La malvasia istriana sfonda in Serbia. La gaffe di Vučić fa salire le vendite
LUBIANA Se l’avessero architettata su sofisticati laptop di una società di marketing all’avanguardia non avrebbero potuto fare di meglio. E in più, cosa che non guasta, la promozione della malvasia istriana sui mercati della Serbia è stata a costo zero e con un indiscutibile successo di mercato e quindi, di ordini e di vendite.
E pensare che tutto nasce da una pesante e anche un po’ cafona bocciatura dell’uvaggio istriano. Di uno chef o di un sommelier? No, a criticare pesantemente la malvasia ci pensa addirittura il potente presidente della Serbia Aleksandar Vučić il quale nel corso di un’intervista rilasciata a Face Tv, televisione della Bosnia-Erzegovina sostiene che «la malvasia è un vino disgustoso e non può essere bevuto». Imbarazzo tra i presenti, dicono alcuni testimoni, ma il sasso è stato gettato.
Il primo a rispondergli è il presidente della Dieta democratica istriana Boris Miletić: «Brindo con un bicchiere di malvasia alla diversità e alla libertà di opinione. Signor Aleksandar Vučić, molti dei suoi concittadini, i nostri cari amici e ospiti il cui cuore è in Istria non la pensano così», scrive Miletić sulla sua pagina Facebook citando anche il recentemente scomparso «marinaio pannonico», il cantante serbo (forse meglio jugoslavo?), Đorđe Balašević: «Chi conquista l’Istria, dominerà il mondo». Cin cin.
E siccome Vučić dicono un po’ superstizioso lo è, ma soprattutto non vuole fare figuracce diplomatiche con l’amica Slovenia, ecco che il giorno successivo arrivano puntuali le scuse del presidente serbo. Ed è qui che l’astuto fiuto commerciale dei responsabili di Vinakoper, produttore vitivinicolo dell’Istria slovena, aiutati dalle entrature e dalla rinomata (anche a palazzo) abilità culinaria dello chef stellato sloveno, nonché console onorario della Serbia in Slovenia, Tomaž Kavčić entrano in azione. Scatta l’operazione malvasia.
Una confezione di vini viene rilevata a Vinakoper proprio da Kavčić che lo consegna a Vučić assieme all'ambasciatore sloveno a Belgrado, Damjan Bergant. Il presidente serbo si scusa per le sue dichiarazioni sulla malvasia istriana e dichiara come la gente di Capodistria abbia dimostrato di essere migliore di lui e pubblica sul suo profilo Instagram una foto di lui e Kavčič mentre assaggiano il vino ricevuto in dono. «Crediamo di aver contribuito a rafforzare i legami amichevoli tra i due Paesi», afferma il direttore di Vinakoper, Borut Fakin. Questa non è la prima volta che l’azienda attira l'attenzione su se stessa con un’astuta mossa di marketing. Un anno e mezzo fa, ha fatto molto clamore con una battuta sull'incidente del treno merci, da cui si è sversato del cherosene nella zona di protezione delle acque del Risano. Vinakoper ha fatto un poster con su scritto: «Niente acqua? Non preoccuparti, se lei non è qui, ci siamo qui noi!» Ci furono critiche ma, come spiega proprio Fakin al Delo di Lubiana «quando è stato condotto un sondaggio sul portale 24ur, è emerso che l'80% dei partecipanti aveva compreso il tono divertente del messaggio».
Incassato il successo in Serbia Fakin non si esime di parlare di mercati. «Gli esempi di Goriška Brda e della vicina Istria croata e del Friuli Venezia Giulia - spiega - dimostrano che l'unico modo per aumentare la nostra destinazione vinicola in termini di qualità è connettersi» . Il fiore all’occhiello di Vinakoper è il refosco, con il 60% del raccolto, e malvasia, con il 30%. «Ci stiamo concentrando sempre più sull’export, dove la Cina è uno dei nostri mercati più importanti», precisa il manager. Un mese fa con l'aiuto di una gara nazionale per la promozione sui mercati terzi, Fakin con un socio ha aperto la prima enoteca slovena in Vietnam. E chissà magari con l’aiuto dei Laibach potrebbe sbarcare addirittura a Pyongyang. —
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