La nuova “disfida” degli esami in sanità
TRIESTE. Con 10 euro di superticket in meno, anche se non per tutti, la sanità pubblica rafforza la sua economicità rispetto a quella privata. Ma, sull’altro fronte, le strutture convenzionate ribattono con alcune prestazioni in tariffa agevolata, come fossero “sconti”, e soprattutto con tempi di attesa ridotti. Un mix che punta ad attirare soprattutto l’utenza intermedia, quella non esente dal pagamento del ticket, ma che non dispone di redditi alti.
Il confronto su alcune prestazioni molto comuni va fatto distinguendo la situazione attuale da quella della prossima primavera. Da inizio maggio, così ha definitivamente deciso la giunta regionale, partirà la stagione senza il superticket per i contribuenti sotto i 15mila euro di Isee e con la rimodulazione del balzello per chi invece supera quella soglia. Fermo restando che per la partita ticket devono comunque entrare in cassa 13 milioni di euro all’anno, la Regione ha concordato con il ministero dell’Economia e delle Finanze nuove quote a salire a seconda del costo della prestazione.
Per esami di valore inferiore ai 5 euro non si pagherà alcun ticket al servizio pubblico, mentre si dovrà mettere mano al portafogli per 1,5 euro per prestazioni tra i 5 e i 10 euro, 3 euro per quelle tra i 10 e i 15 euro, 4,5 euro tra i 15 e i 20 euro, e così via fino a superare gli attuali 10 euro nel caso in cui le prestazioni costino oltre i 35 euro, con il massimo di 20 euro per quelle sopra i 70 euro. Ecco allora che per l’esame completo delle urine si passerà in ogni caso da 13 a 3 euro e per il prelievo di sangue venoso da 13,4 a 3,4 euro, mentre per l’emocromo senza formula leucocitaria i cittadini pagheranno o 5,3 o 6,8 euro a seconda che il loro Isee sia sotto o sopra i 15mila euro.
Il confronto con il privato? Stando alla tariffe medie previste nelle diverse strutture regionali, nel caso di prestazioni di basso costo non si registra alcuna differenza. Il privato risulta inoltre competitivo anche su altri esami come Rx torace (35 euro contro i 35,4 del pubblico), elettrocardiogramma (20 euro contro 18) e Pap test (24 euro contro 22,1), sempre nel caso di Isee sopra i 15mila euro. Più alte le differenze su ecocardiogramma, ecodoppler tronchi sovraortici, visite generali, oculistiche, ginecologiche e neurologiche, mammografie. Ma nel caso appunto di tariffe agevolate si può scendere dai 120 euro della libera professione a 50 euro, sempre una quindicina in più delle strutture del Ssr, ma con tempi di attesa più brevi.
Il pubblico si fa invece nettamente preferire, parliamo sempre di costi, su esami più complessi come colonscopia, gastroscopia, tac e risonanze magnetiche dove nel privato si viaggia tra i 150 e i 275 euro contro 46. Trattandosi peraltro di prestazioni di costo superiore ai 70 euro, da maggio nel Ssr il ticket sarà di 20 euro e si salirà dunque a un totale di 56 euro (sempre per chi ha Isee sopra i 15mila euro).
Pubblico o privato dunque? Il pubblico, con l’operazione taglia-ticket, ha sicuramente ridotto alcune tariffe. Ma il privato per talune prestazione mette generalmente a disposizione tariffe competitive e tempi ridotti rispetto a quelli per l’accesso in convenzione. Per la libera professione, dove i costi si alzano, i tempi sono ancora più brevi e vi è la possibilità di scegliere il professionista cui affidarsi. Va anche ricordato che i tempi lunghi per l’accesso in convenzione dipendono dal fatto che i budget assegnati dalla Regione si sono ridotti in tempi di decreto Balduzzi, e devono essere suddivisi in modo tale da coprire i 12 mesi dell’anno. Ciò impone alle strutture accreditate un severo contingentamento delle prestazioni erogate, e di conseguenza la creazione di liste di attesa. La scelta di proporre il privato a tariffe scontate intende favorire anche l’utenza intermedia, non esente dal ticket, per la quale l’accesso in libera professione tradizionale potrebbe essere oneroso.
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