La mappa dei prestiti anti-Covid: in Fvg richiesti 307 milioni

La Fabi denuncia squilibri: premiate le aree del Nord con minore densità di partite Iva e Pmi
Silvano Trieste 2020-04-06 Trieste in periodo coronavirus
Silvano Trieste 2020-04-06 Trieste in periodo coronavirus

TRIESTE Le banche dovranno fare uno «sforzo eccezionale» in questo periodo di crisi profonda dell'economia italiana, perché anche dalla loro capacità di garantire la necessaria liquidità alle imprese dipenderà il futuro della ripresa. Questo appello del direttore generale della Banca d'Italia, Daniele Franco, è stato lanciato a tutti i principali attori economici affinché si esca velocemente dalla fase di recessione.



Ma intanto ieri è uscito uno studio della Fabi secondo cui il 50,7% dei prestiti garantiti dallo Stato, fino a 25.000 euro e fino a 800.000 euro, ha premiato le quattro grandi regioni del Nord dove pero èattivo “solo” il 38% di partite Iva e pmi italiane. Si tratta di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna che si sarebbero assicurate oltre la metà dei finanziamenti con paracadute pubblico. Secondo lo studio, su complessivi 17,1 miliardi di euro di prestiti richiesti in Italia fino al 25 maggio, sfruttando il Fondo centrale di garanzia, in Lombardia le domande ammontano a 3,9 miliardi pari al 22,5% del totale, ma le imprese e le partite Iva, rispetto all’intero territorio nazionale, sono il 15,7%. In Veneto le domande valgono 1,9 miliardi ovvero l’11,5% del totale, mentre la quota di pmi e partite Iva si ferma al 7,9%. Situazione simile a quella dell’Emilia-Romagna, con 1,7 miliardi di richieste, pari al 10,1% del totale, da confrontare con il 7,4% di imprese e partite Iva operanti sul territorio regionale. In Piemonte, unico caso fra le quattro maggiori regioni settentrionali, c’e’ un sostanziale equilibrio considerando che le domande valgono 1,1 miliardi, pari al 6,5% del totale nazionale e la quota di pmi e partite Iva si attesta al 7%.

In fila con occhi bassi e anellini d’oro in tasca: «Vado a impegnarli per pagare le bollette»
Qui sopra persone in fila davanti alla sede della società “Affide” che, a Trieste, ha rilevato l’attività dei vecchi banchi dei pegni.

Proporzione quasi rispettata invece in Friuli-Venezia Giulia: nella nostra regione i prestiti richiesti ammontano all’1,8% del totale (307 milioni), percentuale leggermente più alta della quota di pmi e partite Iva rispetto all’intero bacino nazionale (1,7%). «Alcune banche stanno penalizzando determinati territori e ne stanno favorendo altri: il risultato è che in specifiche aree del Paese, soprattutto del Sud, si sta allargando il rischio usura per le imprese, perché chi non ottiene finanziamenti in banca finisce molto probabilmente in mano alla criminalità organizzata» ha detto il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, sentito dal Tg2. Dall’analisi della Fabi, dunque, emerge un evidente divario tra la ripartizione, su base regionale, dei prestiti protetti dallo Stato col decreto “liquidità” e la distribuzione territoriale di partite Iva e piccole medie imprese. L’Abi però ha replicato con una analisi dalla quale emerge al contrario una forte correlazione tra la distribuzione territoriale delle domande di finanziamento fino a 25.000 euro garantiti al 100% e la loro potenziale domanda: «Se si confronta la distribuzione regionale delle partite Iva con la distribuzione regionale delle domande di prestiti garantiti risulta una quasi perfetta correlazione». La Fabi ribatte che il ragionamento «è circoscritto alle sole partite Iva».

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