La parrucchiera del Tlt che insultò gli agenti

La donna presenzia al suo processo in aula e dichiara: «Sono imbarazzata, vengo giudicata da un tribunale ostile»
Giorgio Marchesich e Tiziana Severi
Giorgio Marchesich e Tiziana Severi

«Sono imbarazzata anche perché vengo giudicata da un tribunale ostile». Parole come queste - che ricordano gli strali dell’ex presidente Silvio Berlusconi rivolti ai giudici milanesi - sono state pronunciate in tribunale da Tiziana Severi, 55 anni, titolare del salone di parrucchiera in viale XX settembre, ma soprattutto militante attiva del Movimento Trieste Libera.

Severi si è trovata accusata dal pm Matteo Tripani di aver insultato e oltraggiato due agenti della squadra volante che avevano lasciato per alcuni minuti in viale XX Settembre nei pressi, appunto, del suo salone di parrucchiera l’auto di servizio. «Siete dei fannulloni che pensano solo a fare gli affari propri. A me hanno dato un sacco di multe e voi privilegiati lasciate la macchina dove volete. Vi dovreste vergognare», aveva detto la parrucchiera indipendentista. Quando poi i poliziotti l’avevano avvicinata, si era rifiutata di fornire loro le proprie generalità. L’episodio, rievocato davanti al giudice Massimo Tomassini, porta la data del 1 marzo 2013. La parrucchiera è stata difesa dall’avvocato Edoardo Longo. I poliziotti sono stati assistiti dall’avvocato William Crivellari.

Il processo è stato uno dei tanti che hanno caratterizzato l’azione sul territorio del movimento guidato da Roberto Giurastante. Nello scorso mese di febbraio in occasione della prima udienza del processo nei confronti della militante accusata di oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di fornire la propria identità a pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, l’avvocato difensore, Edoardo Longo, aveva presentato un’istanza chiedendo al giudice Massimo Tomassini di astenersi dal procedimento alla luce della burrascosa udienza del 17 luglio di due anni fa e della denuncia penale avanzata nei confronti degli aderenti al Mtl presenti in aula dal giudice. Tomassini aveva respinto l’istanza. Longo aveva “risposto” con formale atto di ricusazione, con richiesta di trasmetterlo alla Corte d'Appello. Il magistrato aveva disposto sì l'immediato invio dell'atto alla Corte d'Appello, stabilendo però nel contempo di proseguire con il procedimento. A quel punto l'avvocato Longo aveva ribattuto depositando eccezione per difetto di giurisdizione ed eccezione di legittimità costituzionale dell’articolo 1 del Codice penale. Opposizioni che entrambe erano state ritenute da Tomassini infondate. In aula hanno deposto alcune dipendenti della titolare del negozio. Ma sono stati più i «non ricordo» che le certezze. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 17 aprile. (c.b.)

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