La Patria friulana in festa scatena la rivolta triestina

Sotto tiro la proposta di legge regionale per una giornata ad hoc Mozione bipartisan in Comune. Il costo ammonta ad 80mila euro
Un bambino appende bandiere del Friuli al balcone di casa
Un bambino appende bandiere del Friuli al balcone di casa

In piazza Guglielmo Oberdan, sede del Consei regjonâl dal Friûl Vignesie Julie, sono già pronti a brindare. A tajut di vin, naturalmente. Martedì è il gran giorno della votazione della legge regionale che istituisce la “Fieste de Patrie dal Friul”. Ma da Palazzo Cheba già domani un gruppo di “arditi” consiglieri comunali triestini di centrosinistra e centrodestra tenterà di contrapporsi con una mozione. Trieste contro Udine. Jota contro muset e bruade.

Il provvedimento regionale porta la firma della Lega Nord, incasserà 80 mila euro di fondi pubblici ed è pienamente sostenuto dal Pd. La Regjon Autonome, la stessa che taglia sui letti degli ospedali e sui progetti per i giovani, trova dunque quattrini per celebrare la propria storia. Il ragionamento, certamente spiccio, scorre sulle bocche dei maggiori detrattori della “fieste”. Quelli che al tajut preferiscono il quartin in osmiza. La norma è stata proposta da Barbara Zilli, Mara Piccin e Claudio Violino, l’ex assessore all’Agricoltura celebre per il “tipicamente friulano”. È l’ex squadra del Carroccio, partito oggi liquefatto nel Misto a causa delle note vicende giudiziarie. Il provvedimento prevede che il 3 aprile, giorno al quale, nel 1077, risale la nascita dello Stato patriarcale friulano guidato dal Patriarca di Aquileia, si festeggi la “Fieste de Patrie dal Friul”.

Più che coriandoli, l’appuntamento è ricordato con celebrazioni e riconoscimenti per chi si è contraddistinto nella valorizzazione dell’identità. Una tradizione presente da anni, solo che adesso sarà istituzionalizzata con legge regionale. Circostanza che ha fatto sobbalzare i consiglieri del municipio triestino. L’ex Idv Cesare Cetin ha deciso mettersi di traverso scrivendo di suo pugno una mozione per sollecitare un intervento legislativo capace di tutelare “tutte” le identità e le parlate del Fvg, non solo quella friulana che già beneficia di fondi. La mozione, oltre che da Patrick Karlsen (Cittadini), Roberto Decarli (Trieste Cambia), Alessia Rosolen (Un'Altra Trieste), Piero Camber (Forza Italia) e Claudio Giacomelli (Fratelli d'Italia), è stata sottoscritta pure dal capogruppo Pd Marco Toncelli. Cosa che non piacerà al capo, Antonella Grim, che invece non vede di cattivo occhio la norma leghista. «Non è un argomento su cui creare divisioni - riflette la segretaria dem -. Il mio auspicio è che questa regione abbia il coraggio di rileggersi». Ma chi appoggia la mozione non è così d’accordo. «Tutte le identità devono avere pari diritti e uguale riconoscimento», ammonisce Cetin. Quindi perché non ci si preoccupa, per dire, del triestino? O del bisiaco? E il gradese? Il consigliere comunale fa pure notare che, durante il confronto in Consiglio regionale, «chi si è esposto in maniera critica è stato attaccato da certi ambienti friulanisti con inaccettabili accuse di friulanofobia». Il fatto è che, insiste l’ex Idv, la norma assegna «un consistente stanziamento di risorse», mentre da Barcola a Muggia nessuno ha visto analogo impegno.

Sì di Palazzo alla “Fieste de Patrie dal Friul”
la bandiera del "Friul"

In piazza Oberdan i friulani alzano gli scudi. «Su questi temi la cosa peggiore che si può fare è ricordarci a vicenda le risorse date a un territorio piuttosto che a un altro - ribatte il capogruppo Pd Cristiano Shaurli - il tema non sono i soldi ma il riconoscimento di una festa che già si fa». Mara Piccin (ex Lega): «La filosofia non è fare qualcosa per squalificare altri».

Lo scontro è inarrestabile. Dal Comune il dem Manuel Zeriul risponde che «forse ci sarebbero altre priorità con cui usare quel denaro». Dall’altra bancata il forzista Piero Camber allarga il ragionamento: «Non meravigliamoci allora se movimenti come il Tlt fanno breccia sull’orgoglio giuliano, in antitesi al Friuli...». Bruno Marini è pronto a dare battaglia in piazza Oberdan. «Una norma anacronistica - accusa - per difendere un’identità già riconosciuta con il bilinguismo». Il berlusconiano farà asse con il Pd Stefano Ukmar, della minoranza slovena: «La festa può svolgersi senza una legge». E con Giulio Lauri, il consigliere di Sel che da settimane si sgola con i colleghi invitandoli «a concentrarsi su problemi più seri».

Ma, com’era prevedibile, c’è già chi rilancia con altre feste. È il forzista Rudy Ziberna, che ha pronta una legge per “il Giorno della Venezia Giulia”. Come la prenderanno in Friuli? A tajut.

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