose. La Al Filk – 111,20 metri, pescaggio di 6,45 – era approdata qui da Misurata, diretta a Istanbul, per scaricare 5.497 tonnellate di bramme, regolarmente consegnate a CpM. Il Nucleo ispettori Porto State control di Trieste aveva eseguito un’accurata ispezione. Erano emerse varie irregolarità: pessime condizioni di vita e lavoro a bordo, precarie condizioni igieniche e carente preparazione dell’equipaggio nella gestione delle emergenze. E pure rilevanti perdite di olio da apparati presenti in sala macchine.

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