La parola ai giovani dem dopo le dimissioni di Zingaretti: «Ripensiamo il Pd»
TRIESTE Una mossa che nessuno avrebbe immaginato, impossibile da intravedere all’orizzonte. Così è stata etichettata da molti la scelta di dimissioni compiuta dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Benché la notizia sia giunta inaspettatamente, c’è chi sostiene che qualche avvisaglia fosse da tempo alla luce del sole. È una delle opinioni che si raccolgono, a chiedere che ne pensino della situazione - e del futuro del partito - i giovani dem della nostra regione. «Nelle ultime dichiarazioni Zingaretti ha ribadito un problema di solitudine che aveva già espresso nel suo post. E, considerando le ultime settimane di continui litigi dentro il partito, credo che le dimissioni non siano state così inaspettate – dice Morgan Baliviera, 22 anni, segretario regionale dei Giovani democratici -. Non mi riferisco solo agli scontri legati alla scelta dei ministri. Ma anche a quelli che il partito si trova ad affrontare ormai da un po’». Adesso però «serve capire da che parte vogliamo stare, chi abbiamo intenzione di rappresentare, quali proposte ci sono al centro della nostra agenda politica. Per farlo, occorre dare il via a una fase di confronto, che non si basi solo sulle parole. Ma anche sui fatti».
La parentesi caotica potrebbe così trasformarsi nel punto di partenza da cui ricominciare a costruire. «Non concordo con chi sostiene che il Pd sia perduto. C’è solo bisogno di uno scossone. E anche le dimissioni di Zingaretti potrebbero rappresentare quello scossone – conclude Baliviera -. Comunque, il piano nazionale è diverso da quello territoriale, dove invece vedo tante persone che si stanno dando da fare».
Anche un altro Giovane democratico, Jadran Vecchiet, 23 anni, sottolinea innanzitutto come la crisi non sia esplosa dal nulla. «Le dimissioni sono una soluzione molto radicale, che ci ha sorpresi tutti. Premesso ciò, molte delle critiche avanzate dall’ex segretario nel suo post sono condivisibili. È da ancor prima della nascita del governo Draghi che invece di discutere di programmi e di contenuti si parla solo di chi mettere a ricoprire una carica piuttosto che l’altra – dice Vecchiet -. Un partito con percentuali come quelle del Pd deve occuparsi anche di altro, non solo di poltrone. E deve essere in grado di abbandonare la vocazione a governare a tutti i costi, per ripensare a un rapporto con la società».
Nonostante gli sconvolgimenti e le delusioni delle ultime ore, c’è chi continua a dare pieno appoggio al cammino politico che l’ormai ex leader Pd, dall’inizio della sua segreteria, aveva intrapreso. Dice Alice Dalpiaz, 27 anni, segretaria dei Giovani democratici di Pordenone: «Ci sono rimasta male quando ho letto il suo post. Ho sostenuto Zingaretti all’ultimo congresso e ho ancora fiducia in lui. Il problema è che, con l’ultima crisi di governo, sono riemersi all'interno della forza politica meccanismi che lui aveva tentato di scardinare». E lo aveva fatto, secondo Dalpiaz, «avviando un processo di apertura verso l’esterno, verso altre liste civiche del centrosinistra. Era un percorso che mirava a fare del Pd il partito delle persone e non più un partito divisivo. Spero che si riprenda questa linea, al più presto».
Bocche cucite fra i Giovani democratici di Udine, dove è Alessandra Bernardis, 24 anni, a spiegare che «la situazione è fin troppo complicata, per diversi aspetti. Fare un commento così a caldo non è semplice, ci sono tante variabili da valutare». Una scelta "attendista", come la definisce il suo “collega” dem Iacopo Cainero, 25 anni: «Prima di esprimerci, noi di Udine abbiamo deciso di aspettare l’assemblea nazionale. Solo a quel punto avremo le idee più chiare su quanto sta accadendo. In base al dialogo che si aprirà in quella circostanza, faremo le nostre valutazioni». —
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