La nuova mazzata sui rifiuti mette in allarme i diportisti
Nuova tegola sui diportisti: è in arrivo la tassa “sui rifiuti prodotti a bordo”. La legge è del 2003, non è stata ancora applicata, la Regione infatti deve prima trovare un “gestore” per questi rifiuti. La prima a muoversi, anche in Italia, è la Capitaneria di porto di Monfalcone.
Già 4 anni fa si è cominciato a parlare della legge europea che interessa soprattutto le grandi navi. Ma la Capitaneria di porto locale si è mossa con il documento “Piano di raccolta dei rifiuti prodotti dalle navi e dei residui del carico”, e a parte le grandi navi, che a Monfalcone vengono solo costruite ma poi se ne vanno, il peso della normativa ricadrà sui diportisti, sui cantieri (molti già attrezzati) sui marina, gli approdi nautici e le società veliche.
Lo hanno spiegato gli ufficiali della Capitaneria, lanciando il progetto pilota, lo scorso 13 marzo in una riunione nella stessa sede alla quale sono stati convocati i titolari di cantieri, marina, circoli velici, oltre che funzionari della Regione. Un segno chiarissimo che le procedure si stanno sbloccando e le nuove regole potrebbero entrare in vigore. E soprattutto partirà la nuova tassa: si va da 30 euro l’anno per le imbarcazioni sino a 4,99 metri a 60 per quelle tra 10 e 14,99 fino ad un massimo di 150 euro per quelle uguali o superiori ai 24 metri.
Per non spaventare troppo gli operatori, è stata annunciata dalla Capitaneria (risulta dal verbale, al punto “a”) la proposta della riduzione del 30% delle tariffe per le unità da diporto stanziali aventi una lunghezza massima di 14,99 metri, “dovuta al periodo di crisi attuale”. Non è l’unica possibilità di riduzione, ci sono tariffe speciali per le unità da pesca e altre ancora. Un regolamento dettagliato, complicato, che prevede controlli e sanzioni. E che, in questo quadro kafkiano tipicamente italiano, prevede la tassa anche per tutti i diportisti che approdano solo occasionalmente a Monfalcone. Si va da 3 a 15 euro al giorno a seconda della lunghezza. Chi farà da esattore?
La procedura è un capolavoro: il marina o l’approdo nautico dove arriva la barca dovrà segnalare alla Capitaneria l’ormeggio, a sua volta l’Autorità marittima dovrà avvertire il “gestore” del sistema di smaltimento dei rifiuti che dovrà precipitarsi sul posto e riscuotere la tassa a seconda dei giorni di permanenza. Questo vale per qualsiasi turista estero, ma anche per l’italiano che arriva in barca ed è di un’altra regione che non sia il Fvg. Tutti gli altri, i diportisti stanziali, probabilmente pagheranno un “bollettino” annuale.
Il sistema non partirà fino a che la Regione non farà un bando per individuare il famoso “gestore” privato del piano di raccolta dei rifiuti, che dovrà occuparsi dello smaltimento e seguire le piazzole ecologiche dove i diportisti dovranno portare questi rifiuti. Quali rifiuti? Bella domanda, a quanto risulta non quelli del cibo e delle provviste di bordo, ma piuttosto olii, acque di sentina e “residui generati dall’imbarcazione” o da lavori eseguiti a bordo. Un vero giallo anche perché gran parte dei lavori vengono eseguiti nei cantieri dove è prevista tutta una procedura per i rifiuti delle lavorazioni.
Ma c’è anche la chicca delle piazzole ecologiche, un nodo che ha lasciato turbati molti operatori. Ma l’unico a rompere il silenzio (nessuno ha voluto commentare, l’atmosfera nel comparto a Monfalcone è torrida e c’è un clima di terrore dopo i blitz e i controlli a raffica fatti in zona su questioni ambientali) è il responsabile del marina Hannibal, Sergio Lapo, già presidente della Svoc, una vera autorità nel campo. «Sono perplesso su molti aspetti - dice - tra questi il problema del gestore che, non lo farà per beneficienza. Avrà tutto l’interesse a limitare il numero di piazzole. Aree che avranno ingresso con le chiavi: già mi immagino il caos delle centinaia di chiavi che dovremo consegnare ai diportisti...».
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