La metodica Pcr e il colpo di genio della semplicità

di Mauro Giacca Era il 1986 quando Kary Mullis, fino ad allora oscuro dipendente di un’azienda biotecnologica della California, pubblicò nella letteratura scientifica la descrizione di una nuova...

di Mauro Giacca

Era il 1986 quando Kary Mullis, fino ad allora oscuro dipendente di un’azienda biotecnologica della California, pubblicò nella letteratura scientifica la descrizione di una nuova metodica che consentiva di ottenere, a partire da poche molecole di Dna - virtualmente anche da una sola - molti miliardi di copie identiche, tali quindi da poter essere analizzate con le comuni tecniche di laboratorio. La Pcr (reazione di polimerizzazione a catena, come la metodica fu definita) si avvaleva delle proprietà di un enzima stabile al calore estratto dai batteri che vivono vicino ai geyser del parco di Yellowstone, negli Usa. L’enzima era una polimerasi, in grado quindi di sintetizzare, una dopo l’altra, nuove copie di Dna identiche allo stampo di partenza. Nel 25.o anniversario di quell’invenzione, è facile constatare come essa abbia letteralmente rivoluzionato il mondo della diagnostica e della ricerca medica. La Pcr consente oggi di analizzare la presenza di mutazioni a partire da piccole quantità di liquido amniotico o di saliva, di determinare la presenza di virus in qualche goccia di sangue, o di verificare la presenza di tracce di Dna di un individuo sulla scena di un delitto. Mullis sostiene di aver inventato la metodica mentre con la sua compagna si dirigeva verso una casa di vacanza nel Nord della California. Surfista provetto e personaggio stravagante, discusso per le sue strampalate teorie sull’origine dell’Aids e l’esistenza degli extraterrestri, Mullis ha ricevuto un meritatissimo premio Nobel per la chimica nel 1993. Riconoscimento che non ha premiato una vita di studi o una carriera scientifica intensa, ma un vero colpo di genio, che, come tutte le idee geniali, ha avuto il grande pregio della semplicità.

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