La nuova tecnologia riapre i faldoni dei delitti irrisolti
Sei poliziotti della Squadra mobile si stanno occupando dei casi irrisolti, dei cosiddetti cold case. Da qualche giorno, secondo un programma attivato con la Procura e il ministero dell’Interno, hanno riaperto i faldoni delle indagini dell’omicidio dell’ispettore Arnaldo Franceschino e di quello di Marina Sever, in arte maga Malika. Ma sotto la lente degli agenti sono tornati anche gli assassini che videro vittime Albina Perez e di Alma Prasel Stamatis. La polizia sta esaminando e ristudiando i fascicoli degli omicidi le cui indagini non hanno finora portato a risultati concreti. Ma con una novità sostanziale: la squadra “cold case” può ora avvalersi di sofisticate tecniche scientifiche, metodologie impossibili fino a poco tempo fa.
Gli investigatori della Mobile in particolare stanno ristudiando i rilievi effettuati dai loro colleghi al momento dei singoli fatti di sangue. E stanno riesaminando questi elementi utilizzando soprattutto le nuove tecniche scientifiche. Come per esempio quella del Dna. Una volta ottenuti questi elementi li confrontano per esempio con quelli acquisiti degli interrogatori resi al momento delle prime indagini. «Già nei giorni scorsi abbiamo trovato elementi molto interessanti in merito ad alcuni omicidi rimasti senza colpevoli. Sono state trovate impronte che al momento non era stato possibile classificare. Ma ora, grazie alle nuove metodologie, si riuscirà sicuramente a trovare un nome e un cognome», dice il capo della Mobile Mario Bo: «Molti particolari finalmente saranno chiariti, ne sono convinto».
All’esame sono finite, per esempio, le tracce di saliva lasciate su alcuni mozziconi di sigaretta e minuscoli frammenti di pelle recuperati su uno straccio sporco che era all’interno della Panda grigia dell’ispettore Arnaldo Franceschino trovata il 22 maggio del 2000 in via Belpoggio, vicino a una sede dei servizi segreti militari. Coincidenza quanto mai strana, dettata forse dalla volontà di suggerire un ipotetico coinvolgimento dell’ispettore - che fu poi trovato cadavere in Carso - con il mondo degli 007.
Allo studio degli investigatori anche alcune impronte pare mai focalizzate dal punto di vista tecnico che erano state al tempo trovate nell’abitazione di Albina Brosolo Perez, una donna di 77 anni, minuta e gentile che era stata ammazzata il 7 novembre del 2000 nel suo appartamento al terzo piano di via Carducci 28. Inequivocabili i segni di strangolamento sul collo. Ma sul corpo non era stato trovato alcun segno di ferita. Per questo omicidio era stato indagato - ma poi prosciolto - il figlio Nevio Perez.
Marina Sever, in arte Malika, era stata uccisa a martellate e forbiciate il 5 novembre del 1977 nel suo appartamento-studio in via Flavia. Sul pavimento c’erano numerose tracce di sangue, sulla porta alcune impronte che con le nuove tecniche potrebbero appunto essere codificate a soprattutto ricondotte all’identità del probabile assassino. Il quarto caso esaminato è quello di Alma Prasel Stamatis, la non vedente trovata cadavere il 27 gennaio 2006 in un appartamento in via Pecenco 4. Il coltello era stato lasciato cadere a terra ma non erano state trovate impronte. Si era ipotizzato che l’assassino avesse usato dei guanti. Ma ora anche questi elementi saranno riesaminati. Con tecniche che promettono risultati fin qui non raggiunti.
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