La maxi offensiva Acegas contro i black out elettrici
TRIESTE Ancora nel 2001 le interruzioni nella distribuzione di energia elettrica a Trieste raggiungevano una media annua di 45 minuti. Era una media decisamente elevata che causava, oltre ai malumori degli utenti, anche penali da pagare. Il 28 settembre 2003 Trieste fu coinvolta nel clamoroso black out nazionale, che provocò tra l’altro una lunga indagine da parte dell’Autorità competente.
Da tre lustri a questa parte, con gradualità, l’utility Acegas (poi divenuta AcegasApsAmga) ha messo mano al portafoglio e all’ammodernamento di una rete, risalente per lunghi tratti ai primi del Novecento. Gli investimenti hanno avuto una forte accelerazione nell’ultimo quinquennio, a un ritmo di 6-7 milioni all’anno: la pianificazione degli interventi tra il 2012 e il 2021 avrà complessivamente impegnato oltre 60 milioni di euro, la metà dei quali già spesi.
Gli odiosi black-out sono così scesi a una media di 17 minuti/anno, un risultato considerato molto buono dai manager aziendali, qualora si pensi che il target medio nazionale delle interruzioni è di 28 minuti. «La mole degli lavori effettuati è costosa e complessa - precisa Massimo Carratù, direttore del settore energia elettrica di AcegasApsAmga - perchè il 97% delle linee è interrato. E’ la tortuosa orografia triestina a rendere i lavori più onerosi e faticosi». In città opera un centinaio di addetti diretti; cospicuo il giro d’affari dell’indotto, che sfiora i due milioni annui.
Le interruzioni del servizio colpivano con maggiore frequenza le aree urbane dove correvano le reti più attempate: Centro, San Vito, San Giusto, San Giacomo, Chiadino. In queste zone più vulnerabili, nel giro di sei anni, la rete in media tensione - spiega Carratù - è stata portata da 2000 a 10mila volt, una trasformazione che ha interessato una settantina di chilometri di rete. Struttura-chiave è la cabina classe 1954, su due piani, funzionante sotto la scalinata di Santa Maria Maggiore. Anche l’Altipiano è interessato a migliorie, soprattutto per l’interramento delle linee, interramento che - a parte le evidenti ragioni estetiche - riduce l’inquinamento elettromagnetico ed elimina l’esposizione al maltempo, soprattutto quando soffia la bora.
A dimostrazione dei buoni riscontri ottenuti con il rinnovamento delle reti, la società triestina ha incassato nel triennio 2013-15 un premio per la continuità del servizio di circa 700 mila euro erogato dall’Autorità per l’energia, interamente reinvestiti - puntualizza a sua volta Paolo Manià, responsabile dell’esercizio e della manutenzione - nel programma di refresh impiantistico.
Trieste è una città ad alta concentrazione elettrica. Lo documentano i numeri forniti da AcagasApsAmga: è alimentata da 640 chilometri di media tensione e da 1141 chilometri di bassa tensione. Operano 4 cabine primarie di alta-media tensione, 7 cabine di media tensione, 1097 cabine di bassa tensione. Le cabine secondarie telecontrollate sono poco meno di un centinaio, sono state installate a partire dal 2012 e sono considerate dal management AcegasApsAmga «cruciali nel rialimentare le utenze subito dopo un disservizio, limitando l’impatto delle interruzioni sui cittadini»: tra il 2016 e il 2019 ne verranno inserite altre 150.
I consumi sono scesi a 110 megawatt rispetto al picco di 150 megawatt, per un intreccio di motivi critici e virtuosi che Carratù riassume in tre fattori principali: «calo della popolazione, difficoltà economiche, migliore gestione energetica». Tra le maggiori novità di stagione l’elevato numero di richieste di allacciamento delle colonnine di fibra ottica: 500 le domande pervenute.
Interessante infine il telecontrollo di Trieste che dal 2015 è inter-operabile rispetto a Modena, l’altra realtà territoriale dove la controllante Hera distribuisce energia elettrica: questo consente, in regime di reciprocità tra le due aree, che a distanza di quasi 400 chilometri ci si possa aiutare in caso di criticità.
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