La nuova sfida dei No ovovia a Trieste: «Una grande manifestazione»

Cassato il quesito referendario, il comitato aggiorna il suo dossier, già nelle mani del ministro Patuanelli, e annuncia un evento di protesta «entro fine maggio»

Lilli Goriup
Un rendering che offre una previsione del futuro tracciato della cabinovia dal frontemare al crinale carsico
Un rendering che offre una previsione del futuro tracciato della cabinovia dal frontemare al crinale carsico

TRIESTE. Il Comitato No ovovia non intende retrocedere di un passo. Da un punto di vista tattico, la sua prossima mossa sarà indire entro fine mese una manifestazione di protesta, compresa in una più ampia strategia di logoramento.

È quanto emerso questo sabato mattina al Circolo della stampa, dove gli oppositori della cabinovia hanno convocato i giornalisti per spiegare il proprio punto della situazione, una volta perduta la pedina del referendum. Contestualmente, è stato presentato l’aggiornamento del dossier tecnico sulle ragioni della contrarietà al progetto, tra cui «il buco da 100 milioni di euro in 40 anni che ricadrebbe sulla collettività», con tanto di rendering.

Una copia del fascicolo si trova già nelle mani del ministro Stefano Patuanelli, mentre in Parlamento aspettano di essere discusse due interrogazioni a tema, presentate da Rossella Muroni (Misto) e Sabrina De Carlo (M5s).

Tornando a questo sabato mattina, sono intervenuti il coordinatore William Starc, l’architetto Gabriella Robba, il geologo Bruno Grego ed Elena Declich, residente lungo il futuro tracciato dell’impianto a fune.

«La bocciatura del quesito referendario era un’opzione tenuta in conto», ha esordito Starc: «Mi limito a evidenziare che la decisione dei garanti, sull’esclusiva competenza comunale, si rifà a una sentenza del Consiglio di Stato riferita a un impianto chimico. Che ci siano finanziamenti Pnrr per il trasporto pubblico, poi, va scisso dall’autonomia economica di un ente locale. In ogni caso noi, con le 33 associazioni che finora ci hanno supportato, continueremo ad agire su più livelli».

Quali? «Innanzitutto aspettiamo di poter valutare, carte alla mano, i risultati degli incarichi dati su singoli progetti», ha proseguito l’architetto: «Hanno annunciato che la stazione a monte non sarà più Campo Romano bensì il quadrivio di Opicina. Ciò comporterà un aggravio dei disagi per i residenti e un incremento dei costi. Una parte della maggioranza ci dà poi implicitamente ragione, chiedendo un prolungamento a Monte Grisa, motivato dall’uso prevalentemente turistico dell’opera: il ministero ha stanziato fondi per il trasporto pubblico di massa. Faremo leva su questo. E interloquiremo con Regione e Roma per bloccare l’iter. Parallelamente continueremo a informare la cittadinanza. Entro fine maggio ci sarà pure una grande manifestazione».

È stata poi mostrata la simulazione del tracciato che si può vedere nelle immagini qui sopra. L’ha realizzata il team tecnico-scientifico del Comitato No ovovia, secondo cui tale percorso causerebbe «danni irreparabili a paesaggio e ambiente. Una parte consistente, poi, passa sotto Monte Radio. Il millantato panorama sarebbe in realtà poca cosa». Tra il pubblico c’erano esponenti di At, Pd, M5s, M3v e Cgil. «Ribadiamo la nostra contrarietà a un progetto insostenibile», si legge in una nota dei dem Roberto Decarli e Ugo Poli: «Il sindaco Roberto Dipiazza sta calpestando la volontà dei cittadini».

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