La navigazione incerta dei moderati tra leader al capolinea e brutte figure

Partenza in salita per la nuova federazione voluta da azzurri e biniani. Pesa lo strapotere degli alleati. E l’incognita Saro 
Il fondatore di Progetto Fvg Sergio Bini con Massimiliano Fedriga
Il fondatore di Progetto Fvg Sergio Bini con Massimiliano Fedriga

TRIESTE La direzione è chiara, ma la nave non ha timoniere e solca mari difficili, in un quadro che vede i moderati del centrodestra relegati a comprimari. Forza Italia e la civica Progetto Fvg hanno tracciato la nuova rotta, creando una federazione da rodare in Consiglio regionale e testare ai prossimi appuntamenti elettorali. Eppure la navigazione è perigliosa, fra scissioni, brutte figure e mancanza di un leader unitario. Ma più di tutto pesa l’assenza di riferimenti politici nazionali, con il tramonto di Silvio Berlusconi e lo strapotere di Lega e Fratelli d’Italia.

La coordinatrice forzista Sandra Savino e il vicepresidente Riccardo Riccardi hanno da tempo ricomposto i rapporti non sempre facili con il presidente Massimiliano Fedriga. Mai in discussione è stata invece la fedeltà del civico Sergio Bini: l’imprenditore ha avuto in Ferruccio Saro un fondamentale collettore di voti, ma la successiva rottura fra i due si è consumata proprio sulle critiche alla Lega da parte di Saro, che nel 2018 era pur stato fra i grandi elettori del governatore, facendo di Progetto Fvg la civica del presidente.

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Dal canto suo Fedriga benedice un’unione che promette di essergli fedele. I moderati non si distinguono dalla trazione leghista e il deputato azzurro Roberto Novelli ha ritirato la candidatura a sindaco di Cividale, per non urtare il Carroccio. Con quattro consiglieri regionali a testa, contro i 17 della Lega, Forza Italia e Progetto Fvg non sognano fughe in avanti, ma lavorano per raggruppare chi nel centrodestra non si riconosce in Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Nei mesi scorsi le due forze si sono federate per contare di più nella coalizione. Riccardi ha messo da parte il «Bini chi?» della campagna elettorale e il civico ha rinfoderato gli strali contro i forzisti. Il cartello connoterà la sua proposta nella prossima legge di bilancio con misure anticrisi. Sul piano politico, l’idea è infilarsi nella competizione sovranista tra Lega in calo e Fdi in ascesa, giocando il ruolo di primi alleati di Fedriga.Fi e Progetto Fvg stimano la presenza di un bacino conservatore che vale il 15% in regione e che dovrà provare la sua esistenza alle comunali 2021 per Trieste e Pordenone. Il peso maggiore lo eserciteranno i berlusconiani, che contano cinque parlamentari e possiedono una classe dirigente locale ancora radicata sul territorio.

Se la teoria è fatta, la prassi è in salita. «Siamo roba vintage in attesa del post Berlusconi», ammette un big di Forza Italia, che perde pezzi a Trieste, con tre consiglieri comunali passati a Lega e Fdi, più altri col mal di pancia. E ancora l’uscita di Walter Zalukar dal gruppo in Consiglio e i rapporti freddi dei vertici regionali con la senatrice Laura Stabile. Nella Codroipo di Riccardi, l’ex fedelissimo sindaco Fabio Marchetti si è accasato in Fdi e i meloniani attirano le simpatie dei forzisti ex An.

Un caso a parte è quello dell’assessore Tiziana Gibelli. Piovuta un po’ per caso in Fvg, perché il manuale Cencelli richiedeva una donna berlusconiana di origini pordenonesi, la milanese conferma di voler lasciare a dicembre dopo metà mandato. I forzisti in Consiglio non vedono l’ora e non hanno votato la parte dell’assestamento dedicato a Cultura e Sport, in dissenso con le scelte di un assessore che «non risponde al partito». L’uscita avrà i suoi grattacapi e Fedriga potrebbe approfittarne per un rimpasto, ma esiste un accordo politico per confermare la casella forzista ed evitare che Fdi possa accampare pretese.

E poi ci sono le brutte figure. I 600 euro di bonus partite Iva chieste dal consigliere azzurro Franco Mattiussi e la mediazione di Savino per evitarne il deferimento. Il licenziamento e la richiesta di restituzione di due anni di stipendio per Piero Mauro Zanin, dopo il caso dell’azienda dei rifiuti di Lignano Mtf. La collega Mara Piccin che attende l’esito del processo per la Rimborsopoli regionale, dopo condanna e decadenza dal seggio già toccate a Piero Camber. Peccato veniale, invece, la gaffe di Bini, andato in crociera in Croazia, mentre Fedriga sconsigliava i viaggi in quel paese causa coronavirus e chiedeva di fare le vacanze in regione per sostenere l’economia. Criticato dalle opposizioni per la scarsa incisività, l’assessore ad Attività produttive e Turismo ha garantito però la rapida erogazione dei finanziamenti a fondo perduto alle imprese e ha rimesso in piedi il coordinamento di Progetto Fvg, dopo la scomunica di Saro.

Saranno Bini e Mauro Di Bert a formare il direttorio dell’alleanza moderata assieme agli azzurri Savino e Giuseppe Nicoli. Un leader unitario non è stato trovato: «Abbiamo fatto una fusione a freddo», ammette un maggiorente azzurro. Il vicepresidente Riccardo Riccardi si è sfilato, impegnato dal Covid e intenzionato a ritagliarsi un ruolo tecnico-politico: si dice che sogni di guidare la Protezione civile nazionale, come l’amico Guido Bertolaso. Rodolfo Ziberna sta bene nel ruolo di sindaco e pensa al bis a Gorizia. I parlamentari non si sono fatti avanti e Zanin è bloccato dall’incarico super partes di presidente del Consiglio, né lo avrebbe aiutato il dialogo con Saro nei mesi scorsi. Il rapporto con l’ex senatore è un ostacolo anche per il deputato Renzo Tondo, che pensa di far confluire i suoi nella federazione, dove entrerà anche un redivivo Udc.

Tantomeno il punto di riferimento sarà Roberto Dipiazza, che nel 2021 cercherà il quarto mandato a sindaco e che non è mai stato interessato alle alchimie politiche. Fi e Pfvg non hanno dubbi sul poker, ma i berlusconiani perderanno il peso guadagnato nel 2016, quando la Lega non era ancora pigliatutto, tanto che si discute sull’opportunità di presentarsi col simbolo “Berlusconi presidente”. L’astro camberiano è tramontato e nuove personalità non emergono, mentre Bini non ha tradizione a Trieste e potrà al massimo tentare un patto con la Lista Dipiazza, assicurando l’assenza di propri candidati in grado di disturbare la riconferma dei civici del sindaco. La zampata potrà darla l’eretico Saro, eterno convitato di pietra dei giochi politici al centro, capace di portare gli immarcescibili Roberto De Gioia e Franco Bandelli nella lista Trieste Futura, che potrebbe mettere in difficoltà di Dipiazza flirtando con l’avversario Francesco Russo. —

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