La notte dei bancari: 500 gli esuberi in Fvg

TRIESTE. La lunga notte dei bancari è appena cominciata. Perché i ventimila esuberi previsti in Italia per il prossimo triennio - almeno 500 in Friuli Venezia Giulia - sono l'anticamera di una stagione buia. Negli ultimi tre anni i lavoratori del credito che hanno appeso il badge al chiodo, accompagnati alla pensione o salutati in addii volontari, sono stati 12mila secondo la Federazione autonoma bancari. Nel quinquennio appena trascorso oltre 4mila sportelli sono stati cancellati, e dal 2006 a oggi i prepensionamenti volontari sono stati 60 mila.
Ma questi tagli comparivano ancora sotto la voce razionalizzazione: ultima coda delle politiche di espansione e di accorpamenti delle banche italiane nel tentativo di rafforzarsi concentrando attività e funzioni. Ora è il tempo della mannaia dura e pura. La barca prende acqua, si gettano in mare le "zavorre". Nelle filiali si respira un'aria pesante per quella gallina dalle uova d'oro che era la banca negli anni Novanta e primi Duemila, e che oggi si ritrova piegata da una crisi economica che ha generato una valanga (200 miliardi di euro) di crediti deteriorati e difficilmente recuperabili, scossa dagli scandali e messa all'angolo dai modelli del fintech e della finanza online. In pratica il bancario, re del posto fisso e seduto su salari ben più alti della media, deve cedere lo scettro e andare in pensione. Dal 2011 a oggi solo in Fvg sono state cancellate il 10% delle filiali sul territorio. Il numero dei dipendenti procede in picchiata da 7.018 a 6.456. Ed è solo l'antipasto. Nell'epoca dei tassi zero la banca non riesce più a fare soldi. E lo scenario economico non aiuta certo a risollevare la redditività. Aumentano le commissioni, in qualche istituto spuntano balzelli per finanziare i piani salvabanca, ma non basta.
La soluzione adottata da tutti è ridurre il numero dei dipendenti, extrema ratio per far quadrare i bilanci. I sindacati stimano attorno ai 500 gli esuberi in regione. Ma il dato è approssimato per difetto visto che nei prossimi mesi verranno presentati i piani industriali di Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, che hanno rispettivamente 120 e 55 sportelli, frutto di passate acquisizioni sul territorio.
Molte sede centrali che erano di base a Trieste hanno già traslocato. A Trieste restano 115 sportelli, un quarto rispetto alla provincia di Udine e quasi la metà di Pordenone, dove si concentreranno i tagli. Ma è convinzione diffusa che anche nel capoluogo regionale gli sportelli diminuiranno ancora. Con l'eccezione di Banca di Cividale - che a fronte un piano di razionalizzazione degli sportelli meno redditizi, ha però intenzione di crescere nell'area triestina, oggi ferma a 3 filiali contro le 8 di Udine - la maggior parte degli istituti si prepara a una stagione di ristrutturazione.
A breve Unicredit presenterà il nuovo piano industriale che si annuncia ancora nel segno di lacrime e sangue, con il timore diffuso tra i sindacati che alcune delle 20 filiali cittadine potrebbero chiudere e altre funzioni essere spostate altrove. E si parla di 100-150 esuberi in tutta la regione. Sul tavolo anche la vertenza Bnl, che ha appena comunicato la chiusura di 100 filiali in Italia, 700 uscite e il taglio del 30% degli incentivi. Tutte ancora da verificare le ricadute su Trieste, ma nelle sei filiali ora si trema. CariFvg del Gruppo BancaIntesa, una novantina di filiali, prevede invece una decina di uscite con accordi per prepensionamenti. Anche Friuladria, 100 sportelli in regione, ha annunciato l'uscita di 39 risorse per il biennio 2016/2017. E sul Mediocredito Fvg restano i dubbi per il futuro.
Tuttavia non si parla di licenziamenti collettivi, che a oggi in regione riguardano solo le banche austriache come Hypo Adria (200 esuberi), e Kaerntner Sparkasse; l'addio è fatto di accompagnamenti alla pensione e uscite volontarie. Ma a forza di ridurre filiali e personale, le banche oggi si trovano in difficoltà a sostenere i costi dei prepensionamenti. Gli istituti hanno chiesto al governo la possibilità di utilizzare i fondi destinati alla cassa integrazione per sostenere quest'ultima ondata di uscite magari utilizzando lo scivolo dell'Ape. Si vedrà se il piano verrà accolto, ma senza grandi risorse a disposizione c'è il rischio che prima o poi vadano in scena licenziamenti anche nelle banche nazionali. La mannaia sui dipendenti come soluzione anticrisi potrebbe riguardare anche gli istituti più piccoli.
E in attesa di capire quale esito avrà il secondo atto della riforma bancaria del credito cooperativo, nei 210 sportelli regionali delle Bcc ci si prepara a una stagione di probabili accorpamenti.
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