La madre di Lisini: «Ora emerge la verità»

Mafalda Orel: «Massimiliano e Alessandro sono stati uccisi. Vivo per avere giustizia per i miei figli»

«Continuo a ripeterlo, ciò che rimane della mia vita è solo per fare giustizia, per dare pace ai miei figli. Me li hanno uccisi, tutti e due. In modi e circostanze diverse. Entrambi sono stati coinvolti in raggiri più grandi di loro».

Mafalda Orel, madre di Alessandro e Massimiliano Lisini, è un fiume in piena. Il dolore permea in modo evidente toni e parole. La donna insiste: «Voglio che venga fuori la verità. Ciò di cui sono convinta è che mio figlio sia stato ucciso e poi abbandonato nell’auto a Monte Grisa. Nel suo appartamento giaceva morta Andrea Dittmerova: ce l’hanno portata, quando mio figlio Massimiliano era ormai esanime nella sua vettura. Era una brava ragazza. L’hanno fatta venire in Italia con l’inganno. Le fecero firmare delle carte. Così come è accaduto per Massimiliano: firmò con l’inganno. Poi scoprii che il mio negozio era stato venduto da terze persone. Sono certa, tutto è stato premeditato».

Insomma, per mamma Mafalda quel giorno del 15 luglio 2007 le cose andarono in un altro modo. I conti non le tornano, per lei è stato tutt’altro che un omicidio-suicidio. «Quella sera - racconta in lacrime la donna - Massimiliano doveva venirmi a trovare, doveva venire a mangiare l’anguria. Nel pomeriggio era in spiaggia. Massimiliano era un ragazzo d’oro, credeva nel prossimo, aveva fiducia. In Slovenia rischiò la vita: voleva aiutare una ragazza moldava, che volevano far prostituire. Allora s’era salvato per un pelo...». Lo stesso slancio altruistico, sostiene Mafalda, aveva avvicinato Massimiliano ad Andrea. «Era una brava ragazza. Mi ero messa in contatto con i suoi genitori, spiegai loro che le cose non erano andate come le facevano apparire. Mio figlio non l’aveva uccisa. Dissi loro: “Sto morendo di dolore, aiutatemi, insieme lotteremo per fare giustizia su quanto è accaduto”».

Altra storia per l’altro figlio, Alessandro, deceduto poco meno di due anni prima, il 28 aprile 2005. Trovato impiccato nella villetta di viale Cosulich, a Monfalcone. «Come poteva essersi suicidato, se le ginocchia toccavano il muretto e se aveva un buco alla testa? Aveva la pelle come un neonato... in quella casa è successo qualcosa. Era appena arrivato da Milano, dove lavorava come rappresentante, quattro giorni prima. “Mamma”, mi aveva spiegato al telefono, vengo a Monfalcone perché devo sistemare una cosuccia...”».

La signora Mafalda ne è convinta: «Anche Alessandro è stato ucciso, era stato minacciato. Vittima, anche lui, di sporchi raggiri... ».

Mafalda Orel continua a giurare giustizia per i suoi due figli: «Le indagini sono in corso, grazie a Dio non c’è stata archiviazione per la morte di Massimiliano. Forse anche per Alessandro si farà luce. Mi sono affidata a un bravo legale, l’avvocato Giovanni Di Lullo, sta lavorando veramente bene, così come l’avvocato Luciano Sampietro che sta seguendo la madre di Andrea». Ieri s’è recata in cimitero, a Trieste: ha portato fiori freschi per Massimiliano, è rimasta a lungo a “parlare con lui”: «Per me è come se fossimo ancora una famiglia, i miei due figli e mio marito, che ho perso vent’anni fa».

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