La metamorfosi del Molo IV: dalle navi alla pop art

«Basta perdere tempo, adesso telefono io a questo Varol, parlo con lui e metto le cose a posto!». Se fosse ancora sindaco Roberto Dipiazza, come nel 2008, una telefonata sarebbe partita di sicuro. Se non altro per correggere il tiro a questo «Andy Warhol, nato, Andrew Warhola jr.», che «arriva per la prima volta a Trieste con una mostra di oltre 100 opere, nello spazio espositivo Molo IV, dal 5 luglio al 21 settembre 2014» come si legge impunemente sul dépliant della mostra «Andy Warhol... in the City” organizzata da Trieste terminal passeggeri (Ttp) in collaborazione con Pubbliwork Eventi e New Factory Art. Andrew Warhola, morto nel 1987, ha già rotto le scatole a Trieste nel maggio 2008 inaugurando con le sue costosissime “Timeboxes” lo spazio espositivo del Salone degli Incanti (l’ex Pescheria). Il suo, insomma, non è un esordio postumo, ma un ritorno postumo. E neppure in grande stile.

La mostra chiavi in mano “Andy Warhol... in the city» arriva a Trieste dopo una tournée in giro per la Penisola iniziata nel 2009: Perugia, Viterbo, Porcari (Lucca), Messina (Fiera campionaria), Cagliari. L’unica differenza della mostra triestina è la presenza di uno “scarto” del fotografo Marino Sterle (forex contaminato con vinavil) omaggio al gallerista Leo Castelli. Il manifesto fotocopia della mostra, con l’icona di Marilyn su fondo giallo, sembra sfornato dai grafici del circo Medrano. L’allestimento è quello di un’ex tempore parrocchiale. In mostra, tra le cento opere attribuite al padre della Pop Art, non c’è una tela che sia una. Nessuna opera paragonabile alla Marilyn venduta di recente da Christies per 63 milioni di dollari e neppure all’autoritratto di Warhol battuto all’asta da Sotheby’s il 15 maggio per oltre 30 milioni di dollari. Molte delle opere in mostra al Molo IV si possono acquistare su Ebay a 90 dollari. Si possono avere a casa con qualche centinaio di euro. Ci sono stampe offset di zuppe Campbell’s, qualche serigrafia di Marilyn e Mao, manifesti, poster, fotolitografie, copertine di riviste e libri, la gran parte semplicemente autografati da Warhol in persona. Una mostra di autografi più che di opere.
Andy aveva la firma facile. Appese alle pareti ci sono copertine firmate di Times e Interview, inviti delle gallerie di Castelli e dell’ex moglie Ileana Sonnabend, copertine di lp tra cui un “Made in Italy” di Loredana Bertè che Andy ha autografato come si trattasse della banana dei Velvet Underground & Nico. Le cose più originali sono il “Washington Monument unique print 1974” autenticato dalla Andy Warhol Fondation e un Cats colorato a mano (forse addirittura da Andy in persona). Ma si possono ammirare sotto vetro l’annuncio della messa in sua memoria del 1987 e persino una maglietta del 2011. Il tutto per 10 euro (ridotto a 7 euro per pensionati over 65, militari, disabili e under 18). I bambini fino a 8 anni entrano gratis.
La media di visitatori, assicurano alla cassa, è di 80 persone al giorno (venerdì mattina se ne contavano 5). Ma ci sono i gadgets. Una borsa in plastica e pelle, più kitsch che “pop”, con l’immagine di Marilyn, viene venduta a 40 euro. Non mancano cinture “Pop” a 5 euro, segnalibri a un euro e cd a 9 euro del cantante “Pop Art” Alessandro Voccia (colonna sonora della mostra). Al centro della sala c’è un’installazione di puzzle di Keith Haring in vendita a 10 euro. Sono prodotti da Ravensburger che è tra gli sponsor della mostra. Il catalogo? Solo 20 euro. I testi imperdibili. La biografia di Warhol, riprodotta su un maxi pannello all’interno della rassegna, riporta il bollino di qualità: fonte Wikipedia.
«È una mostra itinerante che gira tutta Italia - dice con orgoglio Franco Napp, ad di Ttp -. Sta aumentando l’offerta turistica in città». In effetti tra gli sponsor ufficiali c’è anche TurismoFvg assieme al catering Viroca, all’Hotel Coppe e a Gus Caffè. «Operazione partita da lontano, studiata per un sacco di mesi» assicura Napp. Per fortuna, verrebbe da dire. E le opere in mostra? «Sono tutte originali molto apprezzate perché non sono copie. Tutte assicurate proprio perché di grandissimo valore. Vengono da un sacco di collezioni. Non sono cose scopiazzate in giro. Una mostra di gran qualità». Peccato solo che a differenza del 2010 a Viterbo non sia stata scelta la formula diffusa. Oltre alla sede di palazzo degli Alessandri le serigrafie di Warhol erano state disseminate in giro tra autosaloni, librerie, hotel, bar e pizzerie. Per l’occasione fu realizzata anche la pizza Marilyn dal campione del mondo Giuseppe Cravero. Ma quella “Andy Warhol...in the city” di Viterbo era «la più grande mostra antologica su Warhol mai allestita in Italia». Con buona pace delle retrospettiva di palazzo Grassi (Venezia) del 1990, allestita da Gae Aulenti e curata da Pontus Hulten. In fondo, come affermava Andy (citazione presente in mostra, fonte Wikipedia) «nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti». Anche Napp e Ciliani. Ci mancherebbe.
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