La maga delle treccine venuta dal Camerun che trasforma le clienti con extension e colori

la storia
La chiamano la “regina delle treccine” perché nel suo salone di via Schiapparelli si occupa ogni giorno di curare i capelli di tante donne, con originalità e passione. Priscilla Afukuuh, 37 anni, è nata in Camerun ed è arrivata a Trieste 14 anni fa per frequentare l’università, poi ha lasciato gli studi per dedicarsi esclusivamente al lavoro. Nel frattempo ha costruito in Italia la sua famiglia, con il marito e due figli, è riuscita ad aumentare costantemente il numero delle sue clienti, che la seguono con affetto e alle quali spesso racconta la sua storia.
Priscilla muove rapidamente le mani attorno alle acconciature di una donna e intanto torna indietro nel tempo, fermandosi ogni tanto a pensare al percorso che l’ha portata a Trieste. «Nel mio Paese ho imparato l’italiano e ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Economia qui – ricorda – avevo già 24 anni quando mi sono trasferita e avevo bisogno subito di trovare un impegno per mantenermi, quindi ho iniziato in un salone. Poi la mia attenzione verso i capelli è prevalsa su tutto, ho abbandonato i libri, per concentrarmi su quella che è diventata un’attività tutta mia».
Priscilla ricorda ancora il primo impatto con la città e come l’ha vista cambiare nel corso degli anni. «Ho scelto Trieste perché ci vivevano già alcuni cugini, e si trovavano bene, e poi c’è il mare. La città mi è sembrata stupenda fin da subito, forse non così aperta come pensavamo fosse, essendo una zona di confine, ma ho apprezzato e tuttora amo la tranquillità e la sua bellezza. Ricordo che uno dei primi aspetti che mi hanno stupito sono stati i palazzi, nel mio paese le case sono piccole ma soprattutto c’è un rapporto di amicizia con le persone che abitano nelle vicinanze. Ci si conosce tutti, ci si aiuta, si parla, si condivide. Qui mi sembrava strano che con il vicino di casa a malapena scappava un saluto. Ma è una questione di abitudini diverse, la gente con me è sempre stata comunque gentile e cordiale e con il tempo ho stretto tante amicizie».
Molte sono nate proprio all’interno del salone, chiacchierando tra extension e treccine. «Si parla di qualsiasi cosa, perché tra donne o tra mamme non cambia il colore della pelle o la provenienza, siamo tutte uguali, con gli stessi problemi, gli stessi bisogni, gli stessi argomenti. È uno dei motivi per cui amo tanto questo lavoro. In più mi emoziono quando, ad esempio, arriva una persona che ha pochi capelli, quando riesco a rinfoltire la sua chioma, si guarda allo specchio e piange perché si rivede bella, è una sensazione meravigliosa».
Un passatempo iniziato da ragazzina quello di Priscilla, diventato poi un impegno a tempo pieno solo in Italia. «Ho cominciato in Camerun a 17 anni, perché trattare i capelli in questo modo fa parte della nostra cultura, poi pensavo fosse giusto prendere una laurea, continuare a studiare, per provare a ottenere un titolo di studio. Per qualche anno ho alternato università e lavoro e pensavo che quella fosse la strada giusta. Ad un certo punto però mi sono resa conto che dovevo sfruttare quello che già avevo. In particolare ho avuto paura di non riuscire a trovare lavoro dopo la fine del corso di Economia. Volevo costruirmi una famiglia, ero partita dal Camerun tardi e iniziando l’università a 24 anni avrei finito di sicuro dopo i miei coetanei. A quel punto, forse, trovare un’occupazione inerente agli studi sarebbe stato più difficile. Ho scelto quindi di puntare su quello che già sapevo fare bene, e che veniva apprezzato. Due anni e mezzo fa ho aperto il mio salone e sono felice, molto soddisfatta. Nei miei confronti – aggiunge – non vedo diffidenza, noto più curiosità. Spesso le persone fanno tantissime domande, da dove arrivo, come mai sono venuta qui, rispondo senza problemi e racconto la mia storia. È capitato pure qualcuno che mi ha chiesto quando me ne vado, forse un po’ per provocazione».
La clientela è soprattutto italiana, donne che vengono per “allungare” i propri capelli. «Direi il 98% triestine – spiega – la maggior parte viene qui per le extension, alcune anche per altri servizi, mi fa piacere che mi chiamino la “regina delle treccine”, perché vuol dire che faccio bene il mio lavoro. È bello sentir parlare di te in modo positivo. Ci metto davvero tanta passione, e credo che si veda, penso che le mie clienti se ne rendano conto. E poi è fantastico trasformare le donne, renderle felici».
Priscilla è contenta, si sente ormai italiana, ma la nostalgia di casa ogni tanto riaffiora. «Mi mancano i profumi, il cibo e soprattutto la famiglia, vivono ancora lì mia madre e i miei fratelli, ogni tanto ci torno ma ovviamente non è facile. Ma la vita qui è comunque bella, rispetto ad altre città italiane che ho visitato, Trieste ti regala una sensazione di serenità, anche se è un po’ diversa da quando sono arrivata la prima volta. Sento un po’ di rabbia della gente verso gli stranieri, che un tempo non percepivo. Questo mi ha fatto riflettere su ciò che vorrei per il mio futuro. Per quanto mi riguarda spesso penso che prima o poi tornerò in Camerun, d’altra parte è la mia terra, ci sono molto affezionata ed è completamente diversa dall’Italia, ma sono anche consapevole che qui ho creato la mia famiglia e quindi non so cosa mi riserveranno i prossimi anni, credo che se Trieste resterà un luogo dove mi sento a mio agio, non mi muoverò».
Qualche anno fa Priscilla ha avuto due bimbi con il compagno, anche lui del Camerun, arrivato a Trieste nel 2011. «I bambini vanno a scuola e sono integrati, si divertono, fanno tutto insieme ai loro coetanei, sono felici, gioiosi, sento la città come la loro casa, ma ci tengo a spiegare che hanno origini diverse dagli altri, perché voglio che sappiano da dove arriva la loro famiglia e che conoscano la nostra cultura. A casa si parla italiano e inglese, perché siamo bilingui, si mangiano piatti italiani e del Camerun, insomma c’è un bel mix. Io resto ancora molto legata alle tradizioni della mia terra, ma mi piacciono anche i sapori che ho imparato ad assaggiare qui, ad esempio adoro le fave dolci. I miei figli amano tutto della città, sono nati e cresciuti qui e mi dicono sempre “mamma, noi siamo triestini”». –
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