La magia dei Momix a Trieste

Intervista a Moses Pendleton: «Siamo alchimisti come Obama». Spettacolo fino a sabato sera sul palco del Rossetti

Tornano sul palco del Rossetti a Trieste, fino a sabato 16 febbraio, per la settima volta consecutiva i ballerini illusionisti più famosi del mondo, i Momix. Con uno spettacolo, “Alchemy”, presentato in anteprima mondiale a Ravenna il 5 febbraio con un grande successo di pubblico. Chi ha visto “Alchemy” ne parla già come di una conferma: con il loro intrigante mix di corpi che s’intrecciano e sfidano la forza di gravità i Momix riescono ancora una volta a creare un mondo altro, coinvolgendo gli spettatori in un sogno ad occhi aperti che li fa tornare bambini. La mente del gioco è sempre lui, il fondatore dei Momix, l’eclettico Moses Pendleton: coreografo, ballerino, fotografo, membro dell’intellighenzia americana che crede in un Obama alchimista, come ci racconta in questa intervista.

I Momix sentono la crisi?

«I nostri spettacoli - risponde Pendleton - sono un antidoto alla depressione, li raccomando come una medicina. Certo che sentiamo la crisi: la affrontiamo ogni giorno, con tutti i problemi che comporta. In Spagna abbiamo dovuto cancellare il tour a causa della crisi economica. In Italia funzioniamo: abbiamo il vantaggio di non essere così costosi come l’Opera. A Ravenna e a Bari abbiamo fatto sold out, non era possibile trovare un biglietto già a partire da due mesi prima dello spettacolo e credo che anche a Trieste stia andando bene».

Nel suo Paese Obama è stato eletto per la seconda volta. Quali sono i problemi su cui dovrà concentrarsi?

«Obama, che io sostengo con convinzione, dovrà essere anche lui un alchimista: il suo più grosso problema è quello di mettere d’accordo due partiti, Democratici e Repubblicani, che con i loro disaccordi tengono il Paese paralizzato. Gli americani sono molto arrabbiati per questa situazione di stallo totale, in cui è impossibile prendere delle decisioni per il Paese. E a molti continua a non andar giù che il presidente degli Stati Uniti sia un nero. Forse è proprio questo sistema, con due partiti e un unico presidente che andrebbe cambiato».

In Italia i media riportano continuamente notizie di uccisioni di massa negli Stati Uniti. Cosa pensa della proposta di modificare il secondo emendamento?

«Quella legge è stata fatta tantissimo tempo fa e in un contesto completamente diverso, per proteggere gli americani dagli inglesi. Sicuramente le persone hanno diritto di difendersi, ma non di possedere armi d’assalto. Non c’è nessuna ragione per venderne di così potenti. E c’è un secondo elemento che va considerato, perché non è la pistola che ti uccide, ma la persona impazzita che la impugna. Non si possono vietare le armi in toto, ma bisogna regolamentare e controllare molto di più la vendita. Viviamo in un periodo di forte crisi, che i suoi spettacoli aiutano a dimenticare».

Nella sua lunga carriera lei ha creato di tutto per gli spettacoli dei Momix. Rispetto ai suoi ultimi lavori qual è la particolarità del suo nuovo spettacolo, Alchemy?

«Alchemy è una sorta di prosecuzione naturale dei miei precedenti lavori: dal mondo delle piante di Bothanica sono passato con “Alchemy” al mondo dei minerali. Gli spettacoli precedenti parlavano del mutamento delle quattro stagioni, mentre qui il numero quattro si collega al dinamismo alchemico dei quattro elementi: fuoco in primis, e poi acqua, terra ed aria, che in un continuo gioco di trasformazioni alla fine diventano oro».

Da dove trae ispirazione per i suoi spettacoli? Come si svolge il suo processo creativo?

«La natura è l’elemento d’ispirazione costante per tutti i miei lavori. Amo proporre enigmi e la loro naturale risoluzione, partendo in origine dagli elementi naturali che mi circondano. Vivo in un luogo che aiuta la mia ispirazione: una casa nel Connecticut che è anche il mio studio. È una casa che ha più di cento anni, con 22 stanze, come un vecchio hotel di campagna. È posta in cima a un’alta collina, sempre illuminata dal sole. L’abbiamo lasciata come l’abbiamo trovata, senza ristrutturarla, quindi vivendo tra quelle mura si ha come la sensazione di vivere nel passato».

I suoi fan dicono che lei è un mago. Si riconosce in questa descrizione?

«Di certo percepisco la vita e l’energia nel mondo. Se osservata attentamente la vita è davvero misteriosa e io continuo ad esserne incuriosito. Non so se sono davvero un mago, ma sento la magia della vita, ne amo la confusione visiva. Più riesci ad avvicinarti all’inconscio più ti avvicini alla realtà. La fantasia, il sogno, sono reali, perché è la nostra mente a concepirli. Una parte essenziale del mio lavoro è allenare il cervello, come se fosse un muscolo, a sognare».

Lei parla della mente e del corpo come di muscoli. Ma nei suoi spettacoli c’è corpo, mente e anima. Cos’è per lei l’anima?

«Spero che alla fine ci sia l’anima… L’anima di un ballerino è il fuoco che ti brucia dentro, un segreto che dobbiamo esplorare. Il mondo è vibrazione ed energia. Gli show dei Momix vogliono trasmettere proprio questa vibrazione positiva, che se viene percepita fa sì che poi all’uscita dal teatro gli spettatori se ne vadano a passo leggero, quasi in assenza di gravità. Il mondo dei Momix consente una piccola fuga da questa realtà ed è importante che nella vita ci si prenda una pausa».

La sua compagna lavora insieme a lei, e a volte anche sua figlia. Cosa si prova a lavorare insieme alla propria famiglia?

«Mia figlia Elisabeth è una ballerina del balletto dell’Opera di Montecarlo. La mia compagnia, Cinthia Quinn è anche lei ballerina e mia assistente. Lavoriamo insieme ogni giorno e andiamo in scena insieme. Condividiamo la stessa passione e questa è da sempre un’ottima occasione per conoscerci meglio. Il lavoro per me è tutto, e lavorare insieme mantiene la famiglia unita».

L’ironia è un elemento essenziale dei suoi spettacoli.

«L’ironia ti dà la giusta distanza. Il mondo è già abbastanza serio di suo, gli ci vorrebbe un po’ d’ironia in più. È uno strumento di liberazione. C’è questa leggerezza, nell’ironia, che trovo importantissima: sto con Calvino, che nelle sue Lezioni Americane elogia la leggerezza, che consente di spaziare velocemente da una cosa all’altra, aiuta l’energia a scorrere attraverso il “gioco di parole” (in italiano, ndr)».

Allora conosce qualche parola in italiano…

«Molto poche in realtà: solo “caffè doppio con latte caldo a parte”, queste parole le conosco molto bene. E anche “bunga bunga”».

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