La nuova vita del Savoia, tra suite da sogno il bar e la hall completamente ridisegnati

Tour guidato attraverso i nuovi locali di un hotel costato 21 milioni
Che stanze potrebbero stuzzicare di più le ospiti vip del rinato ”Savoia Excelsior”? Magari la suite ricavata al terzo piano sopra l'appartamento dell'Imperatore, dove, accarezzate dall'ovattato color ”Tiffany” degli arredi, l'azzurro della gioielleria più famosa del mondo, potranno rilassarsi sul letto dal grande baldacchino a quattro montanti o allungarsi nella vasca bianca al centro della stanza da bagno, simile a quella che amava Paolina Bonaparte.


Chi avrà un po' di pazienza e prenoterà un soggiorno a Trieste tra qualche tempo, potrà scegliere il gioiello della ristrutturazione, la ”Cruise suite”, alla quale si sta ancora lavorando: un appartamento di centodieci metri quadrati nell'angolo in alto a destra dell'ultimo piano dell'albergo, con guardaroba, studio, camera, due bagni, il salotto e la sala da pranzo che si affacciano sul mare e una piccola cucina cui si accede dal corridoio, separata dal resto degli ambienti, dove si possono discretamente far salire dall'esterno delicatessen gastronomiche e anche un esperto che curi la confezione dei piatti per una cena selezionata.


Tutto è pronto, o quasi, per aprire di nuovo le porte dell'imponente palazzo sulle Rive, il cui restauro, durato oltre due anni e costato circa ventun milioni di euro alla catena Starhotels, sarà svelato al pubblico il 18 giugno. Solo allora, telecamere e macchine fotografiche, potranno percorrere e immortalare gli interni di questa massiccia ristrutturazione, che ridistribuendo gli spazi, valorizzando gli elementi originari dell'edificio, eliminando le ”incrostazioni” anni '70 dell'arredamento, portando in primo piano la luce naturale a illuminare le sale comuni, vuole restituire al Savoia la monumentalità pensata dal suo ideatore, il progettista austriaco Ladislaus Fiedler.


GLI INTERNI. Immaginiamo un tour ideale in anteprima dentro l'albergo, guidato dall'architetto che ha disegnato il suo nuovo volto, la fiorentina Elena Carrabs, esperta nella ristrutturazione di hotel, che si è dedicata al progetto dagli inizi del 2006. Lei lo definisce un restauro ”sartoriale”: perché non solo sale e corridoi hanno ritrovato l'originale eleganza, ma perché ogni minimo dettaglio, dai mobili ai tessuti, dalle lampade ai pavimenti, è stato disegnato con la maniacalità di un vestito di alta couture, perfetto anche nelle fodere, negli interni che non si vedono e con il vezzo delle ”cifre”, come nei corredi chic.


LA HALL. Ricordate la pesante reception a destra dell'ingresso, quella che sembrava un banco di prenotazione delle compagnie aeree, interminabile e irrazionale, appoggiata sopra una moquette blu? È stata spostata a sinistra, realizzata in legno e più contenuta, in modo da permettere al visitatore che arriva l'immediata visione dello scalone monumentale del 1911, uno degli elementi indispensabili del grand hotel, secondo la tipologia ottocentesca. A destra, ora, c'è il cuore dell'albergo, il bar, originariamente luogo d'incontro per le trattative commerciali: il pavimento di pietra chiara cattura la luce e valorizza le decorazioni con festoni d'oro sul soffitto, le colonne, il lampadario centrale di vetro, un pezzo d'antan recuperato. L'ex bar, un tempo confinato in fondo alla sala, oggi è diventato una sala ”lounge”.


IL GIARDINO D’INVERNO. È qui l'elemento più spettacolare del pianterreno, una cupola di vetro alta circa un metro e mezzo, da cui entra la luce naturale della corte interna dell'albergo e che ha preso il posto del pesante mega-lampadario a bocce beige e gialle del vecchio bar, molto Seventies. La corte aperta taglia tutti i cinque piani del palazzo e su di essa si affacciano i terrazzini interni e le finestre con bellissimi vetri d'epoca, colorati a motivi di tralci gialli, azzurri e rossi, di ispirazione rinascimentale. In questo ”giardino d’inverno” di vetro e acciaio gli ospiti godranno della luce naturale di giorno, mentre la sera ammireranno le finestre artistiche sovrastanti, illuminate dalla luce dei corridoi.


Anche le sale riunioni hanno cambiato aspetto. Al pianterreno sono quattro: le due ampie stanze sul fronte mare, nel 1911 sede del ristorante dell'albergo, e ora valorizzate nelle decorazioni di pareti e soffitti, liberate dalla vecchia moquette e impreziosite dalla boiserie, creata apposta. Più piccole quelle sul retro, l’una all’epoca adibita a cucina, dove sono stati riaperti i lucernari originali, e l’altra che prende luce da tre enormi finestre aperte su via Boccardi.


Il primo pezzo che l'ospite incontra entrando al Savoia è una grande bussola girevole decorativa. Prendendo a sinistra, dopo la reception, si apre il ristorante, un po' ridimensionato perché liberato da quella sorta di inutile anticamera con i divani di pelle nera, che adesso ospita gli uffici legati di manager e addetti all’accoglienza.


AI PIANI. Saliamo al primo piano, dotato di ventitrè camere e cinque sale riunioni, due in più rispetto al passato. Accanto alla più importante, la ”Sala Imperatore”, c'è un bagno originale, sempre rimasto nascosto agli ospiti, con pavimenti, pareti a piastrelle, rubinetteria d'epoca e accessori originali, che potrebbe essere valorizzato lasciandolo a vista, protetto da un vetro. Gli altri piani hanno trenta ambienti ciascuno, tra camere e suite, il quinto ventotto e l'appartamento ”cruise”. Al sesto, ancora in via di destinazione, potrebbe nascere un centro benessere, con aree per trattamenti e massaggi e una micro palestra.


LE TINTE. I colori dell'arredamento? Neutro con bordature diverse a seconda dei piani, rosso corallo al primo, melanzana al secondo, tiffany dal terzo al quinto. Chiari o in legno wengè scuro i mobili, tutti disegnati da Carrabs, così come le finiture e gli accessori, con grandi specchi alle pareti che riflettono il mare, mentre i bagni sono realizzati in marmo toscano con venature dorate incorniciato da marmo scuro, secondo il gioco di bordi e grafismi che caratterizza tutto l'albergo.


Tre nuance di grigio sono state scelte per la facciata, in modo da creare un raccordo tra il cemento armato con cui è stato costruito l'albergo - materiale molto innovativo per l'epoca - e le colonne in pietra d'Aurisina e per far risaltare il profilo dei bow window, che Fiedler progettò ispirandosi alle ”scatole” del Ponte vecchio, da viennese innamorato del classicismo fiorentino.


Solenne e aristocratico, un albergo destinato ad accogliere nel lusso e nel comfort imprenditori, commercianti, ricchi viaggiatori di una Trieste indaffarata. Così lo immaginò il progettista e così, il più possibile fedele alla sua natura, vogliono restituirlo l’architetto Carrabs, che se ne è innamorata, e la proprietà Starhotels che ci ha investito molto e ne vuol fare uno dei suoi gioielli.


Fiedler avrebbe voluto arricchire il palazzo con due torrette laterali, ma il suo eclettismo, già all’epoca criticato senza pietà proprio sulle colonne del ”Piccolo”, in questo caso venne giudicato eccessivo. Al loro posto, sul progetto conservato negli archivi del Comune, rimangono soltanto due inequivocabili croci rosse.
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