«La nuova Casa del Parto? Trionfalismo eccessivo»
«La Casa del Parto? Restiamo con i piedi per terra».
Diego Moretti, consigliere regionale di maggioranza, getta acqua sul fuoco dell’entusiasmo. Premette che la presentazione delle proposte del Gect in materia sanitaria sono interessanti e rappresentano un punto importante di discussione concreto su cui lavorare. «Proposte - aggiunge - che sono in linea con l’articolato del disegno di legge della riforma sanitaria che, tra le altre questioni incentiva la collaborazione transfrontaliera, che andrà in discussione in consiglio regionale a fine settembre».
«Ma mi lascia molto perplesso il trionfalismo sulla Casa del Parto o Casa della Maternità (per la quale sembra non esserne ancora definita l’ubicazione): si tratta di una struttura, ve ne sono sei attualmente in Italia, che per l’approccio demedicalizzato per i parti a basso rischio rappresenta certamente un’innovazione per la sanità italiana: qual è il problema, quindi, peraltro ben evidenziato dalla comparazione fatta dal Piccolo qualche giorno fa? Che i numeri di parti/anno sono limitati (per la struttura dell’ospedale di Ostia si parla di una quarantina di parti all’anno) e che, per evidenti e corrette ragioni di sicurezza, le strutture pubbliche definite “Case del Parto” oggi esistenti sono tutte adiacenti o facenti parte di strutture ospedaliere: quindi, richiedere cospicui finanziamenti pubblici (finora si parlava di 8-9 milioni di euro) per una Casa del Parto situata in parco Basaglia o a cavallo del confine (comunque non adiacente all’ospedale di Sempeter) per 40-50 parti all’anno mi lascia fortissime perplessità».
Semmai, aggiunge Moretti, «la firma della convenzione con l’ospedale di Sempeter rappresenta invece la migliore e concreta risposta a coloro che non hanno mai voluto e creduto alla collaborazione transfrontaliera della Regione in campo sanitario: continuare a sollevare polemiche (“appalto di nascite”, l’ha definito il sindaco Romoli) o capziose richieste di “certezze” (il problema della lingua non esiste) non aiutano a risolvere i problemi». Ma Moretti rivolge le sue attenzioni anche al “suo” partito, a livello locale. «Sono incuriosito - dice - dalle 20 proposte sulla sanità goriziana (o isontina, anche se non mi risulta ci sia stata una concertazione almeno provinciale e con i consiglieri regionali su questo tema) che il segretario ed il capogruppo del Pd di Gorizia hanno presentato in questi giorni alla presidente Serracchiani in previsione della visita della stessa alla Commissione consiliare Sanità: ci sono elementi condivisibili, altri irrealizzabili (richiedere la qualifica di ospedale Hub per Monfalcone e Gorizia è affascinante ma impraticabile, anche se già la riforma Fasola li considera ospedali di rete di livello maggiore degli altri con funzioni più ampie di quelle previste per gli altri ospedali e io condivido questa impostazione), altri incompleti (non c’è un riferimento al potenziamento del Crua di Monfalcone o all’eliminazione dei posti-letto in Oculistica attualmente esistenti, mentre sulla Medicina del Lavoro va risolta l’ambiguità di una dirigenza non ancora definita».
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