La “Manhattan belgradese” attrae gli emiri

Tycoon arabo interessato a finanziare l’ambizioso progetto. E Donald Trump pensa a un hotel luxury

BELGRADO. Promesse irrealizzabili offerte in pasto all’opinione pubblica in prospettiva elettorale, scherniscono gli scettici. Visioni futuristiche che si realizzeranno in un avvenire non lontano, assicurano le autorità. Come stanno veramente le cose lo dirà il tempo, ma in ogni caso Belgrado fa sul serio riguardo al progetto “Beograd na vodi”. Progetto che potrebbe finire di diritto nei manuali di pianificazione urbana e di architettura. “Belgrado sull’acqua” che di ambizioso ha tutto.

L’obiettivo primario, quello di cambiare faccia a quell’enorme “anfiteatro” che dal vecchio ponte ferroviario sulla Sava si distende fino al celebre Brankov Most, una superficie di un centinaio di ettari ora occupata dalla storica stazione dei treni, dall’autostazione, dalla rete dei binari su cui arrancano i vecchi convogli delle “Zeleznice Srbije”. E dalla passeggiata sul lungofiume, su un lato capannoni, depositi e laboratori spesso in profondo degrado, dall’altro chiatte e navi in disuso. Un’area, in gran parte di proprietà dello Stato, che potrebbe diventare nei prossimi anni la “Manhattan” serba, tra hotel di lusso, condomini per l’alta borghesia cittadina, centri commerciali, gallerie e musei, boutique, caffè e ristoranti di livello, spiagge sul fiume sul modello berlinese. Un progetto di cui molto si è discusso in Serbia nei mesi scorsi e che è sempre più un cavallo di battaglia dei Progressisti (Sns) del vicepremier Vucic. E proprio Aleksandar Karlovcan, alto funzionario dell’Sns, ha annunciato l’arrivo dagli Emirati Arabi del tycoon Mohamed Al Abbar, fondatore e Ceo di “Emaar Properties PJSC”.

Al Abbar che è conosciuto nel mondo soprattutto per le grandi opere realizzate dalla Emaar a Dubai, tra cui la Burj Khalifa, il “grattacielo- torre” alto 828 metri, dal 2010 la più alta struttura creata dall’uomo e simbolo dell’opulenza di Dubai. Al Abbar che dovrebbe sbarcare già oggi in Serbia «con una squadra di dieci persone» e che è «interessato», molto interessato, a finanziare la Belgrado sull’acqua, ha assicurato Karlovcan all’agenzia stampa Tanjug. Quando il magnate dell’edilizia sarà in Serbia, «definirà con le istituzioni» preposte «il piano» di battaglia, ha aggiunto Karlovcan. Tutto vero, aveva anticipato il vicepremier Vucic. Al Abbar è pronto a sborsare fino a tre miliardi di dollari per il grande investimento nella capitale serba. Investimento, ha assicurato nei mesi scorsi la leadership serba, del valore complessivo di otto miliardi di euro e capace di creare 200mila posti di lavoro.

Ma non sono solo gli investitori arabi a guardare a Belgrado. Anche il miliardario americano Donald Trump, ha confermato nei giorni scorsi il premier serbo Dacic, sta valutando la possibilità di costruire un hotel superlusso nel cuore di Belgrado, dove ora sorgono le rovine dell’imponente palazzo che ospitava il quartier generale dell’esercito serbo, bombardato nel 1999. (s.g.)

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