La montagna di rifiuti nascosta nei fondali del mare Adriatico

In profondità il 99% degli scarti. Una ricerca coordinata dal Cnr ha rilevato la presenza di 510 oggetti per chilometro quadrato

TRIESTE. Il “Pacific Trash Vortex”, l’immensa isola galleggiante nell'Oceano Pacifico contenente tre milioni di tonnellate di plastica, è solo la punta dell’iceberg di un’emergenza ben più allarmante: sulla superficie del mare è infatti presente l’1% dei rifiuti antropici, mentre l’altro 99% è interamente depositato sui fondali. Nascosto alla vista, ma c’è. Montagne di rifiuti non visibili sui fondali marini che continuano ad avvelenare i pesci e di conseguenza, risalendo la catena alimentare, anche il nostro organismo.

Questa la realtà illustrata ieri sera all'Antico Caffè San Marco da Silvia Ceramicola, geologa marina dell'Ogs (Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale), e da Tomaso Fortibuoni, ricercatore dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che ne hanno parlato durante l’incontro “Le scovazze in fondo al mar” organizzato dal circolo Verdeazzurro di Legambiente Trieste. I danni sull’ecosistema sono però ancora poco noti, come ha riferito Fortibuoni, in quanto i rifiuti tendono ad accumularsi in zone difficilmente accessibili e quindi studiabili dai ricercatori. Le correnti marine infatti – ha spiegato Ceramicola - tendono a spostare i rifiuti terrestri, che ci aspetteremmo di trovare vicino alla costa, in ambienti totalmente impensabili: lattine di birra a 950 metri nel mare Atlantico e borse di plastica nel mare Artico a 2500 metri; addirittura nella fossa delle Marianne, a 11 chilometri di profondità, sono state ritrovate delle lattine di carne in scatola.

Lasorte Trieste 05/04/18 - Caffè S.Marco, Conferenza Lega Ambiente, Tomaso Fortibuoni
Lasorte Trieste 05/04/18 - Caffè S.Marco, Conferenza Lega Ambiente, Tomaso Fortibuoni


La situazione - lo dicono i dati - riguarda anche il mare Adriatico. Secondo una mappatura realizzata dal progetto "Ritmare" coordinato dal Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), nell’Adriatico sono presenti 510 rifiuti ogni chilometro quadrato - ma si arriva a picchi di oltre mille nel golfo di Venezia - di cui il 90% è costituito solo di oggetti di plastica. Soprattutto oggetti “usa e getta” come bottiglie e sacchetti, che possono restare sui fondali anche per più di 600 anni. Così, le reti a strascico dei pescatori si trovano a catturare, al posto del pesce, i rifiuti più insoliti: dagli pneumatici alle biciclette, fino alle balle di fieno e ai divani. Si stima che vengano pescati circa 9 rifiuti ogni 100 pesci. Paradossalmente, però, i pescatori che si trovano a pescare rifiuti li rigettano in mare, perché altrimenti sarebbero costretti a pagare i relativi costi di smaltimento, trovandosi così a ripetere sempre la stessa assurda operazione.

Per contrastare questo fenomeno, da molti anni in Scozia sono stati messi a disposizione dei pescatori degli appositi contenitori nei quali separare i rifiuti dal pesce, così da poterli smaltire efficacemente. Una soluzione simile è stata sperimentata anche nell’Adriatico grazie a un’iniziativa dell’Ispra, che per quasi due anni dal 2016 ha pescato grazie, all’ausilio di sei imbarcazioni, circa 122 tonnellate di rifiuti in 15 porti tra l’Italia a la Grecia. Restringendo ancora di più il campo, uno studio condotto da Martina Busetti dell’Ogs ha dimostrato che al largo di Trieste, in un’area di 9.5 chilometri quadrati di fronte Muggia, sono presenti grandi quantità di fanghi originati dal dragaggio del canale petroli degli anni Sessanta.

Lasorte Trieste 05/04/18 - Caffè S.Marco, Conferenza Lega Ambiente, Silvia Ceramicola
Lasorte Trieste 05/04/18 - Caffè S.Marco, Conferenza Lega Ambiente, Silvia Ceramicola


Ma situazioni del genere possono anche essere sfruttate in maniera virtuosa. A New York, ad esempio, si sono dismessi i vagoni della metropolitana buttandoli in mare per formare una “scogliera artificiale”, in modo da popolare l’area fornendo una “casa” ai pesci. Anche senza andare troppo lontano, in Slovenia si sta valutando il progetto di un’isola artificiale davanti a Capodistria con il materiale di risulta degli scavi per un’infrastruttura ferroviaria.

Non solo “buone pratiche” come la “pesca dei rifiuti” e le “scogliere artificiali”. In conclusione dell’incontro, Ceramicola e Fortibuoni hanno ricordato che ogni cittadino dovrebbe svolgere la sua parte. In particolare, dovremmo tutti ricordarci delle “5 R”: ridurre, riusare, raccogliere, riciclate e recuperare.
 

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