La notte al riparo di Lorenzo e gli altri piatti e coperte per sfuggire al gelo

La notte d’esordio del “Piano emergenza freddo” tra gli ospiti del centro d’accoglienza di via Sant’Anastasio
Lasorte Trieste 01/12/18 - Via S.Anastasio, Dormitorio per Poveri
Lasorte Trieste 01/12/18 - Via S.Anastasio, Dormitorio per Poveri



Alle dieci della sera, all’interno della struttura d’accoglienza di via Sant’Anastasio, il silenzio è intercalato dal suono dello sfregare di una forchetta sul fondo di un piatto di plastica. Una volta varcato l’ingresso, per raggiungere il dormitorio vero e proprio, si attraversa un corridoio, ai lati del quale sono stoccati giocattoli e altri oggetti destinati al mercatino parrocchiale.

Il dormitorio è uno stanzone, suddiviso in un’area adibita a refettorio, e, poco più in là, in una zona notte. Una lampada illumina i lunghi tavoli bianchi allineati e semideserti: quasi tutti sono già a letto, a quest’ora; solo il signor Lorenzo – così lo chiamano tutti, a Trieste, assicura – si attarda ancora con la cena.

Alle sue spalle, dove le luci sono ormai spente, il barlume artificiale che riesce a infiltrarsi nella penombra rischiara i volti di alcuni ragazzi distesi sotto le coperte, nel tentativo di prendere sonno. Ma hanno gli occhi aperti: sembrano assorti nei loro pensieri.

Sono giovani, e portano i cappucci delle felpe abbassati sulle tempie, probabilmente in cerca di tepore. Si tratta di alcune delle persone pronte a trascorrere la prima notte del “Piano emergenza freddo” in una delle tre strutture coinvolte nel progetto messo a punto da Comune, Caritas e Comunità di San Martino al Campo, con il supporto operativo di Croce Rossa e Comunità di Sant’Egidio. Dal primo dicembre al 31 marzo il Piano mette infatti a disposizione 60 posti letto, distribuiti tra le case di accoglienza di via sant’Anastasio, di via Udine e di via dell’Istria. Tornando a Lorenzo, è un uomo di mezza età, arrivato da pochi giorni a Trieste dopo aver compiuto una lunga tappa a Foggia, alla fine di un viaggio iniziato nei Balcani: «Vengo dalla Bulgaria – dice –, a Foggia ho fatto i documenti e poi ho cercato lavoro. Sono rimasto due anni: lavoravo in magazzino, tra cassette di asparagi, broccoli, pomodori. Era bello lavorare, era bella anche la carità, là. Poi però non potevo più pagare la casa».

E così eccolo qui: racconta di essere venuto a conoscenza dell’esistenza del dormitorio per passaparola, un po’ come tutti. Qui c’è anche un uomo originario del Kurdistan, che scambia volentieri quattro chiacchiere e, tra le altre cose, lamenta un forte mal di testa: «Ho visto un dottore ma mi fa di nuovo male – dice –. Passerò la notte e domani tornerò all’ospedale». Spiegano gli operatori della Caritas, responsabili del centro: «Siamo aperti dalle otto di sera alle otto di mattina. Le persone ricevono la cena, la colazione per il giorno successivo, il necessario per lavarsi e per dormire. Non ci sono docce qui in via Sant’Anastasio ma si può andare al Teresiano di via dell’Istria. Per accedere all’accoglienza, nelle ore precedenti sono stati all’Help centre della stazione, dove si sono registrati e hanno ricevuto un tagliando con nome e cognome, valido come prenotazione del posto letto. Vale per cinque notti, poi bisogna rifare l’iter: così si cerca di garantire una rotazione, dal momento che la richiesta è tanta».

La prima notte di “emergenza freddo”, in via sant’Anastasio, vede occupati 13 dei 18 posti disponibili.

In via dell’Istria, invece, sono stati assegnati nove posti su 12. In via Udine sette su 10: «E solo all’interno del Piano emergenza freddo, appunto – afferma suor Gaetana, della Comunità di san Martino al Campo –. Poi ci sono gli altri ospiti. Ci sono giovani e meno giovani, triestini così come persone che vengono da altre parti del mondo». —



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