La lotta degli speleosub contro l’essiccazione del lago

DOBERDÒ. È scattato nella mattinata di ieri, lunedì 8 luglio, il terzo tracciamento delle acque del lago di Doberdò. Questa volta, però, la fluorescina non è stata immessa in superficie, ma in profondità con un’operazione mai effettuata prima e che ha visto come attori fondamentali gli speleosub.
L’iniziativa, realizzata assieme da Dipartimento di matematica e geoscienze dell’Università di Trieste, speleologi isontini, triestini e sloveni, Regione, Comune di Doberdò, è, come le precedenti, indispensabile per capire dove defluiscano le acque e quindi mettere a punto le strategie utili a evitare il progressivo impaludamento del lago carsico.
A differenza dei due precedenti tracciamenti, effettuati a maggio e settembre del 2018, la fluorescina, in tutto 990 grammi, è stata appunto immessa sul fondale del terzo inghiottitoio, nella zona sudorientale del lago, dove si apre una grotta, accatastata dal Servizio geologico regionale.
A effettuarla, alle 8.05 di ieri, dopo alcune esplorazioni preventive nelle scorse settimane, fondamentali per comprendere se la manovra fosse possibile, Duilio Cobol con il supporto di altri due speleosub, Pietro Spirito ed Ernesto Giurgevic. Ridottasi in modo netto la quantità d’acqua presente nel lago da giugno, l’immersionesi è svolta in condizioni d’acqua molto torbida. La fluorescina, stando a quanto riferito, è stata però assorbita velocemente.
Sono quindi partiti già nella giornata di ieri i campionamento di una serie di punti “a valle” dell’inghiottitoio, nelle grotte Andrea, di Comarie e Skalovo (quest’ultima in Slovenia) e poi a Pietrarossa, vicino al ponte dell’A4, Sablici, Moschenizze, Sardos e nel terzo ramo del Timavo. Il tempo di passaggio e le concentrazioni di fluorescina serviranno per comprendere i percorsi sotterranei dell’acqua del lago, dove si pensa intanto di intervenire con delle mini dighe agli inghiottitoi.
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