La pallina a 1,40 euro non ferma la corsa al gelato da Zampolli

Riapre la gelateria Zampolli di via Ghega e il prezzo della pallina aumenta di dieci centesimi, arrivando a 1,40 euro. Lo storico spazio per il gelato a Trieste ha deciso il ritocco dopo molto tempo in cui l’aveva tenuto bloccato sull’euro e trenta: «Esattamente erano otto anni che non lo modificavamo» fanno sapere da dietro il bancone.
Dopo la chiusura invernale, tradizionalmente Zampolli riapriva verso la metà di febbraio, mentre per quest’anno la data è coincisa con il primo giorno di marzo. «È stata la prima volta dal 1972 che ci siamo ritrovate ad aprire la gelateria mentre fuori nevicava. È stato pazzesco, veramente bellissimo» raccontano da dietro il banco frigo.
Un esercizio pubblico fa i conti soprattutto con i clienti i quali, che ovvietà, hanno sempre ragione: «Sinceramente per me non fa alcuna differenza, anzi credo che un euro e 40 centesimi per una pallina di gelato sia giusto» dice Annalisa Metus, designer che una volta alla settimana viene a mangiarlo qui da Zampolli. «Per me è un rito fin dai tempi del conservatorio. Poi negli ultimi anni ho iniziato a venire assieme a mio figlio». La riapertura delle gelaterie triestine ha avuto luogo in contemporanea con l’abbassamento delle temperature. «Per me l’importante è che la gelateria sia un posto caldo – continua Annalisa –, perché, tra le altre cose, lo prendiamo e ci sediamo sempre, non capita praticamente mai di acquistarlo e di portarlo via». Per Annalisa il gelato da Zampolli «rappresenta la pausa prima di far tornare suo figlio a lezione di violino». Il Conservatorio Tartini infatti è dietro l’angolo.
«Secondo me non sono trascorsi otto anni da quando il prezzo è stato ritoccato l’ultima volta» sostiene Nicola, pianista e concertista. «Io prendo il gelato qui da dieci anni e ricordo altri prezzi, anzi credo che voi della stampa dovreste dire loro di abbassarlo». Al netto del rincaro – l’aumento del prezzo delle materie prime incide sul costo finale – i frequentatori della gelateria sono concordi su un elemento: «Il gelato è buono, uno dei migliori».
Molti non sapevano dell’aumento del prezzo. «Devo essere onesto, io non ne sapevo nulla» afferma Davide Furlanetto, insegnante di matematica e fisica. «Pensavo fosse un euro e trenta, però devo dire che spesso al prezzo corrisponde anche la quantità di gelato: più costa e più la pallina è grande». Giulietta Pinato, insegnante, torinese di nascita è felice per la riapertura: «È una buona idea aver riaperto adesso, credo che non sia importante se la temperatura fuori è gelida o meno. Se il gelato è buono allora le persone lo mangiano in ogni stagione». Per Davide è la stessa cosa: «Sono felice, è stata una bella sorpresa trovarlo aperto. Se fa freddo magari si va a mangiare una pizza, invece oggi abbiamo optato per il gelato. Non credo proprio che conti la temperatura esterna».
In concomitanza con la decisione di riaprire Zampolli, la macchina collettiva dei social si mette in moto e se non assume i contorni del trend topic (quando un argomento o discussione diventa improvvisamente il più dibattuto, ndr) poco ci manca. Giulia Cosolini posta una fotografia di un cono a due gusti e scrive: «Altro che neve, questo è l’evento di oggi». «Ma la pallina quanto costa?» chiede Francesca Pitacco. Ed è il “la” che fa partire la discussione sul prezzo. Sono però più numerosi i commenti sulla qualità del gelato piuttosto che sull’aumento. Anche Laura Rossi posta una fotografia e scrive «Queste sono le info importanti per la nostra sopravvivenza».
Secondo le simpatiche gelataie «ad un certo punto le persone hanno iniziato a scattare fotografie con il cellulare alle coppette». Mimando il gesto dello scrivere sullo schermo degli smartphone una dipendente afferma che «i ga fato partir el tam tam. Iera pien de gente».
Dietro il bancone poi squilla il telefono. «Sì signora, gavemo verto ieri. Ah, la vol vignir zo a cior una vaschetta? Va ben signora, la ’spetemo». Qualcuno scriveva «l’importante è che se ne parli». I dieci centesimi di aumento in effetti sembrano non spaventare nessuno degli affezionati.
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