La passione per cinema e arte del negoziante sognatore

il profilo
Se c’era una persona che amava davvero la vita, quella era Emanuele Laghi, per gli amici Manuel. Nato a Trieste 69 anni fa, Laghi aveva costruito qui il suo piccolo impero commerciale, la catena di negozi che portava il suo nome, specializzata in jeans ma anche in capi d’abbigliamento con i marchi di ultimo grido.
Il suo primo punto vendita Manuel Laghi lo aprì nel ’73 in via San Lazzaro, davanti all’allora negozio di giocattoli Orvisi. Seguirono i fori di via Roma e viale XX Settembre. Agli inizi degli anni Ottanta decise poi di rincorrere il suo sogno, il cinema. Perché a Manuel la vita da commerciante stava un po’ stretta. Lui, creativo, entusiasta, sagace, aveva stretto amicizie importanti con diverse personalità del piccolo e del grande schermo e, volato a Roma, era riuscito anche ad avere una parte di un film con i comici Gigi e Andrea. Poi l’esperienza assieme a Gigi Borghese, nella produzione di altre due pellicole. Alla fine degli anni Novanta, Laghi tornò in pianta stabile a Trieste e, riscontrata la fine del boom delle vendite di jeans e di quel massiccio afflusso di acquirenti da oltre confine, decise di chiudere l’ultimo suo negozio ancora attivo, per abbracciare un’altra sua grande passione: la pittura. Diede così un taglio netto ai capelli che portava raccolti in lunga coda e iniziò una nuova sfida: quella di project manager per mostre ed eventi. Un’attività che prese forma soprattutto dopo il suo incontro con l’artista Marcello Lo Giudice. Per lo stesso artista, nel 2016, Manuel aveva ideato e curato infatti al Castello di Miramare la personale “Blu/ Bleu”, organizzando poi con alcune sue opere un evento anche al Maxxi a Roma.
Manuel - ricorda chi lo conosceva bene - alternava momenti di estrema allegria e spensieratezza ad altri malinconici. Perché era una persona estremamente sincera, anche con se stesso, e sapeva guardare con razionalità e talvolta severità alla sua vita, ma senza mai scaricare sugli altri le proprie difficoltà. Generoso anche negli affetti, era legatissimo alla famiglia. Si prendeva cura con devozione dell’anziana madre, era orgoglioso del figlio e adorava la compagna che condivideva con lui la passione per l’arte e la poesia. Era abitudine vederlo girare con la sua bicicletta, elegante, impeccabile. Un saluto ad un amico, poi un altro incontro per parlare di filosofia, e poi via alla ricerca di un altro interlocutore vivace a cui raccontare i propri progetti. Già, i progetti, quelli che a Laghi non mancavano mai: viveva per programmare nuove sfide, per regalare colore a qualche altra iniziativa. Amava la convivialità, le serate con gli amici di sempre, ma anche il silenzio. È stato lui a far sistemare una targa accanto ad uno scoglio nel contesto dello stabilimento Sticco che indica lo “Scoglio della meditazione - Silenzio prego”, dove spesso amava ritirarsi. «Era un visionario e un coraggioso – dice ora di lui Piero Fornasaro, amico di una vita di Manuel – con una sensibilità d’artista. Sapeva reinventarsi con gusto del teatro e con una costante tensione a migliorarsi. La scomparsa di Manuel chiude un’epoca».—
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