La Libreria Triestina muore nell’indifferenza della comunità slovena

Arrivate le lettere di licenziamento alle tre dipendenti L’avvocato Skerk: «Intanto la casta incassa 682mila euro»
Di Fabio Dorigo
Foto Bruni 19.02.14 Via S.Francesco:chiude la libreria Slovena
Foto Bruni 19.02.14 Via S.Francesco:chiude la libreria Slovena

Le tre lettere di licenziamento sono appese dietro la cassa tra i ritagli dei giornali che annunciano la messa in liquidazione dalla Libreria Triestina - Tržaška Knjigarna di via San Francesco 20 dopo quasi 60 anni di vita. La libreria degli sloveni, l’unica esistente, aveva aperto i battenti nel dicembre 1955. Un’istituzione per i libri in lingua slovena ma anche per le carte topografiche e le guide turistiche del Carso e della Slovenia. E ieri si è tenuto l’ultimo “Caffè con il libro”. Offerto a tutti presenti dalla direttrice Ilde Košuta. E toccato al giornalista Igor Pirkovic l’ultimo appuntamento con gli autori della libreria che cesserà a fine marzo. La filiale di Opicina (via di Prosecco 13), aperta tre anni fa, chiude u n mese prima, a fine febbraio. La direttrice non ha molta voglia di parlare. «È meglio non dica nulla. Ne ho viste tante qua dentro, ma come questa volta mai» racconta Košuta. Una delle tre lettere di licenziamento è la sua, dopo 22 anni di attività libraria, 17 all’inizio e poi gli ultimi 5 alla Libreria Triestina - Tržaška Knjigarna. Scaricate senza troppi complimenti dalla proprietà, la Società finanziaria Adriatica, il cui amministratore unico, Boris Siega, è anche il liquidatore della Libreria Triestina.

«Siamo in strada. A loro non importa nulla delle persone» aggiunge la direttrice. A perdere il lavoro ci sono anche Sanja Hrvati›, assunta due anni fa, e Ivana Ter›on, assunta tre anni fa all’apertura della sede Opicina. Duecentomila il debito accumulato dalla Libreria Trieste nel corso di 60 anni (50 mila solo nel 20132). L’allarme fu lanciato nel giugno scorso con una maratona letteraria che voleva sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni della comunità slovena per evitare la chiusura. Ma, al di la degli attestati di stima e delle promesse, non è successo nulla di concreto. La Società finanziaria Adriatica, che è anche proprietaria dell’immobile di via San Francesco, ha deciso di mollare preso atto dell’indifferenza delle sue istituzioni di riferimento della comunità, la Skgz (l’Unione culturale economica slovena), matrice laica e di sinistra che ha sede in via San Francesco (proprio sopra la Libreria Triestina) e l’Sso (la confederaizzione delle organizzazioni slovene) di matrice cattolica che ha sede in via Donizzetti. Una forma di cannibalismo all’interno della minoranza che avrà come risultato la perdita della Libreria Triestina. E, non si tratta, solo di una questione di soldi. Le due organizzazioni incassano milioni dalla Repubblica italiana e da quella slovena. I 200 mila euro di passivo della Libreria triestina sono spiccioli rispetto ai soldi incamerati dalle presidenze della due società, Rudi Pavši› (Skgz) e Drago Štoka (Sso).«Per l’anno 2013, i vertiti, ciè la “casta slovena” della Skgz e della Sso, sì è fatta assegnare il ben sostanzioso importo di 682mila euro, richiedendo inoltre, con congiunta richiesta, di privilegiare i burocrati di talune organizzazioni avventi sedi dispendiose a Trieste e Gorizia, lasciando quasi all’asciutto il volontariato e gli operatori del territorio» denuncia l’avvocato Giuseppe Skerk, ex consigliere regionale e padre fondatore dell’Unione slovena. Di questi oltre 300mila arrivano dalla Regione Fvg. «Sono bravi a fare i finti poveri, a piangere il morto, ma poi lasciano morire la Libreria Triestina» aggiunge Skerk che alla denuncia allega documenti sulla grande spartizione slovena del fiume denaro che arriva da Roma e da Lubiana. «Una vera casta - denuncia l’avvocato che da solo tiene in vita il centro d’arte e cultura di Ternova Piccola - che non fa gli interessi della Comunità slovena».

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