La politica triestina va sul web, su Twitter imperversa il “predicatore” Rovis

Un padre di famiglia che porta a casa la paga da una fabbrica, da uno sportello, o da un ufficio, può permettersi di chiamarsene fuori. E magari ci guadagna in tempo libero. Un politico invece, in piena epoca ultratecnologica, dove l’autocertificazione dell’esistenza passa per i social network, se se ne tiene alla larga ha tanto fegato. Perché sfida le leggi dell’evoluzione della sua specie. Obama docet, con quel tweet di novembre che lo ritrae con la moglie, e un “four more years” a far da didascalia. E così, persino nella Trieste che dicono conservatrice, i rappresentanti del popolo si prodigano nel timbrare il cartellino sul web.
Facebook, tra i politici triestini, è ad oggi terreno di caccia di proseliti (e voti) ben più fertile di Twitter, percepito generalmente come mezzo più asettico e meno coinvolgente. E l’arte della politica è pure il saper, il riuscire a coinvolgere. Su Fb, girando rapidamente la rete, ci stanno già un po’ tutti. Twitter, invece, è battuto per ora da neanche la metà dei consiglieri comunali, giusto per avere un parametro: 18 su 41. C’è ovviamente chi, i social network, li adopera svogliatamente, soltanto perché deve, e chi invece sente che immergersi nel mare di internet sia un’esperienza mistica, irrinunciabile. Il vero predicatore del web, tra i politici di casa nostra, è certamente Paolo Rovis, uno che, per sua ammissione, riesce a fare almeno una decina di tweet più altrettanti retweet (cioè rilanci di tweet altrui) al giorno. Diversi colleghi si chiedono bisbigliando, e ironizzando, come fa, dove trova il tempo. L’ex assessore di Dipiazza, oggi consigliere Pdl, vanta circa 4.500 amici sul profilo personale di Fb e 2.500 su quello istituzionale. Lui, in queste cose, ci crede eccome: «Io parto dal blog, che aggiorno costantemente dal 2008, non come certi miei colleghi che se ne dimenticano dopo la campagna elettorale, poi diffondo i contenuti su Fb, Twitter e altri social. La comunicazione su internet la ritengo indispensabile, molti ormai, soprattutto fra i giovani, acquisiscono informazioni solo dal web». Parola di uno che, dal 2009, si è costruito 940 follower, cioè di utenti Twitter che lo seguono. Meglio di lui, in Municipio, probabilmente anche per il ruolo, riesce a fare solo Roberto Cosolini, che ha 1.627 follower. «Eppure su Twitter sono da poco rispetto a Fb - giura - però devo dire che mi piace, e molto, per la sua secchezza, la sua semplicità. Per seguire al meglio la comunicazione su internet, dovrei dedicarci due ore al giorno. Arrivo a due, tre ore a settimana».
Altri esperti della materia, oltre alla coppia Bandelli-Rosolen e al collega di Rovis Everest Bertoli, sono il grillino Paolo Menis e il giovane del Pd Pietro Faraguna. «Personalmente - si sbilancia Menis - mi trovo meglio con Fb perché le interazioni e i feedback sono più visibili». «Fb - obietta Faraguna - lo vedo più una vetrina, un fenomeno di balconismo, mentre Twitter, da un punto di vista istituzionale, veicola più contenuti ed è più facile da gestire». Spopolano poi quelli che stanno su Fb ma che da Twitter, almeno per ora, si tengono lontani. È il caso dell’oggi leghista Roberto De Gioia («e Fb lo uso non per fini politici bensì per diffondere informazioni ad amici ed associati su Ursus e Carnevale»), o del capogruppo Pd Giovanni Maria Coloni («sono un utente molto moderato, ci vuole tempo, noto in alcuni un eccesso di presenzialismo...») o ancora del presidente del Consiglio comunale, il rifondarolo Iztok Furlanic: «Twitter - rileva quest’ultimo - non ce l’ho. Fb mi prende già parecchio, più di un’ora al giorno. Ormai lo uso prevalentemente per l’attività politica. Ma era più bella, la politica, quando la si faceva nelle piazze, davanti alla gente. È che i tempi cambiano e ci si deve adeguare». Dalla modernità non si sfugge, mette le mani avanti Furlanic, che è giovane. Lo è di meno Roberto Decarli, ex illyano oggi esponente della lista civica di Cosolini, uno dei pochi che non cede né a Fb né a Twitter. «Sì - scherza - sono un animale preistorico. Meglio avere il coraggio di guardare in faccia le persone, quando si deve prendere posizione. È più umano, no?».
@PierRaub
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