La musica del triestino Ciut colonna sonora a Hollywood
È uscito il primo cd del triestino Luca Ciut, «Seventeen Million Lonely Angels», disponibile in formato digitale su Amazon e iTunes. A Trieste lo si può acquistare da Knulp in via Madonna del Mare e all’emporio d’arte Liberarti in piazza Barbacan.
Ciut, trentasei anni, diplomato in composizione nel 2008 presso il conservatorio Jacopo Tomadini di Udine, si è specializzato successivamente in musica da film, la sua grande passione, alla Ucla di Los Angeles. Vincitore di diversi premi grazie alla creazione di brani per differenti formazioni, da ensemble cameristici a musica elettronica, da orchestra d’archi a strumenti solistici, ha concentrato la sua formazione e la sua produzione su progetti basati sul legame fra musica e immagini. Ha alternato collaborazioni in ambito cinematografico, musicando cortometraggi e documentari per registi quali Davide Del Degan, Chiara Sambuchi, Daniel Poe e Daniele Auber - altro artista “autoctono” trapiantato con successo a L.A. - a lavori nel mondo teatrale.
Trasferitosi a Los Angeles nel 2011, nell’autunno 2012 viene selezionato tra i giovani compositori vincitori del Scl Mentorship Program. Ha vissuto e lavorato a Los Angeles dove ha ultimato la produzione del suo primo disco: «È un album dove si mescolano le mie influenze di musica classica, minimalismo e musica da film. Composto, registrato e prodotto a Los Angeles, è ispirato al contrasto fra l’idea che la gente ha della “città degli angeli” e la vita reale di questa grande metropoli, fatta anche di molte solitudini. È un album principalmente strumentale nel quale convivono pianoforte, suoni della città, violoncello e altri strumenti», spiega l’autore.
Del suo percorso racconta: «Ho iniziato studiando chitarra classica quand’ero bambino e ho continuato suonando in una rock band da adolescente. Ad un certo punto mi è capitato di comporre le musiche per un cortometraggio e ho capito che la musica da film era la cosa che volevo fare da grande», racconta Ciut. «Dopo aver studiato composizione al conservatorio avevo sempre il desiderio di specializzarmi all’estero. Hollywood è uno dei massimi centri di produzione cinematografica mondiale ed era una delle mete che consideravo, anche se non in cima alla lista per ovvie difficoltà logistiche. Alla fine però ha prevalso la curiosità di scoprire una cultura extra europea e ho deciso di partire. Mi sono prima specializzato in musica da film alla Ucla e poi mi sono fermato a lavorare. Per il prossimo anno farò base a Trieste spostandomi in Europa per seguire progetti specifici. Successivamente dipenderà da come si svilupperà il lavoro».
Ha alle spalle diverse esperienze nel mondo delle colonne sonore.
«Sono una grande passione e le reputo un veicolo straordinario per contribuire alle emozioni di un film. Lavorare con un o una regista è sempre una bellissima avventura perchè mi permette di approfondire delle belle storie e cogliere tutte le sfacettature della narrazione e della recitazione che poi cerco di amplificare o far riverberare attraverso la musica».
Le prime recensioni sono buone, quali sono le sue aspettative?
«Inizialmente l’album voleva essere un semplice lavoro indipendente che veicolasse delle emozioni che in quel momento provavo. Poi il progetto è maturato ed è diventato sempre più bello, coinvolgendo non solo i musicisti eccezionali che hanno suonato assieme a me, ma anche altre persone che hanno contribuito artisticamente in altri ambiti, fra cui un altro triestino che vive a Los Angeles da molti anni, Daniele Auber, vincitore di un premio Emmy per le sue creazioni visive per il cinema, che ha ideato e disegnato la mia copertina. È stato quindi naturale, man mano che l’album cresceva, dedicargli grande attenzione ed energia e il fatto che adesso le recensioni siano buone mi appaga molto».
È uscito anche un video, del brano “A quiet place”.
«Mi interessava creare un video che evidenziasse la poetica nascosta di Los Angeles e l’atmosfera intimista della musica. Girare in bianco e nero è stata una scelta spontanea sia per me che per la regista Courtney Looney, la quale ha scritto un racconto che esprime perfettamente la visione dell’album. Da parte mia non ho fatto molto, oltre che “recitare” (che è stato molto divertente). Il merito del risultato finale va soprattutto alla regista che ha messo in piedi una troupe di professionisti e ha seguito tutta la produzione».
Le prossime mosse?
«Oltre a continuare a lavorare in ambito cinematografico per film e documentari ultimamente mi capita spesso di scrivere musica per la pubblicità e mi piace molto. Per quel che riguarda l’album invece c’è l’idea di fare una serie di concerti. Se qualcuno volesse mettersi in contatto con me, può farlo attraverso il mio sito www.lucaciut.com».
@elisarusso76
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