La nuova vita del Villaggio del fanciullo
La miseria, quando non uccide, sollecita nuove idee per tirare su la testa. In questi giorni stanno arrivando inedite notizie di questo genere ma la più scoppiettante scende da Opicina, e nasce negli 11 ettari che dal dopoguerra a oggi ospitano il Villaggio del fanciullo con le sue attività di formazione professionale, comunità di accoglienza, progetti di assistenza sociale, ma anche tipografia (oggi in crisi).
La situazione finanziaria nonostante 108 dipendenti e i 14 mila ragazzi transitati per l’area in 63 anni di lavoro per enti pubblici e ministeri, per apprendisti e ragazzi desiderosi d’imparare un mestiere (da qui escono meccanici, cuochi e stampatori) è un rompicapo di estenuanti difficoltà, una corsa sfiatata tra 20 conti correnti diversi, come spiega qui sotto il vicepresidente, ma il gruppo si è seduto in circolo e alla domanda “che facciamo?” è stato in grado di dare un intero catalogo di risposte.
«Nell’ultimo anno - spiega il coordinatore Davide Carboni - abbiamo fatto un’intensa attività di progettazione, anche per riconvertire i dipendenti della tipografia (in crisi, da ristrutturare con tecnologia digitale e sviluppando soprattutto la legatoria) che fino a novembre sono in cassa integrazione a rotazione: erano 23, quattro sono già passati ad altre mansioni, in tutto dovranno restarne 8-10». I progetti sono tanti: prima di tutto costruire nel comprensorio un asilo nido per 99 bambini ma con moduli da 20, c’è l’impegno di un contributo regionale da 200 mila euro, il costo però è di 800. Si cercano aiuti e sponsor. Si vuole confermare il centro estivo, già avviato lo scorso anno e creare (questa è proprio bella) un “ristorante didattico” che fornisca attività di ristorazione e catering, e soprattutto possa fare da ristorante “dei ragazzi per i ragazzi” a favore delle gite scolastiche ed entrando come fornitore nei programmi di Turismo Fvg. Mete vicinissime delle gite d’istruzione sono Grotta gigante, Monte Grisa, Carsiana, foiba di Basovizza. Purtroppo al momento non c’è il tram. Ma Opicina potrebbe organizzare pranzo a prezzo calmierato nella bella sede del ristorante già attivo come scuola al Villaggio, con possibilità di parcheggiare nel “campus” anche per i pullman delle scuole, che oggi in città sono privi di approdo.
Poi si sta pensando a un progetto per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (rifiuti Raee): «Un impianto di recupero che al momento non esiste in tutta la regione - dice Carboni - e nel quale potrebbero ben impiegarsi i nostri allievi meccanici con opportuna formazione».
Il senso è trasformare un’opera nata come assistenziale in una centrale produttiva (di lavoro e di soldi) per i giovani, e qui s’inserisce un’altra idea, quella di aprire una officina meccanica in grado di realizzare controllo dei gas di scarico, revisioni e “tagliandi” per auto e moto. Da ultimo visto che terreni e “verde” a Opicina non mancano, c’è in agenda la volontà di fondare una piccola produzione di prodotti tipici utilizzando le “borse lavoro” in collaborazione con alcune aziende locali.
E non è mica finita. Con forze proprie e qualche aiutino i dirigenti sperano di poter ristrutturare finalmente i campetti di calcio a 11 e a 7 di cui dispongono, e renderli agibili, mentre su un altro fronte è già in lavoro la stampa del prossimo calendario (stavolta in vendita e non più in regalo) secondo la nuova formula più accattivante, dedicato a una seconda serie di ricette. Il primo è stato un successo. «I nostri ragazzi sia fanno il progetto grafico, sia cucinano e propongono le ricette, e sia corredano tutto con abili vignette».
Il Villaggio del Fanciullo, a lungo guidato da don Piergiorgio Ragazzoni oggi presidente onorario, è frequentato da 130 ragazzi allievi dei corsi triennali di prima formazione post-terza media, che escono con la qualifica di meccanico, cuoco o pasticcere e stampatore; 350 apprendisti per 120 ore di formazione ciascuno (ed è Opicina che fa da capofila regionale di tutti i Centri di formazione); 120 corsisti che seguono i progetti di formazione finanziati dal Fondo sociale europeo e i corsi di riqualificazione per chi ha perso il lavoro e vuole impararne un altro.
Un po’ troppo nascosto alla vista, il Villaggio del fanciullo si era fin qui caratterizzato per l’indispensabile azione di supporto a ragazzini stranieri senza famiglia, a minorenni inviati dal Tribunale, a giovani senza genitori o da questi allontanati. Ma una sua riconversione capace di creare davvero lavoro al proprio interno sarebbe una svolta, specie adesso che lavoro “fuori” non si trova e i giovani sono nuovamente sollecitati a non disprezzare una vocazione professionale.
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