La mossa di Camber: «Derby tra Dipiazza e Cosolini»

Il leader di Forza Italia gioca d’anticipo in vista delle comunali: «Serve un sindaco in grado di contrastare Serracchiani»
Giulio Camber
Giulio Camber

«Un derby tra Roberto Cosolini e Roberto Dipiazza». Manca un anno all’ennesimo banco di prova che stavolta vale, almeno per lui, non solo e forse non tanto la poltrona di sindaco di Trieste quanto la sopravvivenza del suo potere in un centrodestra devastato e avvelenato. Et voilà. Giulio Camber, l’ex senatore che preferisce giganti manifesti natalizi o colossali uova di Pasqua a registratori, telecamere o peggio ancora social network, irrompe sulla scena. Fragorosamente.
Lo storico leader forzista che si definisce fuori dai giochi, «perché non ho alcuna carica politica e non ambisco ad averne in futuro», tra una sigaretta e una spremuta d’arancia, nella poltrona oversize rosso sangue di bue del suo “fortino” di via Coroneo, lancia esplicitamente nell’agone delle elezioni comunali l’ex sindaco del centrodestra che oggi siede, un po’ annoiato, sui banchi dell’opposizione del Consiglio regionale, prefigurando una disfida «Roberto contro Roberto».
Non può non sapere che gli ex amici e gli ex alleati che coltivano il sogno di un nuovo schieramento finalmente “non camberiano” puntano a richiamare in campo proprio lui: il vulcanico Dipiazza. Ma il “grande manovratore” non commenta, se ne guarda bene, e gioca semmai d’anticipo: adotta con un guizzo il goleador in pectore del centrodestra a lui alternativo, dando ufficialmente inizio alla partita.

Perché esce adesso allo scoperto?
L’Italicum evidenzia quanto percepito ormai da tutti: la necessità di aggregare. Ma, mentre dalla parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi i problemi sono sostanzialmente ridotti, dall’altra parte sono ben più seri se non devastanti. Per quanto ci riguarda, fermo restando che le politiche e le regionali rispondono ad alchimie strane, le uniche elezioni di cui abbiamo certa una data sono le comunali del maggio 2016.

E il centrodestra vi si affaccia frantumato come non mai. Crede davvero in una ricucitura?
Senza entrare in discorsi di schieramento politico o di candidati con legittime aspirazioni, credo che il dato inoppugnabile sia che allo stato tutte le amministrazioni sono dello stesso colore: governo, Regione, Comune di Trieste.

E quindi?
Faccio un solo esempio: la sanità. Non ha o almeno non dovrebbe avere né colore né sapore perché tocca direttamente tutti i cittadini. Ma è chiarissima la situazione di grave marginalità a cui la riforma Serracchiani condanna la sanità triestina. Ed è chiarissima persino la sorte della facoltà di Medicina destinata a finire a Udine.

La riforma non ne fa cenno.
La sorte della facoltà è segnata da accordi nemmeno troppo segreti. Ma il punto cruciale è che il sindaco Cosolini, anche se si rende conto che la riforma decapita la sanità triestina, non può certo fare le barricate contro la sua stessa collega di partito che non guida ma comanda la Regione. E questo indipendentemente da come si valuti la figura del sindaco in carica. Solo un’amministrazione di colore diverso può opporsi con forza alla Regione.

Quindi il centrodestra, se vuole avere una chance, deve ricompattarsi?
Se da una parte si tratta naturalmente di trovare forme di aggregazione, dall’altra si tratta soprattutto di garantire un’amministrazione in grado di contrapporsi senza condizionamenti e in assoluta libertà, al di sopra e al di fuori dei partiti, a decisioni come quelle sulla sanità che non rispondono agli interessi dei cittadini.

Verso le elezioni, Dipiazza scalda i motori
Roberto Dipiazza

Forza Italia, Lega nord, Un’Altra Trieste, Nuovo centrodestra... Che forme di aggregazione vanno trovate?
Credo si debbano fare dei ragionamenti che, come tali, richiedono l’uso del cervello e non del fegato. Non ci sono buoni e cattivi. Mi spingo a dire che non si tratta nemmeno di rispolverare l’antico dualismo tra destra e sinistra: non stiamo parlando di politica, che è diventata una parolaccia, ma di amministrazione. E, in quest’ottica, credo si debba fare un paragone magari per certi versi improprio tra l’attuale amministrazione e quella precedente. Tra l’ex sindaco Dipiazza e quello che, a maggio del 2016, sarà l’ex sindaco Cosolini in attesa di riconferma. Tra le due persone più conosciute che hanno amministrato la città nella consapevolezza che entrambi hanno fatto errori, che entrambi rappresentano due mondi diversi, due modi peculiari di amministrare e di rapportarsi con i cittadini.

Quindi Dipiazza è il suo candidato?
Siccome non ho incarichi politici e non ambisco ad averne in futuro la mia è solo un’ipotesi personale tutta da verificare da parte degli addetti ai lavori. Comunque, fermi restando i diritti legittimi di tutti i candidati, io mi immagino un derby tra Cosolini e Dipiazza. Entrambi, allo stato, hanno peraltro già espresso la propria disponibilità.

Non è l’unico, e nemmeno il primo, a puntare su Dipiazza. A che gioco sta giocando?
Nessun gioco.

La Lega ha già candidato Pierpaolo Roberti. Può cambiare “cavallo”?
Nutro il massimo rispetto per il candidato della Lega.

Dipiazza “collante” di un centrodestra in pezzi che, in una sua parte, vuole smarcarsi proprio da lei. Possibile?
Non ho parlato di “collante”. Ma di un derby serio tra i due amministratori più conosciuti dai cittadini.

Forza Italia per Dipiazza, quindi?
Non ho parlato con Forza Italia. Lo ripeto, intervengo a titolo personale, e sono convinto che non si debba fare un ragionamento di partito ma, accantonando antipatie e simpatie, un ragionamento diverso. Chissà, forse proprio per questo incomprensibile, ma non posso non provarci.
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