La Luci costruzioni ha gettato la spugna

«Non ce la facevamo più», spiega l’amministratore Miniussi. Presentata l’istanza di fallimento, curatore l’assessore Montesano
Di Corrado Barbacini
Silvano Trieste 27/03/09 Ex Ospedale Militare
Silvano Trieste 27/03/09 Ex Ospedale Militare

La Luci costruzioni ha gettato la spugna e ha presentato l’istanza di fallimento in proprio. Una scelta obbligata necessaria di fronte a quello che è stato definito un incontrollabile indebitamento. «Non ce la facevamo più. Abbiamo dovuto cedere», ha ammesso sconfortato l’amministratore Roberto Miniussi. È successo venerdì mattina e ieri il giudice Giovanni Sansone ha nominato curatore della società il commercialista Matteo Montesano (ora anche assessore comunale al bilancio). Il quale già nei prossimi giorni comincerà ad esaminare il corposo fascicolo e definire l’entità dell’indebitamento della Luci costruzioni e contestualmente anche individuare i beni di quella che è stata una tra le più importanti aziende edili di Trieste, ma anche della regione.

Ma Montesano dovrà contestualmente anche trovare le migliori soluzioni per ultimare i cantieri ancora in corso. Il più importante in cui è indirettamente coinvolta la Luci Costruzioni è quello dell’ex ospedale militare di via Fabio Severo. Di cui tra i titolari del contratto c’è proprio la Luci costruzioni che è rimasta dopo l’uscita della Coop 3 di Monfalcone a sua volta in difficoltà. Lo scorso mercoledì, prima di portare i libri in tribunale, sono stati affittati due cantieri alla Riccesi.

Quello che si è definito rappresenta fin troppo bene la gravissima crisi del comparto dell’edilizia a Trieste. Gli investimenti da parte pubblica e privata sono infatti rovinosamente crollati. Basti pensare che dal 2008 in provincia hanno chiuso 70 imprese e solo 29 nello scorso anno e 700 operai hanno perso il lavoro. Basta vedere i dati della Cassa edile: dai 2789 lavoratori del 2008 si è scesi ai 1959 del 2012. Tra il 2008 e 2010, gli investimenti nel settore sono scesi del 18 per cento per colpa della timidezza della domanda privata.

E ora l’epidemia si è ulteriormente allargata con l’annunciato crac della Luci costruzioni. I prodromi del terremoto finanziario si erano già visti nello scorso dicembre. La Socredil (Società costruzioni restauri edilizia Srl) che ha sede in via Ressel, ha gettato la spugna. L’amministratore unico dell’azienda Alessandro Luci, aveva chiesto al Tribunale di essere ammesso al preconcordato. L’operazione finanziaria approntata da un gruppo di professionisti aveva previsto di realizzare un attivo di circa 3 milioni di euro. Se per un verso alcune offerte sono state garantite da fidejussioni, per l’ altro bisogna ricordare che il terremoto che ha costretto l'amministratore Alessandro Luci a chiedere il concordato preventivo era stato innescato dal rifiuto della Cassa di risparmio del Fvg relativo alla precedente proposta del piano di ristrutturazione. Tale rifiuto aveva appunto costretto l'amministratore a scegliere la via giudiziaria per chiudere la partita relativa alla Socredil.

Attualmente la società è concessa in affitto di azienda alla Vince Srl che fa riferimento al gruppo Zorutti. Appena due anni fa la Socredil era salita alla ribalta per aver vinto all'asta villa Maria in vicolo Scaglioni 13 l’immenso parco che in passato aveva ispirato in passato le tavole del pittore Piero Marussig. Nella busta depositata negli uffici di piazza Unità la Socredil , con sede in via Ressel a San Dorligo, aveva offerto 601mila euro. Il prezzo base per Villa Maria era stato di 514mila euro. Prima dell'alienazione Villa Maria era rientrata in un project financing che doveva trasformare l'immobile in un asilo. La giunta Dipiazza aveva però bocciato questa soluzione proprio per la conformità della zona: secondo la relazione tecnica vicolo Scaglioni è una strada in pendenza troppo stretta per accogliere, oltre a quelle dei residenti, il flusso di altre automobili. La bocciatura del project financing aveva così aperto la strada dell'alienazione di un immobile.

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